Libri di Ettore Chiminat

La narrazione comincia (o termina) dalla metà del ventitreesimo secolo e finisce (o inizia) circa quattrocento anni prima, e cioè fino da quando rimane ancora una flebile traccia di qualcuno dei personaggi coinvolti nella vicenda. Procedendo (o arretrando) in tal modo è stato possibile venire a conoscenza delle cosmonaute Clarissa e Chantal, di papa Mirko, di Lin Bao e di Nora i genitori di Zhen Li, di Marco il medico del Pronto Soccorso, del suo mentore Bruno, del latin lover Matteo, di Hurrit Lucky l'algonchino figlio di Agostino, il contadino nato nelle Langhe e morto in South Dakota dove da giovane aveva inconsapevolmente scatenato l'inferno a Wounded Knee.

Samuele Manfredi detto Sam è un commissario di polizia in una grande città. Nora e Marianna ne sono rispettivamente l'assistente e la moglie. I tre non si sottraggono dal porre talvolta in atto fra di loro qualche innocente sotterfugio. In una serie di uccisioni ripetitive la vittima è sempre uno di quei personaggi che, come si dice, è meglio perdere che trovare. Casi impegnativi che Sam finisce con l'archiviare senza perdere troppo tempo per cercare di risolverli. Il che avviene con il tacito beneplacito del Questore, il dottor Scuderi. Accettando che un insospettabile e ignoto colpevole, probabilmente sempre la stessa persona, rimanga impunito.

Kàmilah, una giovane afghana, in compagnia del nipote Masoud – e del fido kalashnikov con il quale compie molte (sacrosante) esecuzioni – intraprende un lungo viaggio in Pakistan con l'obiettivo finale di raggiungere in qualche modo l'Europa. Ad aiutarli, a volte suggerendo a Kàmilah l'opportunità di porre in atto alcuni interventi punitivi, provvedono tre Imam piuttosto anticonformisti i quali alle volte escogitano delle autentiche prese in giro nei confronti dei fanatici antagonisti, ma altre ne decretano invece l'eliminazione. Uno degli Imam poi si rivelerà determinante per consentire ai due di raggiungere l'Europa. Ma solo Masoud coglierà quell'opportunità.

"Coraggio, il più è fatto". Questa ricorrente riflessione dell'anziano, benché serena, rivelava il fatto che i suoi trascorsi erano stati ardui e complessi, ma tuttavia, in quanto tali nel loro insieme gratificanti. Adesso quella sua bella età, della quale sotto sotto andava stupidamente fiero, oltre ad avergli fatto accettare l'idea della vita che stava per finire, gli consentiva di mantenere un atteggiamento distaccato nel rammentare tanto le cose piacevoli quanto quelle sgradevoli che gli erano occorse, come anche le occasioni mancate o non fruite nella loro interezza.

"Chi ben comincia" voleva essere un mero esercizio di scrittura, come peraltro dichiarato anche in prefazione, ma in realtà ha mantenuto tale connotazione solo in qualche caso mentre in altri a prendere il sopravvento è stato, pur se quasi sempre solo in parte, l'aspetto autobiografico. E i celebri incipit, menzionati persino nel sottotitolo quali espedienti decisivi nella generazione dei capitoli, cedendo a una deriva scusabile nel caso di un autore anziano, qualche volta da gameti si sono trasformati in embrioni. Nel senso che invece di essere il movente della narrazione, sovente sono stati estrapolati da quest'ultima fingendo che ne siano stati lo spunto.

Un vecchio papa romano decide di impegnarsi personalmente per contrastare il fenomeno delle azioni cruente ispirate da assurde motivazioni religiose. Per farlo si avvale della collaborazione di una giovane anatomopatologa che dapprima intuisce e poi comprova che tutti gli attentatori presentano una particolare conformazione cerebrale, malformazione dalla quale le donne risultano invece essere esenti. Alcuni capitoli hanno come protagonisti dei bambini i cui genitori islamici sono coinvolti in attentati. Altri personaggi significativi sono il capo del nucleo antiterrorismo della gendarmeria vaticana e alcuni religiosi appartenenti allo staff del pontefice. Di spicco è poi anche la figura di un imam coetaneo del papa, al pari di quest'ultimo anch'egli ateo.

"... anche potendolo fare, non avrebbe saputo scegliere tra il volere o il non voler sapere. A volte la sua consapevolezza gli risultava gratificante, altre solo inquietante. D'altra parte non avrebbe voluto non ricordare più nulla del convento in cima al colle, delle divertenti prediche del priore, dei pranzi nella trattoria sotto la pergola d'uva fragola, dell'atteggiamento festoso degli scodinzolanti ospiti del canile, del Brasile e di New York..."

Gente, posti, momenti. Episodi narrati in prima persona e altri in terza. Tradimenti veri o quasi veri o falsi. Cose avvenute, altre non avvenute che tuttavia sarebbero potute avvenire. E che forse sarebbe meglio fossero avvenute. Oppure no, perché in fondo è sempre meglio lasciar fare al destino.

Spesso durante la vita gli uomini, e fortunatamente anche le donne grazie alla loro relativamente recente emancipazione, indulgono ad alcune trasgressioni che in fondo hanno come fine principale quello di procurare poi, da anziani, dei piacevoli ricordi. E l'abilità sta nel concedersele solo nei modi e nella misura in cui nessuno ne abbia a soffrirne.

Mi sembra che il crivello dei ricordi di un'esistenza che sta diventando piuttosto lunga lasci passare soltanto gli episodi meno significativi, le sensazioni più lievi, le conseguenze minori determinate da passati rilevanti accadimenti i quali vengono invece trattenuti dalle fitte maglie del vaglio. È proprio così che funziona un crivello, deve far passare i piccoli detriti trattenendo le grosse cose.

Egli, anche potendolo fare, non avrebbe saputo scegliere fra il volere o il non volere sapere. A volte la sua consapevolezza gli risultava gratificante, altre solo inquietante. Dipendeva dalla disposizione psicologica del momento. Razionalmente era obbligato a ritenere preferibile l'essere al corrente della realtà, cioè di avere avuto una vita precedente. Nella quale lui era stato un industriale, mentre i suoi due ignari compagni erano stati uno il priore di un convento e l'altro un chirurgo. L'inquietudine gli derivava dall'impossibilità di spiegarsi come potessero le loro attuali esistenze sovrapporsi alle precedenti. Forse meglio sarebbe stato l'avere concluso la sua precedente vita da ateo assoluto al pari dei suoi amici, e non soltanto al novantanove per cento come era stato per lui. Infatti era convinto che quel dannato privilegio di conoscere la realtà spettasse unicamente ai non totalmente atei. Ma anche coloro che lo erano stati del tutto entravano, inconsciamente, nel 'riciclo' delle esistenze. D'altra parte non avrebbe voluto non ricordare più nulla del convento in cima al colle, delle divertenti prediche del priore, dei pranzi nella trattoria sotto la pergola d'uva fragola, dell'atteggiamento festoso degli scodinzolanti ospiti del canile, del Brasile e di New York. Tutto sommato era preferibile il sapere, anche se questo più che fornire spiegazioni generava interrogativi.

Viene immaginata una situazione in cui per prevenire e contrastare azioni violente ispirate da assurde motivazioni religiose un Papa romano si impegna personalmente per contrastare il fenomeno, coordinando un gruppo di lavoro composto da alcuni suoi collaboratori, in gran parte laici, fra i quali è un elemento di spicco la giovane anatomopatologa Nora. Dei venti brevi capitoli molti hanno come protagonisti bambini dell'Islam che vivono in Occidente i cui genitori sono coinvolti in attentati terroristici. E' anche rilevante la figura di un Imam coetaneo del Papa che presta un suo aiuto a quest'ultimo.