Libri di Alessandro Croce
Appunti per biologi su cristalli e minerali. Metodi non distruttivi per la loro identificazione
Caterina Rinaudo, Alessandro Croce
Libro: Libro in brossura
editore: Tab edizioni
anno edizione: 2020
pagine: 168
Il volume consente ai biologi di avvicinarsi al mondo della cristallografia, della mineralogia e della cristallochimica con efficacia e semplicità. Il testo fornisce le informazioni di base sulle caratteristiche dello stato "cristallino" e dei principali minerali, in particolare silicatici. Nello specifico vengono descritte due tecniche utilizzate per identificare le fasi cristalline: la spettroscopia micro-Raman, una tecnica estremamente semplice da un punto di vista sperimentale, e la microscopia elettronica a scansione con annessa microsonda chimica SEM/EDS, che ha la peculiarità di ottenere immagini ad altissimi ingrandimenti e spettri relativi alla composizione chimica dei campioni in esame. Particolare attenzione è rivolta all'applicazione di queste tecniche su sezioni istologiche per l'individuazione e la caratterizzazione degli amianti, minerali che costituiscono un considerevole rischio per la salute umana.
Lo «Zarathustra» di Nietzsche. Seminario tenuto nel 1934-39. Volume Vol. 4
Carl Gustav Jung
Libro: Libro rilegato
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2013
pagine: 418
Esegesi incalzante e, insieme, sterminata spigolatura di "perle psicologiche". Il confronto tra Jung e "Così parlò Zarathustra" - di fronte all'uditorio zurighese che interloquisce da anni con trasporto - conserva intatto fino alla fine tale duplice carattere, e non perde di ardimento nel seguire i vettori della psicologia analitica che proprio qui si mettono splendidamente alla prova. La geometria dell'inesausto commento testuale sembra aderire infatti a una delle massime di Zarathustra, la figura semidivina che è ipostasi di Nietzsche stesso: "Tutte le cose dritte mentono... Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo". La traiettoria curvilinea disegnata da Jung serpeggia tra le visioni, le fantasmagorie e i vertiginosi costrutti che il filosofo concepì, ma di cui non seppe riconoscere la radice inconscia e il significato archetipico, ossia quella provenienza "dagli intestini del mondo" senza i quali l'idea di superamento dell'uomo si riduce a pericoloso proposito cerebrale. Nell'oltre che aveva atterrito i primi lettori benpensanti dello Zarathustra Jung però, dopo mezzo secolo, non teme più il maleficio della follia sovvertitrice. Con un affondo memorabile, il 15 febbraio 1939 chiude il seminario sulla minaccia che viene da un eccesso di vicinanza tra l'ideale nietzscheano e la comune "idiozia" di collocare ogni felicità nella terra dei figli, sempre coniugata al futuro. Di lì a poco, l'apocalisse della guerra gli darà ragione.
Lo «Zarathustra» di Nietzsche. Seminario tenuto nel 1934-39. Volume Vol. 3
Carl Gustav Jung
Libro: Libro rilegato
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2013
pagine: 342
"Se la vostra sensazione è di averne avuto abbastanza dei demoni dello Zarathustra, dovete dirlo". È primavera quando Jung riprende il commento seminariale che lo sta impegnando da due anni. Verifica subito con i suoi uditori che l'incandescenza di Nietzsche non risulti insopportabilmente ulcerante anche per chi ha familiarità professionale con le patologie della psiche. Ma a Zurigo, in quel 1936, la gran parte di loro sceglie di continuare ad addentrarsi a proprio rischio nell'opera "sdrucciolevole", tormentosa e anticipativa che parla al pieno Novecento nella lingua della contemporaneità. Lì non c'è immagine che giaccia inerte, non c'è espressione libera da spasmo: ogni singolo passo rappresenta al tempo stesso un punto di sprofondamento abissale nell'inconscio di Nietzsche-Zarathustra e una linea di fuga verso gli orizzonti lussureggianti della sapienza più remota. La concrezione di spirito e vita vi raggiunge una tale densità da sgomentare lo stesso Jung, dettandogli una delle analisi più illuminanti del pensiero nietzscheano: "Dall'assalto dello spirito Nietzsche scoprì che esso è la vita stessa - vita in contrasto con la vita, vita in grado di sconfiggere la vita. E da quell'esperienza giustamente concluse che lo spirito è una potenza vitale: non uno spazio vuoto, morto, freddo come il ghiaccio, ma vita intensa e calda, ardente persino... Lo Zarathustra è la confessione di uno che è stato afferrato dallo spirito".
Lo «Zarathustra» di Nietzsche. Seminario tenuto nel 1934-39. Volume Vol. 2
Carl Gustav Jung
Libro: Libro rilegato
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2012
pagine: 484
Quando si ha una vivida esperienza interiore, si è sempre tentati di trascriverla, di darle forma ed espressione. È a Così parlò Zarathustra di Nietzsche che Jung si riferisce apertamente, ma solo i lettori di oggi possono cogliere l'allusione a se stesso e a quel suo formidabile testo, miniato come un codice medievale e tenuto nascosto per decenni, che ha visto trionfalmente la luce nel 2010: il Libro rosso. Il parallelismo cifrato tra le due opere e i loro autori trabocca da ogni pagina del seminario di Jung su Nietzsche e rende ancora più magnetiche le soste sulle parole del filosofo che, mentre le scriveva, si stava avviando alla pazzia. In entrambi, lo Zarathustra e il Libro rosso, avviene infatti qualcosa che non si registrerà più con altrettanta dirompenza, ossia la rivelazione dell'inconscio.
Lo «Zarathustra» di Nietzsche. Seminario tenuto nel 1934-39. Volume Vol. 1
Carl Gustav Jung
Libro: Libro rilegato
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2011
pagine: XXI-505
«Nessuno comprende realmente fino a che punto lo Zarathustra fosse connesso con l'inconscio e dunque con il destino dell'Europa in generale»: queste parole di Jung risuonarono in un momento drammatico per la nostra storia. Erano gli anni trenta del secolo scorso e Jung, a Zurigo, si rivolgeva in inglese a un pubblico cosmopolita di un'ottantina di persone – in primo luogo analisti praticanti, allievi che seguivano il training, un gruppo selezionato di pazienti in analisi – riunito il mercoledì mattina per ascoltare il suo seminario su Nietzsche e intervenire con discussioni e richieste di chiarimenti, in una libera conversazione che conservava gli echi degli eventi politici e si concedeva interessanti sviamenti dal tema principale e sapide battute di spirito. Tra il 1934 e il 1939, nel dialogo settimanale con loro si officiò un rito di conoscenza che si contrapponeva nei modi e nei risultati al colossale travisamento che di Nietzsche stava operando il nazismo, spacciandolo come profeta del superuomo. Attraverso il commento puntuale a "Così parlò Zarathustra", Jung rinsaldò il suo rapporto con il pensiero di Nietzsche, che era iniziato nel 1913, subito dopo la rottura con Freud. Per diversi motivi poteva fare propria l'affermazione nietzschiana: "Io ho sempre scritto le mie opere con tutto il mio corpo e tutta la mia vita". Lottare con la psiche estremamente complessa di Nietzsche, quale traspare dal suo scritto più noto e influente, fu per Jung un'altra occasione per immergersi ancora una volta nella propria.