Libri di F. Di Tizio
D'Annunzio del libro mancato
Donatello D'Orazio
Libro: Libro in brossura
editore: Solfanelli
anno edizione: 2009
pagine: 96
Nel 1973 Donatello D'Orazio, ormai quasi ottantenne, rimase così affascinato dalla notizia che D'Annunzio aveva avuto intenzione di scrivere una "Vita di Gesù" che si documentò ampiamente sull'argomento. Fu così che, tra il dicembre 1974 e il gennaio 1975, elaborò il presente saggio nel quale si prefisse, come precipuo obiettivo, di rispondere a due domande: come nacque in D'Annunzio l'idea di scrivere il libro e perché poi non lo fece. Pertanto, in questo delicato lavoro, dapprima esegue un'attenta e precisa disamina sulle situazioni che interferirono sulla genesi dell'opera e poi esprime il suo giudizio.
Barbarella. Il grande romanzo d'amore di Barbara Leoni e Gabriele D'Annunzio
Gabriele Tristano Oppo
Libro: Copertina morbida
editore: Tabula Fati
anno edizione: 2004
pagine: 384
L'attendente e il vate. Carteggio D'Annunzio- Rossignoli
Libro
editore: Ianieri
anno edizione: 2001
pagine: 248
In questo volume si ripercorrono le imprese dannunziane di guerra e di Fiume, il d'Annunzio combattente. Conoscere un eroe dei nostri tempi non attraverso i documenti ufficiali, non attraverso la storia, ma attraverso la testimonianza di chi gli è vissuto accanto e lo ha servito fedelmente diventando "la sua ombra". Una raccolta di lettere e di memorie finora inedite di Italo Rossignoli, attendente di Gabriele d'Annunzio durante la Prima Guerra Mondiale e in seguito "capoguardia" al Vittoriale. Anche in questi frenetici anni d'azione, d'Annunzio non smette la sua attività letteraria. "Quando non combatteva, scriveva", annota Rossignoli nel suo diario: in questa semplice frase è condensata la vita straordinaria del Poeta-Soldato.
D'Annunzio e Michetti
Libro
editore: Ianieri
anno edizione: 2002
pagine: 408
L'ampio carteggio, finora in gran parte inedito, intercorso fra "il signor del pennello" e il "signor della rima", vuol dire conoscere a fondo l'animo di Gabriele d'Annunzio aldilà di ogni retorica e pregiudizio; vuol dire conoscere tutta la storia di un'amicizia straordinaria, che ha del magico, libera alfine dagli errori e dalle inesattezze che fino ad ora hanno pesato su di essa. Apprendiamo così che la celebre dedica al Michetti del "Trionfo della Morte" si deve alla riconoscenza del poeta verso l'amico che nel 1894 aveva ospitato al Convento Maria Gravina e la figlia Cicciuzza, in origine la dedica era destinata al Carducci.