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Libri di Clarissa Martini

La danza della morte

Hans Holbein

Libro

editore: Abscondita

anno edizione: 2020

Intorno al 1522, Tommaso Moro riflettendo sulla Danza della Morte della cattedrale di Saint Paul concludeva che nell'immaginazione dello spirito del credente nulla è più potente della sua stessa fantasia: «Se la parola morte non soltanto si ode, ma la si lascia penetrare nei nostri cuori con fantasia e profonda immaginazione, percepiremo così che l'osservazione della Danza della Morte dipinta in Saint Paul ci ha procurato una commozione mai provata prima, sentendoci toccati e sconvolti dall'impressione di quell'immagine nei nostri cuori. E nessuna meraviglia. Perché quei dipinti esprimono soltanto la figura raccapricciante dei nostri corpi morti fatti di ossa e di carne corrotta. Pensiero davvero spaventoso. Tuttavia né la loro visione, né quella dei teschi nell'ossario, né l'apparizione di un vero fantasma generano la metà del terrore rispetto alla nostra radicata fantasia della morte nella sua natura, alla vivida immaginazione coltivata nel nostro stesso cuore». Dinanzi a osservazioni come quelle di Tommaso Moro, Hans Holbein rivendicava il valore spirituale dell'arte. La sua ambizione fu soprattutto quella di ideare nuovi mezzi figurativi per ispirare una profonda pietà. E il suo ciclo di incisioni della Danza della Morte dimostra che riuscì nell'intento. Con un commento di Ulinka Rublack.
21,00 19,95

Conversazioni con Michel Archimbaud

Conversazioni con Michel Archimbaud

Francis Bacon

Libro

editore: Abscondita

anno edizione: 2019

pagine: 144

«Il problema principale, per l’artista, è riuscire a fare qualcosa che si vede con il proprio istinto, anche se non ci si riesce quasi mai. È un obiettivo cui ci si può al massimo avvicinare. Ma è questo il problema principale: arrivare a fare qualcosa istintivamente. Quanto poi a spiegare l’istinto, la questione è troppo complessa. Osservando la trasformazione della pittura nel corso dei secoli, è legittimo chiedersi se di secolo in secolo non si trasformi anche l’istinto, se non sia modificato da tutto quel che si vede, da tutto quel che si sente. Non so bene. Quel che posso dire è che l’istinto si impone. Si potrebbe forse spiegare la maniera con cui un’immagine viene creata, perché è una questione di tecnica. Le tecniche cambiano, e si può parlare di pittura scrivendo una sorta di storia delle tecniche pittoriche. Quel che però fa la pittura, l’elemento inalterabile, il soggetto della pittura, quello che la pittura è, non si può spiegare. Credo sia impossibile. Quel che posso forse dire è che, a modo mio, disperato, vado qua e là seguendo i miei istinti». Con uno scritto di Milan Kundera.
19,00

La danza della morte

Hans Holbein

Libro: Libro in brossura

editore: Abscondita

anno edizione: 2024

pagine: 176

Intorno al 1522, Tommaso Moro riflettendo sulla Danza della Morte della cattedrale di Saint Paul concludeva che nell'immaginazione dello spirito del credente nulla è più potente della sua stessa fantasia: «Se la parola morte non soltanto si ode, ma la si lascia penetrare nei nostri cuori con fantasia e profonda immaginazione, percepiremo così che l'osservazione della Danza della Morte dipinta in Saint Paul ci ha procurato una commozione mai provata prima, sentendoci toccati e sconvolti dall'impressione di quell'immagine nei nostri cuori. E nessuna meraviglia. Perché quei dipinti esprimono soltanto la figura raccapricciante dei nostri corpi morti fatti di ossa e di carne corrotta. Pensiero davvero spaventoso. Tuttavia né la loro visione, né quella dei teschi nell'ossario, né l'apparizione di un vero fantasma generano la metà del terrore rispetto alla nostra radicata fantasia della morte nella sua natura, alla vivida immaginazione coltivata nel nostro stesso cuore». Dinanzi a osservazioni come quelle di Tommaso Moro, Hans Holbein rivendicava il valore spirituale dell'arte. La sua ambizione fu soprattutto quella di ideare nuovi mezzi figurativi per ispirare una profonda pietà. E il suo ciclo di incisioni della Danza della Morte dimostra che riuscì nell'intento. Con un commento di Ulinka Rublack.
22,00 20,90

Conversazioni con Michel Archimbaud

Francis Bacon

Libro: Libro in brossura

editore: Abscondita

anno edizione: 2023

pagine: 144

«Il problema principale, per l’artista, è riuscire a fare qualcosa che si vede con il proprio istinto, anche se non ci si riesce quasi mai. È un obiettivo cui ci si può al massimo avvicinare. Ma è questo il problema principale: arrivare a fare qualcosa istintivamente. Quanto poi a spiegare l’istinto, la questione è troppo complessa. Osservando la trasformazione della pittura nel corso dei secoli, è legittimo chiedersi se di secolo in secolo non si trasformi anche l’istinto, se non sia modificato da tutto quel che si vede, da tutto quel che si sente. Non so bene. Quel che posso dire è che l’istinto si impone. Si potrebbe forse spiegare la maniera con cui un’immagine viene creata, perché è una questione di tecnica. Le tecniche cambiano, e si può parlare di pittura scrivendo una sorta di storia delle tecniche pittoriche. Quel che però fa la pittura, l’elemento inalterabile, il soggetto della pittura, quello che la pittura è, non si può spiegare. Credo sia impossibile. Quel che posso forse dire è che, a modo mio, disperato, vado qua e là seguendo i miei istinti». Con uno scritto di Milan Kundera.
20,00 19,00

Ideali dell'Oriente. Lo spirito dell'arte giapponese

Kakuzo Okakura

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2023

pagine: 192

«L’Asia è una. L’Himalaya separa, accentuandone i tratti distintivi, due potenti civiltà – la cinese del comunismo confuciano e l’indiana dell’individualismo vedico. Nemmeno le barriere innevate possono però interrompere per un solo istante l’ampio fluire dell’amore per l’Ultimo e l’Universale, retaggio ideale che accomuna i popoli di tutta l’Asia. Spetta però al Giappone il sommo privilegio di realizzare, con particolare chiarezza, una tale unità nella complessità. La storia dell’arte giapponese diventa allora quella degli ideali asiatici, la spiaggia su cui il susseguirsi delle onde del pensiero orientale lascia la propria traccia andando a toccare la coscienza nazionale. Come la rete di diamante di Indra, in ogni suo anello l’arte riflette l’intera catena. Non esiste un momento storico in cui abbia forma definitiva. Si tratta invece di una crescita ininterrotta, che sfida il bisturi dello storico. Dissertare su una particolare fase dello sviluppo artistico significa considerare infiniti cause ed effetti, dal passato al presente. L’arte è per noi, come per ogni popolo, l’espressione più elevata e più nobile della cultura nazionale. Una storia degli ideali dell’arte giapponese è pressoché impossibile finché il mondo occidentale resta all’oscuro della mutevolezza dell’ambiente e dei correlati fenomeni sociali, in cui l’arte è incastonata come una gemma. Definire equivale a limitare. La bellezza di una nuvola o di un fiore sta nel suo inconsapevole dispiegarsi e l’eloquenza silenziosa dei capolavori di ciascuna epoca esprime il proprio tempo meglio di qualsiasi epitome, che necessariamente non comprende che mezze verità. Il mio modesto tentativo non si propone dunque come narrazione ma come semplice indicazione».
22,50 21,38

Monsieur Teste

Paul Valéry

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2017

pagine: 116

“L'ascendenza cartesiana di Teste non ha bisogno di essere provata. Valéry stesso si riferisce più volte al suo eroe come al «mio cogito» [...]. L'operazione di Valéry è, però, ben più che una semplice ripresa dell'esperienza cartesiana del cogito. La ripresa che egli attua è, infatti, nello stesso tempo, una decostruzione, in virtù della quale ciò che era un principio e un fondamento diventa una finzione teatrale e un limite impossibile. Più volte Valéry insiste sull'aspetto funzionale e operazionale del suo «ego» contro ogni rischio di sostanzializzazione. Ciò che egli cerca - leggiamo in un passo che documenta la nascita stessa del sistema di Valéry - è «spingere all'estremo la funzione dell'Io, e non la sua personalizzazione» [...]. E allora evidente che il suo «ego» - a differenza di quello di Descartes, che si è «lasciato incantare dallo sguardo di Medusa del verbo Essere» - non può aprire alcun varco sull'essere. Al «penso, dunque sono» cartesiano, la testa oracolare che Valéry situa nell'isola immaginaria di Xiphos (che potrebbe ben essere la patria di Teste) oppone il suo: «io non sono; io penso».” (Dallo scritto di Giorgio Agamben)
19,00 18,05

Ideali dell'Oriente. Lo spirito dell'arte giapponese

Ideali dell'Oriente. Lo spirito dell'arte giapponese

Kakuzo Okakura

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2018

pagine: 192

"L'Asia è una. L'Himalaya separa, accentuandone i tratti distintivi, due potenti civiltà - la cinese del comunismo confuciano e l'indiana dell'individualismo vedico. Nemmeno le barriere innevate possono però interrompere per un solo istante l'ampio fluire dell'amore per l'Ultimo e l'Universale, retaggio ideale che accomuna i popoli di tutta l'Asia. Spetta però al Giappone il sommo privilegio di realizzare, con particolare chiarezza, una tale unità nella complessità. La storia dell'arte giapponese diventa allora quella degli ideali asiatici, la spiaggia su cui il susseguirsi delle onde del pensiero orientale lascia la propria traccia andando a toccare la coscienza nazionale. Come la rete di diamante di Indra, in ogni suo anello l'arte riflette l'intera catena. Non esiste un momento storico in cui abbia forma definitiva. Si tratta invece di una crescita ininterrotta, che sfida il bisturi dello storico. Dissertare su una particolare fase dello sviluppo artistico significa considerare infiniti cause ed effetti, dal passato al presente. L'arte è per noi, come per ogni popolo, l'espressione più elevata e più nobile della cultura nazionale. Una storia degli ideali dell'arte giapponese è pressoché impossibile finché il mondo occidentale resta all'oscuro della mutevolezza dell'ambiente e dei correlati fenomeni sociali, in cui l'arte è incastonata come una gemma."
22,00

Ideali dell'Oriente. Lo spirito dell'arte giapponese

Ideali dell'Oriente. Lo spirito dell'arte giapponese

Kakuzo Okakura

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2015

pagine: 182

"L'Asia è una. L'Himalaya separa, accentuandone i tratti distintivi, due potenti civiltà - la cinese del comunismo confuciano e l'indiana dell'individualismo vedico. Nemmeno le barriere innevate possono però interrompere per un solo istante l'ampio fluire dell'amore per l'Ultimo e l'Universale, retaggio ideale che accomuna i popoli di tutta l'Asia. Spetta però al Giappone il sommo privilegio di realizzare, con particolare chiarezza, una tale unità nella complessità. La storia dell'arte giapponese diventa allora quella degli ideali asiatici, la spiaggia su cui il susseguirsi delle onde del pensiero orientale lascia la propria traccia andando a toccare la coscienza nazionale. Come la rete di diamante di Indra, in ogni suo anello l'arte riflette l'intera catena. Non esiste un momento storico in cui abbia forma definitiva. Si tratta invece di una crescita ininterrotta, che sfida il bisturi dello storico. Dissertare su una particolare fase dello sviluppo artistico significa considerare infiniti cause ed effetti, dal passato al presente. L'arte è per noi, come per ogni popolo, l'espressione più elevata e più nobile della cultura nazionale. Una storia degli ideali dell'arte giapponese è pressoché impossibile finché il mondo occidentale resta all'oscuro della mutevolezza dell'ambiente e dei correlati fenomeni sociali, in cui l'arte è incastonata come una gemma."
21,00

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