Libri di Jacques Bouveresse
Il mito moderno del progresso. Filosoficamente considerato a partire dalla critica di Karl Kraus, Robert Musil, George Orwell, Ludwig Wittgestein e Georg Henrik von Wright
Jacques Bouveresse
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2018
pagine: 110
Intrisa di pensiero postmoderno, la nostra epoca potrebbe essere caratterizzata dal più completo scetticismo nei confronti delle grandi narrazioni della modernità, se una nozione non continuasse a dominare imperterrita la scena: la nozione di progresso. Non vi è discorso pubblico di uomini politici, tecnocrati, economisti, imprenditori e finanzieri in cui la parola «progresso» non ricorra come una speranza, un compito, un obbligo cui attenersi. Il dovere di servire il progresso è, insomma, la vera e propria parola d'ordine del nostro tempo, la fede da fare propria per non incorrere nell'esclusione da ogni agire pubblico. Già nel 1909, nel suo articolo intitolato "Der Fortschritt (Il progresso)", Karl Kraus denunciava il carattere vuoto e formale dell'idea di progresso: più che un reale movimento, essa indica l'«impressione del movimento», una sorta di punto di vista fatale per il quale, qualsiasi cosa facciamo, agiamo sempre sotto il riguardo del progresso e mai del regresso. Da Kraus a Musil, a Orwell, a Wittgenstein e a Georg Henrik von Wright si è sviluppato un ampio pensiero critico di tale idea che Jacques Bouveresse riprende e commenta in queste pagine per mostrare la totale insensatezza di una nozione per la quale «tutto ciò che si fa oggi di nuovo nelle nostre società, e anche tutto ciò che semplicemente si fa, è situato sotto il segno del progresso».
Prodigi e vertigini dell'analogia. Sull'abuso delle belle lettere nel pensiero
Jacques Bouveresse
Libro: Libro in brossura
editore: Castelvecchi
anno edizione: 2024
pagine: 166
Nel 1996, un’autorevole rivista americana pubblicò un articolo controverso, in cui l’autore, il fisico Alan Sokal, sosteneva le sue divagazioni filosofiche e assurdità scientifiche servendosi di citazioni di illustri intellettuali francesi e americani. Dopo aver svelato l’inganno, Sokal scrisse un libro che metteva in luce le «imposture intellettuali» e le acrobazie linguistiche di Jean Baudrillard, Gilles Deleuze, Jacques Lacan, Bruno Latour, Julia Kristeva. Invece che portare a una discussione rigorosa sulla necessità di riaffermare un’etica della comunicazione scientifica, la parodia scatenò una reazione corporativa da parte di una casta intellettuale che si considera al di sopra di ogni critica e non accetta che l’elogio dei media. Da sempre orientato al rigore argomentativo e alla ricerca della verità, Jacques Bouveresse denuncia «il rapporto dilettante e fantasioso» che, a partire da Régis Debray, una parte della filosofia contemporanea intrattiene con la scienza, mostrando il pericolo di un uso arbitrario di concetti matematici e fisici in nome di un presunto “diritto alla metafora” o di una vaga creatività del pensiero. Ma dietro il gergo altisonante e l’apparente erudizione scientifica, il re è nudo. Quale futuro attende la democrazia se viene meno il diritto di comprendere e valutare in maniera autonoma qualsiasi tipo di argomentazione? Alle accuse di estetismo intellettuale, Bouveresse affianca la critica radicale di una delle malattie della cultura contemporanea: il relativismo postmoderno. Che, nel negare l’esistenza di una conoscenza oggettiva verificabile, alimenta, a sorpresa, reazionarie ideologie identitarie. Prefazione di Jean-Matthias Fleury.
Filosofia, mitologia e pseudo-scienza. Wittgenstein lettore di Freud
Jacques Bouveresse
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 1997
pagine: 198
Wittgenstein è stato un ammiratore di Freud, ma questo non deve sorprendere, se si pensa che Freud possedeva più di ogni altro una qualità che Wittgenstein riteneva fondamentale in filosofia, la capacità di proporre analogie nuove e illuminanti per la comprensione di fatti che sono nello stesso tempo familiari ed enigmatici. Il lavoro di Freud, per lui, consiste anzitutto nel proporre eccellenti analogie, come per esempio quella tra un sogno e un rebus. Egli ci fornisce una "rappresentazione di fatti" a cui nessuno aveva pensato prima di lui. Freud ha torto nell'esprimersi "come se avesse scoperto che nella mente umana vi sono desideri e atti inconsci"; il che è del tutto errato, secondo Wittgenstein.

