Libri di Jean Améry
Rivolta e rassegnazione. Sull'invecchiare
Jean Améry
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2013
pagine: 160
Solitamente ci affrettiamo a togliere dalla vista ogni segno o richiamo della nostra debolezza, della nostra mortalità, e ciò è più che comprensibile. In un'epoca in cui l'intelligenza si distoglie non solo dalle vicende immediate della coscienza, ma più in generale dall'uomo, Améry riflette in questo suo libro sul vissuto, sui segni che la vita lascia sul nostro corpo, registrando con la maggiore lucidità e fedeltà possibili i processi nei quali si trova invischiato chi invecchia, cioè tutti noi. Le sue sono le riflessioni di uno stoico estremo, che procedono sostanzialmente con il metodo dell'introspezione, senza tuttavia trascurare l'osservazione e l'immedesimazione, ma tralasciando volutamente ogni criterio di scientificità, o tantomeno di rigore logico. Jean Améry riflette su quell'implacabile perdita di terreno che chiamiamo invecchiare, e, anche se la sua analisi mette in gioco la sua propria sfera personale, e nonostante non vi sia traccia di dubbie attribuzioni di valore del declino - la saggezza dei vecchi, la nobiltà della rassegnazione -, le sue parole riguardano tutti noi. Presentazione di Claudio Magris.
Intellettuale a Auschwitz
Jean Améry
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2011
pagine: 176
Con inesorabile precisione e passione di verità, Améry registrò in questa sua vertiginosa discesa nell'abisso concentrazionario le disfatte dello spirito, a cominciare dalla peculiare inferiorità nella quale venne a trovarsi nel Lager. L'inadeguatezza alla dimensione meramente fisica cui a Auschwitz era ridotta la vita lo rese paria tra i paria. Era un intellettuale, un uomo infinitamente più indifeso rispetto a chi, come i credenti di qualsiasi fede o i militanti di ogni ideologia, possiede certezze assolute e spiegazioni inoppugnabili per tutto, stampelle che aiutano a sopportare umiliazioni, privazioni, torture e morte. In questo senso la sua riflessione si rivela di un'ancor più insidiosa , fragilità, impedendogli di illudersi e costringendolo a scrutare sino in fondo l'annientamento della morale. Proprio attraverso la disillusa assolutezza con cui seppe misurare le nostre implacabili "perdite di terreno", Jean Améry si rivela alla fine un maestro di dignità e di libertà. Pubblicato quasi in sordina nel 1966 e diventato nel volgere di qualche anno un classico imprescindibile della letteratura concentrazionaria, "Intellettuale a Auschwitz" è un lucidissimo regesto sul tema del Male in una delle sue più abiette manifestazioni. La sua precisione evocativa penetra nelle fibre della mente lasciando segni indelebili nelle coscienza di ognuno. Presentazione di Claudio Magris.
Il nuovo antisemitismo. Interventi, 1969-1978
Jean Améry
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2025
pagine: 128
Scritti tra il 1969 e il 1978, i saggi di Jean Améry raccolti in questo volume sorprendono per la loro attualità. Nella loro concisa chiarezza e nei temi trattati, si leggono come fossero stati scritti oggi. Améry, ebreo laico, costretto a definirsi tale dalle leggi di Norimberga, riflette anzitutto sul suo legame esistenziale con Israele. Un legame che ritiene di condividere con la stragrande maggioranza degli ebrei nel mondo, e che ha ben poco a che fare con l'approvazione incondizionata dei governi israeliani. E che si traduce tuttavia in un interesse profondamente radicato per l'esistenza di questo paese – che pur non conosce, di cui non parla la lingua e il cui folklore gli è estraneo. Améry sa, infatti, che ogni volta che la sua vita sarà in pericolo ci sarà un lembo di terra pronto ad accoglierlo, e che finché esisterà Israele egli non potrà essere gettato di nuovo in pasto all'orrore, con il tacito consenso di spettatori più o meno consapevoli. Parla in questi scritti il suo dolore: lui, che è sempre stato un uomo di sinistra, non riesce più a comprendere la Nuova sinistra, che vede in Israele solo un paese colonialista e imperialista. L'antisionismo, sempre più diffuso anche tra i suoi compagni politici, rappresenta ai suoi occhi soltanto il volto nuovo e presentabile di un discorso difficile da estirpare e sempre pronto a riemergere: quello dell'antisemitismo.
Levar la mano su di sé. Discorso sulla libera morte
Jean Améry
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2012
pagine: 160
Un libro terribile, questo. Un libro scritto da un pensatore profondo, un uomo deportato e torturato ad Auschwitz, che torna e ritorna su quella indicibile sofferenza ("chi è stato torturato resta tale"), e che si porta dentro un carico di male che lo tiene per tutta la vita in stretta contiguità con la morte. "La tortura è stata per lui una interminabile morte", scriverà Primo Levi. È un libro scritto da chi ha già deciso e può permettersi di abbandonare la logica della vita per avvicinarsi al gesto definitivo di levare la mano su di sé, di darsi la morte volontariamente, osservandolo dall'interno, sino in fondo "sin dove può giungere la parola". È questo che rende unico questo scritto: rendersi conto che chi uccide e chi viene ucciso sono la stessa persona, vanificando così ogni logica, demolendo la dicotomia tra vita/bene e morte/male, rendendo l'atto estremo che l'autore compirà due anni dopo aver pubblicato questo libro una disperata affermazione di libertà, completamente slegata da ogni giudizio morale.
Intellettuale a Auschwitz
Jean Améry
Libro: Copertina morbida
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2008
pagine: 150
Il libro di Améry è un tenace catasto di molte sconfitte. L'etica in nome della quale il nazismo era stato combattuto viene negata dalla violenza e dal terrore imperanti in altre, varie parti del mondo; l'antisemitismo risorge in altri modi e in altre forme. Con inesorabile precisione e passione di verità, Améry registra le disfatte dello spirito di Auschwitz, a cominciare dalla peculiare inferiorità nella quale, nel Lager, vengono a trovarsi gli intellettuali, che l'inadeguatezza alla dimensione meramente fisica cui è stata ridotta la vita rende paria fra i paria, e che l'umanesimo scettico e autocritico, privo di certezze assolute, rende più indifesi rispetto a chi, come i credenti religiosi e i militanti marxisti ortodossi, possiede una fede incrollabile e una spiegazione inoppugnabile, che aiutano a sopportare torture, privazioni, umiliazioni e morte. Un'altra, ancor più insidiosa fragilità dell'intellettuale consiste nella riflessione, che gli impedisce di illudersi e, costringendolo a scrutare sino in fondo l'annientamento della morale del Lager, lo induce a interrogarsi sulla debolezza della morale stessa dinanzi alla realtà e a dubitare dei valori che non hanno saputo dominare il corso degli eventi.