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Libri di Federico Vuerich

Leo Castelli. L'italiano che inventò l'arte in America

Leo Castelli. L'italiano che inventò l'arte in America

Alan Jones

Libro

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2019

pagine: 372

«Che fine avremmo fatto se non ci fossero stati i mercanti d’arte?» si chiedeva un tempo Pablo Picasso. In pochi casi la domanda è così calzante come per Leo Castelli: il gallerista italiano che reinventò l’arte in America accanto a espressionisti astratti dell’Action Painting come Jackson Pollock e Willem De Kooning, a neodadaisti come Robert Rauschenberg e Jasper Johns, con protagonisti della Pop Art come Roy Lichtenstein e Andy Warhol, e artisti del calibro di Frank Stella e Cy Twombly. Dandy, poliglotta dalle mille sfaccettature, brillante e raffinato seduttore, Leo Castelli scrisse più di un importante capitolo della storia dell’arte del Novecento nelle sue gallerie newyorkesi: prima sulla Settantasettesima Strada Est, e poi al leggendario 420 di West Broadway. La storia comincia dalla Trieste di inizio secolo, per passare al rarefatto ambiente surrealista di Parigi, con i suoi vernissage a mezzanotte, in cui la femme fatale Leonor Fini si incontrava con i maîtres-à-penser André Breton e Marcel Duchamp. Arrivando alla New York degli anni Cinquanta, tra le icone pop e i loft degli artisti di SoHo, fino al clima arrivista e rampante degli anni Ottanta. La vita di Leo Castelli è il «viaggio incantato» verso l’essenza di ogni uomo: la sua creatività, la sua vocazione, la sua missione nel mondo. Introduzione di FIllo Dorfles.
25,00

Leo Castelli. L'italiano che inventò l'arte in America

Leo Castelli. L'italiano che inventò l'arte in America

Alan Jones

Libro: Libro in brossura

editore: LIT Edizioni

anno edizione: 2012

pagine: 427

"Che fine avremmo fatto se non ci fossero stati i mercanti d'arte?", si chiedeva un tempo Pablo Picasso. In pochi casi la domanda è così calzante come per Leo Castelli: il gallerista italiano che reinventò l'arte in America accanto a espressionisti astratti dell'Action Painting come Jackson Pollock e Willem De Kooning, a neodadaisti come Robert Rauschenberg e Jasper Johns, con protagonisti della Pop Art come Roy Lichtenstein e Andy Warhol, e artisti del calibro di Frank Stella e Cy Twombly. Dandy, poliglotta dalle mille sfaccettature, brillante e raffinato seduttore, Leo scrisse più di un importante capitolo della storia dell'arte del Novecento nelle sue gallerie newyorkesi: prima sulla Settantasettesima Strada Est, e poi al leggendario 420 di West Broadway. La storia comincia dalla sua città di origine, la Trieste di inizio secolo, per passare al rarefatto ambiente surrealista di Parigi, con i suoi vernissage a mezzanotte, in cui la femme fatale Leonor Fini si incontrava con i maîtres-à-penser André Breton e Marcel Duchamp. Arrivando alla New York degli anni Cinquanta, tra le icone pop e i loft degli artisti di SoHo, fino al clima arrivista e rampante degli anni Ottanta. La vita di Leo Castelli è il "viaggio incantato" verso l'essenza di ogni uomo: la sua creatività, la sua vocazione, la sua missione nel mondo. (Introduzione di Gillo Dorfles)
12,90

Come fallire completamente la propria vita in 11 lezioni

Come fallire completamente la propria vita in 11 lezioni

Dominique Noguez

Libro: Libro in brossura

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2009

pagine: 202

"Non basta essere infelici, è necessario anche che questa infelicità non serva assolutamente a nulla". L'umorismo di Dominique Noguez è tagliente, caustico, "nero". Attraverso una lunga carrellata di aneddoti che spaziano dalla letteratura ai grandi avvenimenti storici, prende vita una piccola scienza del fallimento con tanto di formule ed equazioni matematiche: la Fallimentologia. Calcolando il TFV (Tasso di Fallimento di una Vita) e valutando la possibilità di aumentare il TMN (Tasso Moltiplicatore di Nocività), Noguez disegna in maniera implacabile il ritratto del "perdente assoluto". Come fallire completamente la propria vita è un vero e proprio manuale di paradossi da leggere al contrario, attraverso il quale si potrà alla fine stabilire quali siano le caratteristiche che definiscono il fallimento in tutti i campi dell'esistenza (affetti, lavoro, salute, sesso, relazioni sociali, aspetto fisico e vita artistica).
14,00

Leo Castelli. L'italiano che inventò l'arte in America

Leo Castelli. L'italiano che inventò l'arte in America

Alan Jones

Libro

editore: Castelvecchi

anno edizione: 2007

pagine: 416

"Che fine avremmo fatto se non ci fossero stati i mercanti d'arte?", si chiedeva un tempo Pablo Picasso. In pochi casi la domanda è così calzante come per Leo Castelli: il gallerista italiano che reinventò l'arte in America accanto a espressionisti astratti dell'Action Painting come Jackson Pollock e Willem De Kooning, a neodadaisti come Robert Rauschenberg e Jasper Johns, con protagonisti della Pop Art come Roy Lichtenstein e Andy Warhol, e artisti del calibro di Frank Stella e Cy Twombly. Dandy, poliglotta dalle mille sfaccettature, brillante e raffinato seduttore, Leo scrisse più di un importante capitolo della storia dell'arte del Novecento nelle sue gallerie newyorkesi: prima sulla Settantasettesima Strada Est, e poi al leggendario 420 di West Broadway. La storia comincia dalla sua città di origine, la Trieste di inizio secolo, per passare al rarefatto ambiente surrealista di Parigi, con i suoi vernissage a mezzanotte, in cui la femme fatale Leonor Fini si incontrava con i maîtres-à-penser André Breton e Marcel Duchamp. Arrivando alla New York degli anni Cinquanta, tra le icone pop e i loft degli artisti di SoHo, fino al clima arrivista e rampante degli anni Ottanta. La vita di Leo Castelli è il "viaggio incantato" verso l'essenza di ogni uomo: la sua creatività, la sua vocazione, la sua missione nel mondo. (Introduzione di Gillo Dorfles)
26,00

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