Libri di G. Spagnul
Nei labirinti della fantascienza. Guida critica. Collettivo ambigua utopia
Libro
editore: Mimesis
anno edizione: 2012
Al pubblico "non offriamo un'enciclopedia, o una guida onnicomprensiva, ma una proposta di lettura della fantascienza. Essa fa perno su un'idea di fondo: che la fantascienza sia, fra i generi di narrativa popolare, quello che strutturalmente si presta più di altri a riflettere e rielaborare le contraddizioni della nostra vita, pubblica e privata, le aspirazioni, le tensioni, gli incubi che percorrono il tessuto sociale e le storie personali di ognuno di noi". Uscito nel 1979 e mai più ristampato sino ad oggi, questo libro rappresentò uno degli strumenti principali con cui l'ala più radicale dei movimenti di allora (negli anni della sconfitta, e quindi con un'acuta sensibilità - se non proprio coscienza - della crisi) si avvicinò alla fantascienza, la lesse, la commentò. Non tanto, quindi, come un genere narrativo neutro, ma come una chiave di lettura dei conflitti e della dimensione sociale del desiderio. Riproporlo oggi significa offrire un piccolo contributo a una storia che il dilagare del pensiero unico tenta ormai in ogni modo di marginalizzare o di occultare.
Un'ambigua utopia. Volume Vol. 1
Libro
editore: Mimesis
anno edizione: 2008
pagine: 204
Nel dicembre del 1977 apparve in alcune librerie milanesi un modesto fascicolo, con pagine ciclostilate e pinzate, senza neppure dorso. Era il primo numero di una rivista chiamata "Un'ambigua utopia", che sarebbe durata sino al 1982, prodotta da un collettivo di ex militanti di organizzazioni dell'estrema sinistra e si proponeva di "colmare la lacuna che esisteva nella cultura di sinistra nei confronti della fantascienza". Si trattò di una delle tante esperienze di cui fu ricca la diaspora politico-culturale nata dal cosiddetto "movimento del 77", una delle più bizzarre forse, ma anche, paradossalmente, delle più fertili. Tentando infatti una rivalutazione ma anche una lettura critica di un genere letterario e cinematografico tradizionalmente considerato "d'evasione", e quindi guardato con sospetto tanto dagli intellettuali "impegnati" quanto dagli accademici, quella rivista si trovò a incrociare, con molte ingenuità ma anche con qualche insospettabile intuizione, molte delle strade del rinnovamento culturale italiano, a sinistra, di quel periodo. Se oggi è scontato, nelle Università e sui media, trattare la fantascienza come un genere "adulto", se non è più scandalo considerare Philip K.Dick e James G.Ballard come grandi scrittori, lo si deve certamente a Umberto Eco e a intellettuali come lui, ma in parte anche a questo collettivo di (allora) trentenni.
Un'ambigua utopia. Volume Vol. 2
Libro
editore: Mimesis
anno edizione: 2008
pagine: 300
Nel dicembre del 1977 apparve in alcune librerie milanesi un modesto fascicolo, con pagine ciclostilate e pinzate, senza neppure dorso. Era il primo numero di una rivista chiamata "Un'ambigua utopia", che sarebbe durata sino al 1982, prodotta da un collettivo di ex militanti di organizzazioni dell'estrema sinistra e si proponeva di "colmare la lacuna che esisteva nella cultura di sinistra nei confronti della fantascienza". Si trattò di una delle tante esperienze di cui fu ricca la diaspora politico-culturale nata dal cosiddetto "movimento del 77", una delle più bizzarre forse, ma anche, paradossalmente, delle più fertili. Tentando infatti una rivalutazione ma anche una lettura critica di un genere letterario e cinematografico tradizionalmente considerato "d'evasione", e quindi guardato con sospetto tanto dagli intellettuali "impegnati" quanto dagli accademici, quella rivista si trovò a incrociare, con molte ingenuità ma anche con qualche insospettabile intuizione, molte delle strade del rinnovamento culturale italiano, a sinistra, di quel periodo. Se oggi è scontato, nelle Università e sui media, trattare la fantascienza come un genere "adulto", se non è più scandalo considerare Philip K.Dick e James G.Ballard come grandi scrittori, lo si deve certamente a Umberto Eco e a intellettuali come lui, ma in parte anche a questo collettivo di (allora) trentenni.