Libri di Elias Canetti
Potere e sopravvivenza. Saggi
Elias Canetti
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 1974
pagine: 158
Party sotto le bombe. Gli anni inglesi
Elias Canetti
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2005
pagine: 250
"Libro salvato" dopo un lungo lavoro filologico, questo volume conclude l'autobiografia di Canetti con gli anni dell'emigrazione in Inghilterra. Un paese che suscita in lui reazioni contrastanti: ammirazione per i suoi istituti democratici e per il coraggio mostrato contro Hitler, ma anche insofferenza per la britannica arte di escludere, per l'altezzosa condiscendenza esibita verso gli apolidi della cultura. "Ma Lei ha conosciuto Kafka?" gli chiede l'insolitamente benevolo ospite di un party. Accade così che Canetti, negli anni roventi in cui elaborava "Massa e potere", vivesse in una paradossale situazione di solitudine intellettuale, pur abitando in una città di alta tradizione come Londra.
Il libro contro la morte
Elias Canetti
Libro: Copertina morbida
editore: Adelphi
anno edizione: 2017
pagine: 400
Il libro più importante della sua vita, Canetti lo portò sempre dentro di sé ma non lo compose mai. Per cinquant'anni procrastinò il momento di ordinare in un testo articolato i numerosissimi appunti che, nel dialogo costante con i contemporanei, con i grandi del passato e con i propri lutti familiari, andava prendendo giorno dopo giorno su uno dei temi cardine della sua opera: la battaglia contro la morte, contro la violenza del potere che afferma se stesso annientando gli altri, contro Dio che ha inventato la morte, contro l'uomo che uccide e ama la guerra. Una battaglia che era un costante tentativo di salvare i morti - almeno per qualche tempo ancora - sotto le ali del ricordo: «noi viviamo davvero dei morti. Non oso pensare che cosa saremmo senza di loro». Sospeso tra il desiderio di veder concluso "Il libro contro la morte"- «È ancora il mio libro per antonomasia. Riuscirò finalmente a scriverlo tutto d'un fiato?» - e la certezza che solo i posteri avrebbero potuto intraprendere il compito ordinatore a lui precluso, Canetti continuò a scrivere fino all'ultimo senza imprigionare nella griglia prepotente di un sistema i suoi pensieri: frasi brevi e icastiche, fabulae minimae, satire, invettive e fulminanti paradossi. Quel compito ordinatore è assolto ora da questo libro, complemento fondamentale e irrinunciabile di Massa e potere: ricostruito con sapienza filologica su materiali in gran parte inediti, esso ci restituisce un mosaico prezioso, collocandosi in posizione eminente fra le maggiori opere di Canetti.
L'altro processo. Le lettere di Kafka a Felice
Elias Canetti
Libro: Libro in brossura
editore: Guanda
anno edizione: 2015
pagine: 176
Franz Kafka conobbe Felice Bauer nell'agosto del 1912 a casa dell'amico Max Brod, e se ne innamorò. Non l'avrebbe rivista per altri sette mesi: e proprio in questo lungo periodo di separazione si svolse gran parte del carteggio che, tenuto con frequenza quasi ossessiva, fu l'espressione del loro singolarissimo rapporto. In questo saggio, nato sull'impulso della pubblicazione dell'epistolario (di cui solo le lettere dello scrittore sono conservate), Elias Canetti segue la storia di un legame che ci avvince con le sue svolte imprevedibili: la fuga di Kafka nel giugno 1913 dopo una formale domanda di matrimonio; l'entrata in scena come mediatrice di Grete Bloch, l'amica di Felice che finì per interpretare un ruolo ben più ambiguo e imprevisto; la cerimonia di fidanzamento ufficiale del 1914, vissuta da Kafka come una tortura. Sfogliando queste lettere, Canetti ci convince dell'esistenza di un legame profondo e segreto fra la vita di Kafka e la sua opera. Ai mesi in cui lo scrittore scoprì la serena forza di Felice risale la composizione delle prime opere; a una crisi del loro rapporto, un blocco della capacità di scrivere. Ma fu la rottura definitiva del fidanzamento a innescare l'itinerario creativo più complesso: la trasposizione della sua tormentata, esasperante vicenda sentimentale nella implacabile macchina narrativa del Processo.
Massa e potere
Elias Canetti
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2015
pagine: 624
Nelle sue memorie Canetti scriverà, a proposito della massa: "È un enigma che mi ha perseguitato per tutta la parte migliore della mia vita e, seppure sono arrivato a qualcosa, l'enigma nondimeno è restato tale". Il "qualcosa" a cui qui si allude è "Massa e potere": la sua lunghissima genesi - apparve dopo trentotto anni di elaborazione - fa capire quale immensa energia, concentrazione, furia si sia depositata nelle pagine di questo libro. Un libro che è un vasto mito costellato di tanti altri miti - spesso dissepolti con passione da libri dimenticati nell'oscurità delle biblioteche -, dove Canetti, con l'asciuttezza vibrante di un annalista cinese, riesce a saldare in un tutto l'immane storia che vive in ciascuno di noi, iscritta nei nostri gesti elementari.
Le voci di Marrakech. Note di un viaggio
Elias Canetti
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2004
pagine: 126
Elias Canetti soggiornò per un certo periodo a Marrakech, nel 1954. Il grande lavoro su "Massa e potere" era giunto a un momento di stasi e lo scrittore sentiva il bisogno di nuove voci, di voci incomprensibili, come quelle che lo avvolsero nella splendida città marocchina. Vagando per i suk, per le strette vie, per i mercati e le piazze, fra cammelli, mendicanti, donne velate, cantastorie, farabutti, ciechi e commercianti, Canetti capta forme e suoni: "gli altri, la gente che ha sempre vissuto là e che non capivo, erano per me come me stesso".
Auto da fé
Elias Canetti
Libro
editore: Adelphi
anno edizione: 2001
pagine: 548
Da una parte un grande studioso, Kien, che disprezza i professori, ritiene superflui i contatti con il mondo e ama in fondo una cosa sola: i libri. Dall'altra la sua governante, Therese, che raccoglie in sé le più raffinate essenze della meschinità umana. Il romanzo racconta l'incrociarsi di queste due remote traiettorie e ciò che ne consegue: la minuziosa, feroce vendetta della vita su Kien, che aveva voluto eluderla con la stessa accuratezza con cui analizzava un testo antico.
Il gioco degli occhi. Storia di una vita (1931-1937)
Elias Canetti
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 1995
pagine: 383
All’inizio di questo libro, il terzo della sua autobiografia, Canetti ci appare circondato dai relitti fumanti del rogo in cui sono stati distrutti i libri di Kien, il protagonista di "Auto da fé". Attorno a sé, vede il deserto e un’incombente rovina. Poi, a poco a poco, la scena ricomincia a popolarsi, e le figure che vi si mostrano sono memorabili. Innanzitutto Hermann Broch, che ci viene incontro come «un uccello, grande e bellissimo, ma con le ali mozze». Poi Hermann Scherchen, l’infaticabile direttore d’orchestra «sempre alla ricerca del nuovo». Poi Anna Mahler, figlia del compositore, con la quale Canetti intreccia un complesso rapporto amoroso. Poi lo scultore Fritz Wotruba, irruento e selvaggio, come «una pantera nera che si nutrisse di pietra». Infine Musil, «sempre in armi, pronto alla difesa e all’attacco», nel suo totale isolamento; e Alban Berg, che si espone al mondo nella sua totale gentilezza d’animo, mentre un lieve cenno di ironia gli sfiora la bocca. E, ogni volta, in questi ritratti in movimento, avvertiamo lo straordinario dono fisiognomico di Canetti. Un gesto, un modo di respirare, un accento, una reticenza, tutto diventa cifra di una figura, emblema di un qualcosa di unico, che però svela un tratto della natura di cui siamo fatti. Dietro a quel dono riconosciamo una fonte inesauribile dello scrittore Canetti: la sua «passione per le persone». A mano a mano che si delineano i profili delle figure, risalta anche, come una presenza palpabile, lo sfondo: Vienna. Di questa città, vista nei suoi ultimi anni di grandezza, nessuno ha saputo tracciare un ritratto altrettanto preciso e affascinante. Come la Vienna dell’"Uomo senza qualità", sull’orlo della prima guerra mondiale, questa di Canetti, negli anni che precedono l’annessione nazista, è un sistema di orbite planetarie, dove conducono esistenze parallele alcune forme pure ed estreme del vero e del falso. Per Canetti, il vero erano sei o sette persone che «seguivano una propria strada e non se ne lasciavano distogliere da nessuno». Il falso era un fitto «gracidio di rane», che proveniva da un mondo culturale pieno di vanità e di sapienza mondana, prodigiosamente abile nel giocare le sue carte e insieme inconsistente nel suo ultimo fondo. In questi anni, Canetti attraversa tutte queste orbite incompatibili e qui le descrive con la trascinante immediatezza del romanziere. Ma il vero centro di questo sistema, il suo Sole, è una singola persona, il dottor Sonne, che vuole dire appunto «sole». Osservato per lungo tempo ai tavoli del Café Museum, poi conosciuto e ammirato, quest’uomo che «parlava come Musil scriveva» diventa a poco a poco il centro di gravità nella vita di Canetti, un’ombra benefica, un «invisibile» Sarastro. A differenza dei tanti che si gonfiano e che si agitano, Sonne non ha, apparentemente, un’opera a cui dedicarsi e non si lascia prendere dall’eccitazione. Parla di tutto fuorché di sé, e ogni volta la sua parola illumina quella singola cosa che cade sotto il suo sguardo. In una città sonnambolica e straparlante, è colui che veglia, come la luce discreta e solitaria dietro una finestra, di notte. Col personaggio di Sonne, Canetti ha svelato uno dei suoi segreti e costruito una grande figura romanzesca. Ma non soltanto questo: ha trovato l’occulto punto di equilibrio da cui osservare i rotanti astri viennesi, che solo da quel punto diventano pienamente percepibili. "Il gioco degli occhi" è apparso per la prima volta nel 1985.
Il frutto del fuoco. Storia di una vita (1921-1931)
Elias Canetti
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 1994
pagine: 375
Questa seconda parte dell’autobiografia di Elias Canetti si apre subito dopo la «cacciata dal paradiso» di Zurigo, che chiudeva "La lingua salvata". Ora siamo a Francoforte, nel 1921, e il giovane Elias comincia a intravedere intorno a sé un nuovo mondo, formicolante di figure che cercano di sopravvivere fra «inflazione e impotenza». «Era finita per sempre l’epoca in cui l’ignoto si riversava in me, senza incontrare ostacoli». Dalla ricettività totale dei primi anni si passa ora a uno scontro con tutto e con tutti, che permette a Canetti di saggiare se stesso, di scoprirsi nella sua irriducibile peculiarità. Se a quest’ultima si può dare un nome, sarà quello della rivolta contro la morte, una rivolta «senza fine». La giovinezza di Canetti è un’iniziazione a questa scoperta, vissuta facendo appello a tutte le potenze arcaiche, che lo hanno sempre assistito. Nell’ombra, il modello mitologico è Gilgamesh, che traversa le acque della morte per trovare la vita eterna. Ed è lo scandalo di tutto ciò che scompare a mantenere intatta in Canetti un’immensa forza del ricordo. L’intensità che vibra in ciascuna delle numerose figure che appaiono in queste pagine presuppone tale sottinteso. Ciascuna vuole incidersi nella memoria e nella prosa con segno indelebile. Saranno gli ospiti patetici della pensione Charlotte di Francoforte e gli intellettuali frenetici di Berlino; saranno gli ascoltatori di Karl Kraus e i manifestanti che incendiano a Vienna il Palazzo di Giustizia; saranno l’amata Veza e la deliziosa Ibby; sarà la madre, che i lettori de La lingua salvata conoscono bene e che ora, assillata dalla gelosia per il figlio, lo costringe a una inarrestabile commedia, dove donne «inventate» servono a coprire donne vere e proibite; saranno infine Karl Kraus stesso e Brecht, Grosz, Babel’, che Canetti conosce a Berlino. Tutte le loro voci sono qui salvate. E, intrecciata per sempre alla loro, riconosciamo qui la voce di Canetti stesso. Appartengono a questi anni le esperienze che saranno decisive per la sua opera di scrittore: la visione aristofanesca, che sembra offrire «l’unica possibilità di tener unito ciò che si frantumava in mille schegge»; la fascinazione ossessiva per Kraus; la massa, questo enigma incombente come mai prima sul nostro tempo, a cui Canetti dedicherà decenni di riflessione; infine il disegnarsi di una «comédie humaine dei folli», di cui rimane, quale unico, grandioso frammento il romanzo "Auto da fé". Inseguito dalle voci, Canetti non si cura di darci un quadro dell’epoca: ma l’aria di Francoforte, di Vienna e di Berlino in quegli anni circola in queste pagine come una presenza palpabile. In toni opposti, e stridenti fra loro, le città ci parlano di un periodo in cui «ciò che si abbatteva sugli uomini era più che un grande disordine, erano come tante esplosioni quotidiane». Ovunque, Canetti incontra varianti di uno stesso sfondo: il caos, perpetua minaccia e prezioso nutrimento. I suoi bagliori sono quelli del «fuoco», di cui questo libro – come già "Auto da fé" e ogni grande libro – è il «frutto».
La lingua salvata. Storia di una giovinezza
Elias Canetti
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 1991
pagine: 365
Il testimone auricolare. Cinquanta caratteri
Elias Canetti
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 1995
pagine: 144
Avete mai incontrato il Leccanomi o il Tirainlungo? O l'Appaltadolori e la Filaguai? O la Sultanomane e il Bentistà? Mah... Per mettere in chiaro le cose e constatare che dietro nomi tanto inusitati si celano molte nostre vecchie conoscenze, oltre a un discreto numero di esseri fantastici e insieme plausibili, occorre sfogliare le pagine di questo libro, fra i più "leggeri" di Canetti. Vi si trovano non già una galleria di ritratti morali, ma un album di fisionomie auditive, altrettanto spiccate e inconfondibili di quelle visive. Qui è all'opera un implacabile ascoltatore, il Testimone auricolare, che, se "non affatica la vista, in compenso ha un udito tanto più fine", prende nota di tutto ciò che sente e lo trasforma in personaggio.