Libri di Florideo A. Matricciano
Le cicatrici mute dei menù
Florideo A. Matricciano
Libro: Libro in brossura
editore: Tabula Fati
anno edizione: 2022
pagine: 144
Le cicatrici mute dei menù: intreccio di scritture e ormeggi - pigmento di lettura - che si snodano lungo l'arco di tre sillogi. E poiché d'ogni ancoraggio resta memoria fino ai confini della pelle (cicatrici in grado di riportare in vita lo strascico di un passo, l'aroma brunito delle dita al tabacco, litanie dimenticate, sapori seclusi… o l'attrito singolare fra battito e respiro e frescure e tepori) diventa possibile risalire al dialogo interno e al vissuto che ne hanno elevato la consapevolezza. Così encausti e tessuti cicatriziali dimorano tra i versi nella cui leggibilità resiste l'illeggibilità del silenzio da cui provengono; e rappresentano "lo strappo attraverso il quale il silenzio, l'Esterno indisponibile irrompe nel pensare." (Byung-Chul Han, La società senza dolore). Tipologia ulteriormente riconducibile all'arte del kintsugi... di "abbracciare il danno": sapienza corporea (d'intelligenza manuale, storicizzata a fronte di fragilità cruciali e impreviste; forma nobile, sublime, di problem solving artigianale), abilità e splendore del ripristino creativo impreziositi nel sentimento delle cose e nella patina del tempo predisponendole all'altrove di un inoltre possibile.
Dis-sentire il silenzio. (Centouno tanka, haiku e senryu)
Florideo A. Matricciano
Libro: Libro in brossura
editore: Tabula Fati
anno edizione: 2021
pagine: 176
I centouno tanka, haiku e senryu, ospiti nel frusciare di pagine a vario titolo dis-senzienti il silenzio, rappresentano la "versione" di un all'erta nei confronti dell'hic et nunc, inatteso, stupefacente e illuminante, colto nella sua immediatezza sincronica e tridimensionale fatta di necessità, libertà ed evanescenza del superfluo nell'essenzialità espressiva dell'irripetibile immediato. Nelle varie sezioni della raccolta, compreso il gendai haiku posto ad apertura della silloge, i versi si offrono a un ulteriore, di-f-ferente e di-verso "sentire" il silenzio, nella duplice accezione dell'ascolto e della consapevolezza percettiva di sensazioni e sentimenti alla relazione tra sé, l'altro e il mondo comunque si manifesti, attraverso la scrittura, nelle scelte personali sempre di/s/tese fra l'impeto e il lasciarsi andare dell'impegno, nel discernimento che se/para e s/compone o nella cura, at/tenta e pre/sente, ac/cogliente, nonché nella riflessione sugli enigmi e sul mistero della finitudine sospesa del mortale, sempre esposto alla vulnerabilità dell'effimero e caduco, dell'illusoriamente perdibile... di uno "spirito perso" nel vuoto. E sono l'esito assolutamente impagabile di centouno e forse più battiti di palpebra, a cuore digiuno, assetato, sul mondo, esigenti e accoglienti al medesimo tempo: ospiti che non perdono la dimora del cammino!
Appunti, disappunti e... contrappunti. Periferie scrittorie, rimarginazioni e ritrosie a sovescio in coda al secolo breve 1985-1995
Florideo A. Matricciano
Libro: Libro in brossura
editore: Tabula Fati
anno edizione: 2019
pagine: 200
"Appunti, disappunti e... contrappunti" (taccuini di note, pro-memoria, osservazioni circa il molteplice fluire e aggrumarsi dell'esistenza sulla lunga coda del secolo breve) porta alla superficie della scrittura quel fertilizzante naturale sovesciato e composito di vissuto personale e vicende fermentate tra gli steccati del quotidiano: microstorie a Vitralia Nugarni, anagramma del nome d'un antico borgo incastonato sugli acclivi della media Valpescara. I due taccuini iniziali e le tracce ossimoriche e antinomiche della reciproca inversione "predicato/nominalizzazione", nei titoli ("Passando il segno"/"Segnando il passo"), restituiscono per rapidi schizzi gli elementi cruciali del racconto: la trama contraddittoria del disappunto allo svolgersi della realtà, il dettaglio di alcuni temi biografici, l'originalità disadorna della toponomastica. Il terzo, "Due metafore a sovescio e due racconti", tra mito, modelli e mutazioni imposte dal volgere delle stagioni, distende le ciglia disincantate e prudenti sull'inoltre del millennio a venire e sull'altrove. Ma è nella cifra narrativa e stilistica che il contrappunto concertante del canto dato (appunti e disappunti) si dispiega tanto nel discanto delle riconnessioni per centoni mistilinguistici quanto nei canoni vedutisti dell'anima e dei penetrali del silenzio, tuttora abitati dagli adagi speculari della memoria e dagli esiti visionari e polifonici del narrare.
L'ineluttanza delle parole
Florideo A. Matricciano
Libro: Libro in brossura
editore: Tabula Fati
anno edizione: 2018
pagine: 112
"L'ineluttanza delle parole" è, nella sovversione del dire, provocazione sottesa a forzare sfidando da una parte la riluttanza della parola (nel libero dispiegarsi del proprio potenziale espressivo a fronte delle profondità incommensurabili del silenzio e delle sue vertiginose altitudini) e, dall'altra, l'ineluttabilità dell'esserci (in quanto parola sempre e comunque, in pensiero e in azione, nelle vocalità e nella scrittura), proprio a partire dal silenzio e nell'intento conservativo di ogni sua, seppur minima, traccia. Ed è voce che sosta, silenziosa e all'erta, sulla soglia della parola interrogando la propria intima dimora e, al tempo stesso, zattera di scrittura offerta al naufragio di ciò che nella voce appare, forse, inesprimibile ancora. È sosta di confine. Limite d'inoltre. Danza inestricabile di contatto e distanza tra confini e orizzonte, barbara e cittadina. L'avvicendarsi pulsante dei poli di una stessa, disidentica, identità.

