Libri di Giuseppino Mincione
Ovidio nella Divina Commedia
Giuseppino Mincione
Libro: Libro in brossura
editore: Solfanelli
anno edizione: 2015
pagine: 72
È risaputo che Dante si è ispirato soprattutto a Virgilio e poi ad Ovidio, Orazio, Lucano e Stazio. Scorrendo i versi e gli episodi della Divina Commedia, si presentano alla nostra attenzione passi infiniti, nei quali Dante ha attinto a piene mani da Ovidio per illustrare e rendere più visibili e vivaci episodi e personaggi da lui descritti. A contarli sono veramente tanti i passi in cui Dante e Ovidio hanno collaborato, per così dire, per costruire tutta l'impalcatura della Divina Commedia. Ne è venuta fuori una ricerca minuziosa sui singoli passi danteschi comparandoli con i suggerimenti forniti da Ovidio; una indagine sistematica su ciascuna delle tre cantiche veramente singolare.
I genitori di Gabriele D'Annunzio nei racconti del figlio
Giuseppino Mincione
Libro: Libro in brossura
editore: Solfanelli
anno edizione: 2013
pagine: 136
Sagra della città di Pescara. Il miracolo del crocifisso del 1062 in Aterno-Pescara
Giuseppino Mincione
Libro: Libro in brossura
editore: Tabula Fati
anno edizione: 2012
pagine: 80
Dieci giudei, residenti in Aterno-Pescara, si riunirono nella loro sinagoga il pomeriggio di Giovedì Santo del 1062 per prendersi gioco delle cerimonie religiose dei cristiani. Spalmarono della cera su una tavola corrosa dai tarli e vi raffigurarono la croce con sopra Gesù, ficcarono degli aghi sul capo, sulle mani e sui piedi del crocifisso e poi con delle frecce e con una lancia lo ferirono per schernirlo, come avevano fatto i loro padri, quando l'uomo-Dio era vivo ed operava tra loro. Tornati la mattina dopo nella sinagoga, essi trovarono gocce di sangue sul corpo del Cristo e per terra, tra la polvere. Presi dallo spavento, cercarono di cancellare ogni segno e di raccogliere la polvere insanguinata in un'ampolla, per poi nascondere cera, lancia ed ampolla. Tre anni dopo, per forti dissensi scoppiati fra loro, la notizia dell'accaduto fu portata a conoscenza del Conte teatino Trasmondo, presso il castello di Sette, e il Conte, messi alle strette i colpevoli, riuscì a recuperare gli oggetti sacri e, su parere del Papa Alessandro II, fece trasferire cera, tavola, lancia ed ampolla, contenente la polvere intrisa di sangue, nella chiesa di San Salvatore.

