Libri di Irvin D. Yalom
La trilogia dei filosofi: La cura Schopenhauer-Le lacrime di Nietzsche-Il problema Spinoza
Irvin D. Yalom
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2018
pagine: 1368
Il confanetto contiene i tre romanzi di Irvin D. Yalom: Le lacrime di Nietzsche, La cura Schopenhauer, Il problema Spinoza.
Guarire d'amore. Storie di psicoterapia
Irvin D. Yalom
Libro: Libro in brossura
editore: Raffaello Cortina Editore
anno edizione: 2020
pagine: 422
Un uomo che non riesce a controllare i suoi impulsi sessuali; una donna ossessionata da un amore divorante, finito ormai da otto anni; un brillante scienziato che si convince di essere un impostore; una ragazza che rivela un’insospettata doppia personalità; un uomo d’affari che non trova il coraggio di liberarsi di un pacco di lettere ingiallite… Sono i protagonisti delle storie di psicoterapia in cui Irvin Yalom ha condensato le sue esperienze e riflessioni sulle radici profonde del disagio esistenziale: pagine appassionate e brillanti, ricche di emozioni e di idee, sempre illuminate da una sorprendente sincerità. L’esperienza terapeutica vi appare come una specie di avventura, e analista e paziente sono raffigurati come compagni di viaggio: la guarigione del paziente deve indurre il terapeuta a mettere in gioco tutte le sue carte senza barare. La coinvolgente narrazione di questi incontri ci aiuta a riconoscere e a tenere a bada i nostri aspetti più oscuri: nell’intreccio di paure, ansie, solitudini e ossessioni è impossibile sentirsi soltanto un osservatore distaccato.
Fissando il sole
Irvin D. Yalom
Libro: Libro in brossura
editore: BEAT
anno edizione: 2020
pagine: 250
«La tristezza mi entra nel cuore. Io ho paura della morte». Così quattromila anni fa Gilgamesh, l'eroe babilonese, commentava la morte dell'amico Enkidu. La paura della morte ci perseguita da sempre. C'è chi la manifesta indirettamente, magari in un sintomo che non ha apparentemente nulla a che fare con essa; c'è chi la esplicita, come Gilgamesh, con tragica consapevolezza; c'è chi ne è a tal punto paralizzato da non potersi abbandonare ad alcuna felicità. Come un'ombra oscura, la paura della morte entra nel cuore di ogni uomo, in ogni epoca, sotto ogni condizione. Al punto tale che non vi è stato scrittore degno di questo nome che non l'abbia affrontata e descritta. Irvin Yalom l'affronta anche lui in questo libro, ma non per aggiungere un suo compendio di riflessioni alle illustri opere del passato. Il libro è piuttosto una ricognizione che nasce dal confronto personale con il problema della morte, confronto offerto dal dialogo con i pazienti e dalla frequentazione delle opere di quei pensatori che hanno tracciato la via per avere la meglio sul terrore della morte. L'esperienza mostra come sia davvero arduo vivere ogni istante consapevoli di dover morire. «E come cercare di fissare direttamente il sole: si riesce a sopportarlo solo per poco». Di qui i rituali compulsivi per attenuarne il terrore: la proiezione nel futuro attraverso i propri figli, la fede in un salvatore, la strenua lotta per diventare importanti e famosi. L'angoscia della morte è però sempre in agguato, «occultata in qualche abisso nascosto della mente». Che cosa fare? Come misurarsi con essa? Più che Freud, Jung e gli altri grandi psichiatri della fine del diciannovesimo e dell'inizio del ventesimo secolo, sono i filosofi greci classici, in particolare Epicuro, a indicare, per Yalom, la via. È attraverso il pensiero di Epicuro - un filosofo lontanissimo da quella concezione di abbandono alla sensualità con cui viene generalmente tramandato - che l'idea della morte, anziché portare alla disperazione e a una vita priva di scopo, può essere una awakening experience, un'esperienza di risveglio, «una consapevolezza che conduce a una vita più piena».
Il dono della terapia
Irvin D. Yalom
Libro: Libro in brossura
editore: BEAT
anno edizione: 2019
pagine: 272
La terapia e il rapporto analista-paziente sono, come indica il titolo, l'argomento proprio di questo libro, ma in una maniera così originale che l'esperienza terapeutica vi appare come una sorta di avventura, e analisti e pazienti vi sono raffigurati come singolari «compagni di viaggio» anziché come distaccati guaritori e infelici che soffrono. Unendo l'abilità di narratore al rigore dello studioso, l'autore di Le lacrime di Nietzsche racconta i casi clinici più difficili che gli siano mai capitati rileggendoli alla luce di un passo di Freud o di Schopenhauer, rivela il consiglio di un vecchio amico grazie al quale superò una delusione di gioventù, attinge alle pagine di Hermann Hesse per parlare di malattia e di guarigione. «Guidato dalla passione per il compito» e messi da parte i consigli che gli suscitavano «meno entusiasmo», Yalom invita i lettori a seguirlo attraverso ottantacinque temi centrali della terapia contemporanea. Rimuovere gli ostacoli e andare avanti, ad esempio. Evitare le diagnosi. Non avere paura di sbagliare. Sviscerare il senso della parola «casa». Riflettere sui sogni che ci tengono svegli, e ricordare che se il terapista ha molti pazienti, il paziente ha un solo terapista.
Chiamerò la polizia
Irvin D. Yalom
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2019
pagine: 78
«Mi sta capitando qualcosa di serio... Il passato sta erompendo... Le mie due vite, la notte e il giorno, si stanno unendo. Ho bisogno di parlare». Con queste parole il vecchio compagno di studi di Irvin D. Yalom, Bob Berger, lancia all'amico una richiesta di aiuto. Da troppi anni, infatti, Bob vive due vite: una diurna come cardiochirurgo affabile, scrupoloso e infaticabile, e una notturna, quando i brandelli di orribili ricordi si fanno largo nei suoi sogni. Yalom sa che è giunto il momento di accompagnare l'amico fin dentro il suo incubo. Nei loro cinquant'anni di amicizia, Bob Berger non ha mai rivelato ad anima viva il suo passato di rifugiato di guerra sopravvissuto all'Olocausto, arrivato fino a Boston da solo, come profugo, all'età di diciassette anni, dopo essere sfuggito ai nazisti fingendosi cristiano. Ora è giunto il momento di affrontare i propri demoni. Insieme, Yalom e Berger interpretano i frammenti di una storia che, per essere esorcizzata e finalmente dimenticata, va affrontata in tutti i suoi più intimi risvolti psicologici.
Sul lettino di Freud
Irvin D. Yalom
Libro: Libro rilegato
editore: BEAT
anno edizione: 2017
pagine: 493
"Sul lettino di Freud" è la storia di Seymour Trotter, Ernest Lask e Marshal Streider, tre psicoterapeuti che, in virtù della sorte connessa alla loro professione, si trovano a condividere trionfi e fallimenti, fatti e misfatti, onori e infamie della loro pratica terapeutica. Seymour Trotter, settantun anni, un patriarca della comunità psichiatrica, venerato in tutto il Nord della California per la sua sagacia e il suo motto: «La mia tecnica consiste nell'abbandonare qualsiasi tecnica!», va incontro alla rovina dopo aver preso in analisi Belle Felini, una trentaduenne di gradevole aspetto, ma con una lunga storia di autodistruzione alle spalle. Nell'istante in cui l'«alleanza terapeutica» con la sua paziente sembra dare frutti che nessun Prozac può procurare, Trotter viene accusato di comportamento sessuale inappropriato nei confronti della giovane donna e sottoposto ad azione disciplinare dal comitato etico per la medicina. Incaricato del procedimento è Ernest Lask, assistente universitario presso la facoltà di psichiatria, studioso che ignora quasi tutto della psicoterapia. L'incontro con Trotter, tuttavia, lo affascina e seduce a tal punto che Lask diviene un affermato psicoterapeuta. Giorno dopo giorno, i suoi pazienti lo invitano nei luoghi più intimi delle loro vite. E giorno dopo giorno lui ringrazia i grandi progenitori dell'analisi: Nietzsche, Kierkegaard, Freud, Jung. Finché non viene il momento in cui nessuno dei grandi guaritori del passato può soccorrerlo. Lask applica un approccio radicalmente nuovo, basato su una forma di «alleanza terapeutica» con il suo paziente Justin. Ma quando quest'ultimo decide di abbandonare bruscamente la moglie, Lask è costretto a correre ai ripari il più in fretta possibile, poiché si rende conto di aver commesso un grave errore di valutazione e di essersi curato più di sé che di Justin nell'analisi. Errore che confessa al suo supervisore Marshal Streider, il quale, benché abbia fatto suo il motto creativo di Trotter, non riesce a scrollarsi di dosso alcuni suoi comportamenti compulsivi, in particolare l'attrazione per il denaro che turba i suoi rapporti col mondo...
Le lacrime di Nietzsche
Irvin D. Yalom
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2010
pagine: 448
Nella Vienna fin de siècle, abbandonato da Lou Salomé, giovane donna dal fascino incantevole con cui ha condiviso un esaltante ménage à trois, Friedrich Nietzsche, schivo, solitario, asociale, è in preda a una disperazione estrema che gli ha fatto tentare più volte il suicidio. Uno stato che si manifesta con una moltitudine impressionante di sintomi: emicrania, parziale cecità, nausea, insonnia, febbri, anoressia. Gli è accanto Joseph Breuer, stimato medico ebreo, futuro padre fondatore della psicanalisi, che sottopone il filosofo alle sue cure, basate sulla convinzione che la guarigione del corpo passi attraverso quella dell'anima. Reduce dal difficile rapporto con un'altra paziente, Anna O., su cui ha sperimentato un trattamento psicologico rivoluzionario, anche Breuer è in preda a una depressione profonda dovuta alla forte attrazione che prova per la donna, a dissapori matrimoniali, al senso di soffocante prigionia causata dai legami e dalle convenzioni della vita borghese. Tra Breuer e Nietzsche, nel corso di numerose sedute successive, si instaura un dialogo serrato e coinvolgente nel corso del quale il primo cerca invano di arrivare alle radici del male oscuro del filosofo e di indurlo ad aprirgli il cuore. Alla fine, il medico ha l'idea risolutiva: vestiti i panni del paziente e confessando tormenti, pene e preoccupazioni a Nietzsche, riesce a infrangerne l'impenetrabile isolamento e a provocare in lui una liberatoria catarsi emotiva.
Creature di un giorno. E altre storie di psicoanalisi
Irvin D. Yalom
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2015
pagine: 224
Mai come in questo libro la scrittura di Yalom rivela la sua componente più nascosta, quella terapeutica, e permette al lettore di guardare negli occhi le due questioni fondamentali dell'esistenza: come vivere una vita piena e come conciliarsi con l'inevitabile prospettiva di abbandonarla. L'autore di "Le lacrime di Nietzsche", e di altre importanti opere di narrativa che hanno conquistato il favore di pubblico e critica nei numerosi paesi in cui sono apparse, presenta in queste pagine la grande esperienza accumulata in più di cinquant'anni di pratica psicanalitica, e con onestà intellettuale ci pone dinanzi a una serie di casi in cui, assieme ai suoi pazienti, ha affrontato il problema della perdita, dell'invecchiamento, della malattia e della solitudine. In pagine pervase da una grande umanità, con garbo e tuttavia con la precisione propria dell'analista, Yalom delinea una schiera di personaggi diversi tra loro per età, estrazione sociale, prospettive di vita, tra i quali uno scrittore vittima di un blocco creativo che, dopo aver letto "Le lacrime di Nietzsche", chiede di essere preso in cura; una ex prima ballerina della Scala che fa il suo ingresso teatrale, nello studio con in mano una fotografia che la ritrae giovane, splendida étoile della danza; un uomo d'affari con tutte le cose giuste attorno a lui, ma nessuna giusta dentro; e una redattrice in punto di morte, con l'aspetto esteriore di una malinconica figlia dei fiori degli anni sessanta.
Diventare se stessi
Irvin D. Yalom
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2018
pagine: 352
Nel pantheon degli scrittori di Irvin Yalom, un posto di primo piano spetta a Charles Dickens, alle cui opere gli capita spesso di ritornare. Rileggendo di recente Storia di due città dello scrittore inglese, l'autore delle Lacrime di Nietzsche si è imbattuto in una frase che costituisce un perfetto esergo di questo libro: «Poiché, quanto più m'avvicino alla fine, viaggio come in circolo e m'avvicino sempre più al principio. Mi pare che la via si spiani e si faccia più agevole. Il mio cuore è adesso commosso da molte memorie che a lungo erano rimaste sopite...». Sorte dalla commozione dei ricordi che, inesorabili, riaffiorano quando lo scorrere del tempo spinge a riconsiderare la propria storia e il proprio passato, le pagine che seguono spianano per il lettore la via più agevole per accostarsi alla vita e all'opera di Irvin Yalom. Dall'arrivo a Ellis Island dei suoi genitori, ebrei emigrati dalla Russia in America senza un soldo, senza un'istruzione, senza sapere una parola d'inglese, all'infanzia trascorsa a scansare gli ubriachi che dormivano nell'atrio di casa, tra scarafaggi e ratti; dalla prima adolescenza vissuta in solitudine, sempre fuori posto, unico bambino bianco in un quartiere abitato da neri, unico ebreo in un mondo di cristiani («ebreuccio» lo chiamava il barbiere dalla faccia paonazza), all'incontro a soli quindici anni con Marilyn, destinata a diventare moglie, mentore e poi inseparabile compagna di vita che troverà «spassoso» il suo essere esperto nella terapia di gruppo; dalla memorabile conversazione avuta a vent'anni con suo padre, segnata dalla domanda: «Dopo la Shoah, com'è possibile che chiunque creda in Dio?», alla decisione di diventare medico, passando dagli anni travagliati dell'università fino al praticantato in psichiatria e alla scoperta della propria autentica vocazione, Yalom non tralascia alcun aspetto del lungo cammino che lo ha condotto a diventare uno dei più affermati psichiatri e autori del nostro tempo, mostrando, ad un tempo, come il compito ineludibile di diventare se stessi sia ciò che caratterizza la nostra esistenza.
Fissando il sole
Irvin D. Yalom
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2017
pagine: 320
«La tristezza mi entra nel cuore. Io ho paura della morte». Così quattromila anni fa Gilgamesh, l'eroe babilonese, commentava la morte dell'amico Enkidu. La paura della morte ci perseguita da sempre. C'è chi la manifesta indirettamente, magari in un sintomo che non ha apparentemente nulla a che fare con essa; c'è chi la esplicita, come Gilgamesh, con tragica consapevolezza; c'è chi ne è a tal punto paralizzato da non potersi abbandonare ad alcuna felicità. Come un'ombra oscura, la paura della morte entra nel cuore di ogni uomo, in ogni epoca, sotto ogni condizione. Al punto tale che non vi è stato scrittore degno di questo nome che non l'abbia affrontata e descritta. Irvin Yalom l'affronta anche lui in questo libro, ma non per aggiungere un suo compendio di riflessioni alle illustri opere del passato. Il libro è piuttosto una ricognizione che nasce dal confronto personale con il problema della morte, confronto offerto dal dialogo con i pazienti e dalla frequentazione delle opere di quei pensatori che hanno tracciato la via per avere la meglio sul terrore della morte. L'esperienza mostra come sia davvero arduo vivere ogni istante consapevoli di dover morire. «E come cercare di fissare direttamente il sole: si riesce a sopportarlo solo per poco». Di qui i rituali compulsivi per attenuarne il terrore: la proiezione nel futuro attraverso i propri figli, la fede in un salvatore, la strenua lotta per diventare importanti e famosi. L'angoscia della morte è però sempre in agguato, «occultata in qualche abisso nascosto della mente». Che cosa fare? Come misurarsi con essa? Più che Freud, Jung e gli altri grandi psichiatri della fine del diciannovesimo e dell'inizio del ventesimo secolo, sono i filosofi greci classici, in particolare Epicuro, a indicare, per Yalom, la via. È attraverso il pensiero di Epicuro - un filosofo lontanissimo da quella concezione di abbandono alla sensualità con cui viene generalmente tramandato - che l'idea della morte, anziché portare alla disperazione e a una vita priva di scopo, può essere una awakening experience, un'esperienza di risveglio, «una consapevolezza che conduce a una vita più piena».
Il dono della terapia
Irvin D. Yalom
Libro: Libro in brossura
editore: BEAT
anno edizione: 2016
pagine: 211
"I consigli di questo libro - scrive Irvin Yalom nell'introduzione al volume - sono tratti da annotazioni relative a quarantacinque anni di pratica clinica. Esso rappresenta un mélange particolare di idee e tecniche che ho trovato utili nel mio lavoro. Queste idee sono così personali, presuntuose e qualche volta originali che difficilmente il lettore potrà trovarle altrove". La terapia e il rapporto analista-paziente sono, come indica il titolo, l'argomento proprio di questo libro, ma in una maniera appunto così originale che l'esperienza terapeutica vi appare come una sorta di avventura, e analisti e pazienti vi sono raffigurati come singolari "compagni di viaggio" anziché come distaccati guaritori e infelici che soffrono. Unendo l'abilità di narratore al rigore dello studioso, l'autore di "Le lacrime di Nietzsche" racconta i casi clinici più difficili che gli siano mai capitati rileggendoli alla luce di un passo di Freud o di Schopenhauer, rivela il consiglio di un vecchio amico grazie al quale superò una delusione di gioventù, attinge alle pagine di Hermann Hesse per parlare di malattia e di guarigione. Guidato dalla passione per il compito" e messi da parte i consigli che gli suscitavano "meno entusiasmo", Yalom invita i lettori a seguirlo attraverso ottantacinque temi centrali della terapia contemporanea.
Il problema Spinoza
Irvin D. Yalom
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2019
pagine: 448
Estonia, 1910. Il diciassettenne Alfred Rosenberg, accusato di aver proferito violenti commenti antisemiti in classe, viene condannato dal preside Epstein a una singolare punizione: imparare a memoria alcuni passi dell'autobiografia di Goethe, il poeta che l'adolescente dichiara di venerare come emblema stesso del popolo tedesco. In particolare, i brani in cui l'autore del "Faust" si dichiara fervente ammiratore di Baruch Spinoza, il grande filosofo ebreo del diciassettesimo secolo. La lettura insinua nella mente del giovane Rosenberg un tarlo che lo accompagnerà per il resto della vita: come può il sommo Goethe aver tratto ispirazione da un uomo di razza inferiore? Amsterdam, 1656. Bento, in ebraico Baruch, Spinoza ha ventitré anni: la sua famiglia è di origine portoghese, sfuggita all'Inquisizione e riparatasi nella più tollerante Olanda. Animato dal desiderio di apprendere la lingua e le idee dei grandi filosofi greci, Bento frequenta l'accademia di Franciscus van den Enden, un elegante uomo di mondo inviso alla comunità ebraica. Van den Enden addirittura osa affidare parte dell'insegnamento alla figlia Clara Maria, una giovane dal collo lungo e il sorriso seducente di cui Baruch si invaghisce puntualmente. Il risultato di questa educazione filosofica e sentimentale è scontato: il giovane pensatore viene scomunicato e costretto a condurre una vita solitaria e appartata, che lo porterà tuttavia a produrre opere sublimi per profondità e drammaticità. Opere che trecento anni dopo non smettono di tormentare, sotto forma di incessanti domande, l'«ariano» Rosenberg, divenuto uno dei fondatori del partito nazista e stretto collaboratore di Hitler: davvero Baruch Spinoza, quest'uomo appartenente a una razza da sterminare, è riuscito a sviluppare un pensiero filosofico così lucido e geniale? O forse il segreto della sua genialità non sta nella sua mente, ma altrove? Magari nella sua piccola biblioteca personale, su cui la guerra consente di mettere le mani? Dopo aver indagato i fantasmi della mente di Nietzsche e Schopenhauer, Yalom illumina la vita misteriosa e controversa di Baruch Spinoza nella Amsterdam del Seicento e l'ossessione per le sue opere nella Germania antisemita del secolo scorso.

