Libri di A. Piccato
La piazza e la torre. Le reti, le gerarchie e la lotta per il potere. Una storia globale
Niall Ferguson
Libro: Copertina rigida
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: 589
Ispirata dalla plastica contrapposizione fra la Torre del Mangia e la Piazza del Campo a Siena, potente metafora urbanistica delle due forme antitetiche in cui si è incarnato il potere nella società umana - quella verticale e centralistica delle strutture gerarchiche e quella orizzontale e distribuita delle reti -, la rilettura dell'età moderna e contemporanea proposta da Niall Ferguson è intesa a restituire al modello organizzativo «reticolare» quel valore di forza propulsiva del cambiamento che gli storici hanno a lungo misconosciuto o, comunque, sottovalutato. Pur prendendo nettamente le distanze dai teorici della cospirazione, che attribuiscono a élite e sette segrete (i massoni, gli Illuminati, i banchieri ebrei) il ruolo di effettivi manovratori delle leve del potere, Ferguson mostra come la storia umana sia caratterizzata dall'alternarsi di lunghe epoche segnate dal predominio delle gerarchie e di periodi più brevi, ma straordinariamente intensi e dinamici, di egemonia delle reti, favorite anche da radicali innovazioni tecnologiche. Guardando poi all'epoca moderna, l'autore considera più da vicino le due grandi «ere delle reti»: i tre secoli che dall'invenzione della stampa, dalle importanti scoperte geografiche e dalla Riforma sono culminati nel crollo dell'ancien régime a fine Settecento, e gli ultimi cinquant'anni che, a partire dagli anni Settanta del Novecento, hanno visto l'impetuosa espansione della tecnologia digitale e la rapida diffusione delle reti sociali odierne, che hanno letteralmente rivoluzionato la vita di gran parte dell'umanità. Ma al riconoscimento e alla rivalutazione del ruolo delle reti nella storia Ferguson associa, contestualmente, una sferzante critica dell'utopia libertaria di «netizen» liberi e uguali nell'ultrademocratico e paritario regime del web, che gli appare caratterizzato piuttosto dagli eccessi di violenza sui social e dall'estrema vulnerabilità a ogni tipo di propaganda, compresa quella terroristica, e a ogni forma di «fake news». Al punto che, per lui, solo il modello gerarchico può garantire un qualche principio di stabilità geopolitica perché «la lezione della storia è che affidarsi alle reti per governare il mondo è una ricetta perfetta per l'anarchia».
Lezioni di strategia
John Lewis Gaddis
Libro: Copertina rigida
editore: Mondadori
anno edizione: 2019
pagine: 360
Esistono criteri strategici generali in grado di assicurare la vittoria nella guerra contro i nemici, oppure nella lotta contro un avversario politico? O che, semplicemente, possano garantire maggiori probabilità di successo quando si devono affrontare e risolvere situazioni critiche? John Lewis Gaddis, storico della guerra fredda e autorevole esperto di politica internazionale, risponde a questi interrogativi traendo spunto da un enigmatico frammento del poeta greco Archiloco: «La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande». In un serrato confronto sia con i classici della storiografia (da Erodoto a Tucidide), del pensiero strategico (da Clausewitz a Sun Tzu) e del pensiero politico (da Machiavelli a Isaiah Berlin), sia con le opere di sant'Agostino e l'immortale "Guerra e pace" di Tolstoj, per citare solo alcune delle sue numerose fonti, Gaddis rivisita eventi e snodi epocali della storia dell'Occidente per mostrare gli esiti felici, o viceversa fallimentari, delle diverse scelte strategiche adottate dai protagonisti. Dal disastroso progetto d'invasione della Grecia del «re dei re» persiano Serse alle drammatiche contorsioni della guerra del Peloponneso, dalla sorprendente edificazione dell'impero romano a opera di Ottaviano Augusto alla sagacia con cui Elisabetta I seppe resistere all'Invincibile Armada facendo dell'Inghilterra la regina dei mari, dalla disfatta di Napoleone in Russia all'abilità dei più grandi presidenti americani (Abraham Lincoln, Woodrow Wilson e Franklin D. Roosevelt): la lezione che se ne può trarre è la ricorrente supremazia di chi ha saputo «combinare il senso di direzione tipico del riccio e la sensibilità per l'ambiente circostante tipica della volpe», ovvero la superiorità di una visione strategica attenta ai vari aspetti della congiuntura, alla peculiarità del terreno d'azione e al bilanciamento di mezzi e fini, e più incline alla flessibilità che alla dogmatica aderenza al piano originario e all'imperativo di realizzare, sempre e comunque, l'obiettivo prestabilito.
La seconda guerra mondiale. Come è stato combattuto e vinto il primo conflitto globale
Victor Davis Hanson
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2023
pagine: 792
La seconda guerra mondiale ha causato circa sessanta milioni di morti. Dall'invasione della Polonia fino alla resa ufficiale del Giappone, passando per l'assedio di Leningrado, i bombardamenti sulle città tedesche, gli orrori della Shoah e l'apocalisse di Hiroshima e Nagasaki, ogni giorno in media hanno perso la vita ventisettemila persone. Ma com'è stato possibile che Paesi non troppo diversi per cultura, tradizione militare e sviluppo economico si siano trovati nella condizione di sacrificare milioni di vite, mobilitando risorse e tecnologie per produrre micidiali strumenti di morte e distruzione? Come mai un conflitto iniziato in Europa ha avuto una escalation letale, che l'ha portato ad assumere una dimensione globale? A oltre settant'anni di distanza, sembra ancora difficile rispondere in maniera soddisfacente a queste domande. In questo libro Hanson cerca di dare il proprio contributo a un dibattito che non è soltanto storiografico, ma anche e soprattutto morale. Muovendo la propria indagine dalle cause del conflitto - che, come rammenta, ricadono esclusivamente sulle spalle del nazifascismo - Hanson ne ripercorre le tappe cruciali, concentrandosi sulle battaglie decisive, sugli armamenti sempre più letali, sull'efficacia dei metodi di combattimento, sugli errori e i successi strategici dei comandi supremi, sul ruolo della popolazione civile e dei lavoratori coatti. Ma anche sulla forza economica e la capacità produttiva delle potenze coinvolte, sul peso alla fine risolutivo dell'industria e della ricerca tecnologica. E soprattutto sugli uomini - dai leader ai soldati schierati in prima linea -, su quanti volevano asservire il mondo alle ideologie assassine e alla logica dei campi di sterminio e su quelli che invece vi si opposero. Alla fine, però, un dubbio rimane: forse quei sessanta milioni di morti avrebbero potuto essere evitati se in molti non avessero distolto lo sguardo di fronte alla minaccia nazifascista. Un dubbio che il nostro tempo ci impone di sciogliere.
Catastrofi. Lezioni di storia per l'Occidente
Niall Ferguson
Libro: Copertina rigida
editore: Mondadori
anno edizione: 2021
pagine: 516
Le catastrofi sono per loro stessa natura difficili da prevedere. Le pandemie, così come i terremoti, gli incendi, le crisi finanziarie e le guerre, non seguono una distribuzione di tipo statistico e non è possibile individuare cicli che aiutino ad anticipare il prossimo disastro. Ma quando se ne verifica uno, la società contemporanea dovrebbe essere meglio preparata ad affrontarlo di quanto lo fossero i romani davanti all'eruzione del Vesuvio o l'Europa medievale alle prese con la peste nera. Eppure, le risposte di un certo numero di paesi sviluppati, compresi gli Stati Uniti, a un nuovo agente patogeno proveniente dalla Cina sono state confuse e abborracciate. Come mai? La risposta più facile, sostiene Niall Ferguson, è addossare la colpa a una cattiva leadership, unita spesso a incompetenza o addirittura negligenza nel campo della preparazione ai disastri e dell'attenuazione della loro gravità. Ed è vero che le attuali classi politiche, in ogni parte del mondo, soffrono di una cronica incapacità di far tesoro del passato, mancano di immaginazione, tendono a combattere solo la guerra o la crisi più recente, a sottovalutare le minacce o a procrastinare, in attesa di una certezza che non arriva mai. Ma non tutti i fallimenti sono attribuibili soltanto al sistema di governo: spesso, l'anello debole della catena si trova a un livello più basso della gerarchia organizzativa, nell'ottusità della burocrazia e anche nel comportamento dei cittadini comuni. Che cosa spinge, allora, alcune persone a reagire in modo razionale a una nuova minaccia, altre ad agire passivamente come semplici spettatori e altre ancora al negazionismo o alla rivolta? Che cosa porta una moltitudine a passare da un comportamento assennato alla follia? Ripercorrendo devastanti catastrofi che hanno colpito l'umanità nei secoli, e soprattutto esaminando l'atteggiamento di governanti e popoli di fronte a tali eventi, Ferguson si propone di rispondere a queste domande. Perché sono tante le lezioni che l'Occidente ha urgente bisogno di imparare dalla storia se vuole evitare il destino di un declino irreversibile.
Nessuno può vedere Dio. Il destino comune di atei e credenti
Michael Novak
Libro: Libro in brossura
editore: Fondazione Liberal
anno edizione: 2010
pagine: 358
Il XXI secolo appartiene alla Cina? Conversazione sul futuro del mondo
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2012
pagine: 93
L'impetuosa, straordinaria crescita economica della Cina e gli evidenti segni di declino dell'Occidente, investito da una crisi - non solo finanziaria - che sembra irreversibile, sono senz'altro i due fatti più rilevanti dell'inizio del Terzo millennio. Ma questo significa, automaticamente, che sarà la Cina la potenza dominante del XXI secolo? E, in caso di risposta affermativa, a quali equilibri porterà il nuovo scenario internazionale? Quali conseguenze avrà sulle nostre vite? Su queste domande cruciali si sono confrontate e scontrate, in occasione del settimo Munk Debate tenutosi a Toronto il 17 giugno 2011, alcune delle menti più brillanti e competenti dell'odierno panorama culturale, dando vita a una vivace discussione in cui si sono delineati due schieramenti contrapposti. Da una parte, Henry Kissinger, Nobel per la pace e segretario di Stato americano sotto la presidenza Nixon, e Fareed Zakaria, opinionista e conduttore di un popolare e influente programma di politica internazionale sulla CNN, ritengono che la Cina sarà troppo impegnata a tenere a bada le tensioni interne e quelle con i Paesi limitrofi per poter diventare la potenza egemone a livello planetario. Un ruolo che la Cina non potrebbe ricoprire, secondo loro, anche perché priva dell'influenza culturale e del "soft power" necessari a esercitare una convincente supremazia. Dall'altra, invece, Niall Ferguson e David Daokui Li, economista e docente in varie università cinesi e statunitensi.
Il grido dei morti. La prima guerra mondiale: il più atroce conflitto di ogni tempo
Niall Ferguson
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2017
pagine: 590
Porta d'accesso al "secolo breve", guerra che avrebbe dovuto porre fine a tutte le guerre, "inutile strage": il primo conflitto mondiale fu una tragedia che costò la vita a oltre nove milioni di persone. La Grande guerra fu lo sbocco finale della corsa agli armamenti perseguita dalle principali potenze europee (in particolare dalla Germania), il frutto avvelenato dell'imperialismo. Ma davvero il Reich tedesco rappresentava una minaccia per l'ordine e la stabilità dell'Europa? Davvero si trattò di un conflitto inevitabile? A queste e altre domande risponde lo storico Niall Ferguson. Muovendosi in una interdisciplinare "terra di nessuno", confrontando dati economici e finanziari, rileggendo i testi dei "poeti di guerra", gli articoli dei principali quotidiani dell'epoca, come pure i libri di memorie o i documenti diplomatici, Ferguson fa piazza pulita di tanti miti e luoghi comuni e solleva questioni cruciali che intaccano alla radice la nostra percezione e conoscenza della prima guerra mondiale: è vero che l'opinione pubblica accolse la guerra con entusiasmo? Chi vinse la pace, o meglio, a chi toccò di pagare il prezzo della guerra? E soprattutto: ne valse la pena? Alla fine "Il grido dei morti", nelle sue conclusioni, ci consegna un'unica, terribile verità: la prima guerra mondiale non fu soltanto una tragedia. Fu il più grave errore della storia moderna.
Occidente. Ascesa e crisi di una civiltà
Niall Ferguson
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2017
pagine: 425
Se nel 1411 fossimo stati in grado di circumnavigare il globo, saremmo rimasti abbagliati dallo splendore e dalla potenza della civiltà orientale: a Pechino si costruiva la Città Proibita; nel vicino Est, gli Ottomani stringevano d'assedio Costantinopoli. Nei regni di Aragona, Castiglia, Francia, Portogallo e Inghilterra, al contrario, avremmo trovato malattie, carestie e guerre interminabili. L'idea che l'Occidente sarebbe riuscito a dominare il resto del mondo sembrava un'ipotesi folle e assolutamente irrealizzabile. Eppure è ciò che accadde nei secoli successivi. Cosa ha permesso alla civiltà occidentale di trionfare sull'apparente superiorità degli imperi d'Oriente? La risposta, sostiene Niall Ferguson, è che l'Occidente seppe mettere a frutto sei strumenti assenti nella civiltà orientale: scienza, democrazia, medicina, concorrenza, consumismo ed etica lavorativa. E, oggi, la perdita del monopolio di questi strumenti porterebbe a un declino irreversibile del dominio occidentale. Occidente è un affascinante viaggio intorno al mondo che ripercorre la storia della nostra civiltà: dal Grande Canale della Cina al Palazzo Topkapi di Istanbul, da Machu Picchu alla Namibia. Ma è anche la storia di navigazioni, missili, vaccini e blue jeans. Il racconto definitivo della storia dell'Occidente in età moderna.
La seconda guerra mondiale. Come è stato combattuto e vinto il primo conflitto globale
Victor Davis Hanson
Libro: Copertina rigida
editore: Mondadori
anno edizione: 2019
pagine: 792
La seconda guerra mondiale ha causato circa sessanta milioni di morti. Dall'invasione della Polonia fino alla resa ufficiale del Giappone, passando per l'assedio di Leningrado, i bombardamenti sulle città tedesche, gli orrori della Shoah e l'apocalisse di Hiroshima e Nagasaki, ogni giorno in media hanno perso la vita ventisettemila persone. Ma com'è stato possibile che Paesi non troppo diversi per cultura, tradizione militare e sviluppo economico si siano trovati nella condizione di sacrificare milioni di vite, mobilitando risorse e tecnologie per produrre micidiali strumenti di morte e distruzione? Come mai un conflitto iniziato in Europa ha avuto una escalation letale, che l'ha portato ad assumere una dimensione globale? A oltre settant'anni di distanza, sembra ancora difficile rispondere in maniera soddisfacente a queste domande. In questo libro Hanson cerca di dare il proprio contributo a un dibattito che non è soltanto storiografico, ma anche e soprattutto morale. Muovendo la propria indagine dalle cause del conflitto - che, come rammenta, ricadono esclusivamente sulle spalle del nazifascismo - Hanson ne ripercorre le tappe cruciali, concentrandosi sulle battaglie decisive, sugli armamenti sempre più letali, sull'efficacia dei metodi di combattimento, sugli errori e i successi strategici dei comandi supremi, sul ruolo della popolazione civile e dei lavoratori coatti. Ma anche sulla forza economica e la capacità produttiva delle potenze coinvolte, sul peso alla fine risolutivo dell'industria e della ricerca tecnologica. E soprattutto sugli uomini - dai leader ai soldati schierati in prima linea -, su quanti volevano asservire il mondo alle ideologie assassine e alla logica dei campi di sterminio e su quelli che invece vi si opposero. Alla fine, però, un dubbio rimane: forse quei sessanta milioni di morti avrebbero potuto essere evitati se in molti non avessero distolto lo sguardo di fronte alla minaccia nazifascista. Un dubbio che il nostro tempo ci impone di sciogliere.
Occidente. Ascesa e crisi di una civiltà
Niall Ferguson
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2014
pagine: 426
Se nel 1411 fossimo stati in grado di circumnavigare il globo, saremmo rimasti abbagliati dallo splendore e dalla potenza della civiltà orientale: a Pechino si costruiva la Città Proibita; nel vicino Est, gli Ottomani stringevano d'assedio Costantinopoli. Nei regni di Aragona, Castiglia, Francia, Portogallo e Inghilterra, al contrario, avremmo trovato malattie, carestie e guerre interminabili. L'idea che l'Occidente sarebbe riuscito a dominare il resto del mondo sembrava un'ipotesi folle e assolutamente irrealizzabile. Eppure è ciò che accadde nei secoli successivi. Cosa ha permesso alla civiltà occidentale di trionfare sull'apparente superiorità degli imperi d'Oriente? La risposta, sostiene Niall Ferguson, è che l'Occidente seppe mettere a frutto sei strumenti assenti nella civiltà orientale: scienza, democrazia, medicina, concorrenza, consumismo ed etica lavorativa. E, oggi, la perdita del monopolio di questi strumenti porterebbe a un declino irreversibile del dominio occidentale. Occidente è un affascinante viaggio intorno al mondo che ripercorre la storia della nostra civiltà: dal Grande Canale della Cina al Palazzo Topkapi di Istanbul, da Machu Picchu alla Namibia. Ma è anche la storia di navigazioni, missili, vaccini e blue jeans. Il racconto definitivo della storia dell'Occidente in età moderna.
La quarta guerra mondiale. Come è incominciata, che cosa significa e perché dobbiamo vincerla
Norman Podhoretz
Libro: Libro in brossura
editore: Lindau
anno edizione: 2004
pagine: 160
"La strada sulla quale gli Stati Uniti si sono incamminati dopo l'11 settembre è la sola strada sicura. Mentre procediamo su di essa, sorgono questioni sulla sua giustezza e tali questioni sollevano richieste di ritiro dal campo di battaglia. Oggi dobbiamo combattere contro una forza assolutamente malvagia: l'islamismo radicale e gli stati che appoggiano, proteggono e finanziano il terrorismo. Questo nuovo nemico ci ha attaccato sul nostro territorio (cosa che né i nazisti né tantomeno l'Unione Sovietica erano mai riusciti a fare) e minaccia di colpirci di nuovo. Il suo obiettivo è la distruzione di tutto ciò per cui l'America ritiene giusto combattere" (Norman Podhoretz).
La democrazia degli altri. Perché la libertà non è un'invenzione dell'Occidente
Amartya K. Sen
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2005
pagine: 88
Le difficoltà incontrate dalla coalizione angloamericana nel secondo dopoguerra iracheno hanno portato alla ribalta il problema della possibilità di "esportare" forme di governo democratico, di matrice occidentale, in paesi che ne sono privi. Inserendosi in questo acceso dibattito Amartya Sen, premio Nobel 1998 per l'economia, illustra in queste pagine l'esistenza di secolari tradizioni democratiche in paesi attualmente oppressi da regimi totalitari, e invita a non commettere un ulteriore peccato di "imperialismo culturale": l'appropriazione indebita dell'idea di democrazia. Piuttosto, Amartya Sen ci suggerisce di esplorare e sviluppare quegli aspetti della democrazia che sono valori condivisi dalla storia dell'umanità intera.