Libri di Benedetta Aldinucci
Rime
Jacopo Cecchi
Libro: Libro in brossura
editore: Salerno Editrice
anno edizione: 2020
pagine: 180
L'identità e la produzione del notaio e rimatore fiorentino ser Jacopo Cecchi sono state per oltre quattro secoli indissolubilmente legate al nome di Dante Alighieri: consacrata sotto la paternità dantesca dalla stampa della 'Giuntina di rime antiche' del 1527, la fortunatissima canzone Morte, perch'io non trovo a cui mi doglia è rimasta legata al nome dell'Alighieri fino alla fine dell'Ottocento, in virtù di una lettura da parte della critica che la voleva tessera estravagante della Vita nuova, necessaria a "completare" un capitolo del libello — quello sulla infermità, morte e assunzione in cielo di Beatrice — avvertito come carente. Copisti ed editori di Dante hanno dunque inteso la canzone quale accorato planctus del sommo poeta cagionato dalla mortale malattia di Beatrice, al punto di oscurare l'identità del meno celebre rimatore fiorentino, riportato all'attenzione degli studi solo sul finire dell'Ottocento, allorché ha cominciato a delinearsi la fisionomia di un poeta minore, mediocre autore di rime amorose, ma abile imitatore di Dante e del Petrarca. Attivo nelle istituzioni fiorentine dal 1315-'26 al 1369, Jacopo Cecchi svolse l'incarico di ambasciatore per il Comune di Firenze e ricoprì l'ufficio di notaio della Signoria per il quartiere San Giovanni. Nel volume viene puntualmente ricostruita, grazie a nuove ricerche d'archivio, la sua identità storica, introduttiva all'edizione critica commentata del piccolo corpus rimico, che annovera, oltre alla canzone alla Morte, la canzone Lasso, ch'i' sono al mezzo della valle e il capitolo ternario O sconsolate a pianger l'aspra vita, ora per la prima volta proposto a stampa. Seguono in Appendice la canzone O Morte, che la vita schianti e snerbi (forse del Cecchi, se lo Jacobus de Florentia cui la assegna il ms. Paris, Bibliothèque nationale de France, n.a. 1745, coincide con il rimatore fiorentino) e l'anonimo rifacimento tardo quattrocentesco o cinquecentesco, Morte, da che convien pur ch'io mi doglia, testimone dell'ampia fortuna arrisa alla canzone Morte, perch'io non trovo. Ogni componimento, opportunamente inquadrato all'interno del panorama poetico coevo, è corredato di apparato giustificativo che consente di verificare le scelte testuali diffusamente discusse anche nella Nota ai testi; mentre il commento è a servizio della comprensione del testo e indica i riferimenti letterari che si sono reputati più probabili e certi.
Sull'alto spartiacque. Poesie scelte e inedite
Margherita Guidacci
Libro: Libro in brossura
editore: Interno Poesia Editore
anno edizione: 2024
pagine: 204
"Sull’alto spartiacque" di Margherita Guidacci offre un intenso e fedele percorso di lettura attraverso le diciassette raccolte poetiche pubblicate dalla poetessa e alcuni testi inediti già noti o mai finora portati alla luce. Da subito orientata verso una poesia dalla forte connotazione astratta e metafisica, lontana dall’ermetismo e pervasa da una costante tensione religiosa, Guidacci ha calato tale propensione anche nel racconto della propria sofferenza psichica, trasformando la narrazione di una penosa degenza in istituto psichiatrico nella rappresentazione di uno dei volti del doloroso destino dell’uomo. Similmente anche la poesia di occasione civile ha come chiave di lettura l’indole fratricida dell’umanità simboleggiata dal delitto originario di Caino. Persino le raccolte più propriamente votate alla riscoperta di un’intima felicità di affetti mai slegano l’esperienza terrena dalla consapevolezza della morte e dall’inquieta attesa di un’eternità consolatrice. La limpida e colta parola poetica di Margherita trova così forza nella coscienza della propria fragilità e si fa grido di profonda angoscia e ferma denuncia del male compiuto dagli uomini.
LIO - CM. Censimento dei manoscritti della lirica italiana delle origini (dai Siciliani a Dante). Volume Vol. 1
Libro
editore: Sismel
anno edizione: 2023
pagine: 262
Canzoniere
Dafnifilo
Libro: Libro rilegato
editore: Edizioni di Storia e Letteratura
anno edizione: 2023
pagine: 132
Una donna di nome Laura è al centro del canzoniere tràdito dal codice Guelferbitano 277.4 Extravagantes della Biblioteca Augusta di Wolfenbüttel (sec. XV, ultimo quarto), intestato a un anonimo autore - linguisticamente localizzabile in area Veneta - che si sottoscrive con lo pseudonimo di Dafnifilo. La forma abbreviata «Mart» che campeggia sul frontespizio potrebbe celare un'allusione all'ambientazione marzolina del canzoniere, senza con ciò escludere un riferimento a una possibile committenza e, dunque, a un esponente della famiglia di Galeottus Martius. Il volume è dunque vòlto a indagare il contesto di produzione del canzoniere e a fornire una prima edizione critica dei trentadue testi che lo compongono, corredati da dati metrico-stilistici e da un commento, da cui emergono una fitta rete di citazioni e variazioni del modello petrarchesco, una ricorrente presenza degli Amorum libri tres boiardeschi e una significativa vicinanza con il Canzoniere Costabili, che concorrono a consolidare un asse ferrarese-veneto endogeno al petrarchismo.
Ausiàs March e il canone europeo. Ediz. italiana e spagnola
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni dell'Orso
anno edizione: 2018
pagine: 380
'A temps he cor d’acer, de carn e fust: yo so aquest que m dich Ausias March. “A un tempo ho cuore di acciaio, di carne e legno: / sono colui che si chiama Ausiàs March”. L’autore di questi versi, Ausiàs March (1400-1459), è considerato da molti il poeta romanzo più importante del Quattrocento. Figlio di una Valenza in fermento, sotto il potere della Corona d’Aragona e il regno di Alfonso il Magnanimo, rinnovò il genere lirico con una soggettività profonda e una voce poetica originale. La sua opera, più di diecimila versi in lingua catalana, è ancora oggi poco conosciuta al di fuori della penisola iberica. Questo volume ne rivendica un posto nel grande canone europeo, quello del passato a cui appartiene, e il nostro di oggi.'
Rime
Pietro De'Faitinelli
Libro
editore: Accademia della Crusca
anno edizione: 2016
pagine: 200
Il notaio lucchese Pietro de’ Faitinelli, detto Mugnone (1280-90 ca-23 novembre 1349) è autore di una canzone e diciassette sonetti, in cui – a fianco delle tradizionali tematiche gnomico-moraleggianti e misogine – è netta la predilezione per la materia storico-politica. Il testo critico, qui presentato, è frutto dell’escussione dell’intera tradizione manoscritta; i testi sono ordinati non più su una ricostruzione pseudo-cronologica della vicenda letteraria e biografica dell’autore, bensì fedele ai dati trasmessi dalla tradizione. L’edizione critica è accompagnata da un commento volto, oltre che a glossare luoghi puntuali, spesso resi intellegibili alla luce dell’individuazione di fraseologie proprie del linguaggio tecnico-giuridico, a inquadrare i rapporti intra- e intertestuali e quindi a dare corpo al retroterra culturale e letterario del rimatore. Anche le notizie biografiche intorno all'autore possono beneficiare di un nuovo e aggiornato censimento dei documenti d’archivio, che tra l’altro conservano memoria dell’esistenza di un canzoniere individuale delle rime del lucchese, ossia di un librum sive quaternum sonitiorum Mugnonis.