Libri di Michel Bitbol
Come cambiare stato di coscienza. Fenomenologia e meditazione
Michel Bitbol
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2022
pagine: 112
Questo libro intende comparare fenomenologia e meditazione. Si potrebbe dire che propone un approccio fenomenologico alla meditazione, ma questo non farebbe giustizia a ciò che è la fenomenologia. La fenomenologia non è un mezzo per accedere a qualche cosa, e ancor meno un punto di vista su qualche cosa (neanche un punto di vista sull’interiorità), perché tende ad abolire ogni distanza tra il ricercatore e il suo dominio di ricerca. In questo, la fenomenologia assomiglia alla meditazione, che si mette in ricerca di uno stato non-duale nel quale l’opposizione tradizionale tra conoscente e conosciuto è sospesa. Per la fenomenologia, la meditazione è dunque ben più che un oggetto di studio interiore o esteriore: la meditazione rappresenta una variante del proprio metodo; è, forse, la sua disciplina sorella. Per valutare il grado di questa somiglianza, occorre installarsi nel cuore delle pratiche del fenomenologo e del meditante. In che cosa l’épochè (sospensione) si avvicina alla nirodha (cessazione) del meditante? Quale rapporto esiste tra riduzione fenomenologica, questo sguardo riflessivo portato sulla via della conoscenza pura, e la meditazione Vipassana, che proietta la sua luce analitica su ogni avvenimento mentale? Come la meditazione e la fenomenologia ci conducono in definitiva a vedere le cose come esse sono, cioè in modo nudo, innocente, ininterpretato?
La coscienza artificiale. Una critica vissuta
Michel Bitbol
Libro
editore: Mimesis
anno edizione: 2025
pagine: 158
Definendo un tratto della coscienza riproducibile nei sistemi di Intelligenza Artificiale, non trascuriamo forse il suo aspetto indefinibile, ovvero l’esperienza vissuta? Potremo mai affermare di aver clonato la coscienza in un robot se l’unica prova diretta fosse mettersi “nei suoi panni” per vivere ciò che vive in prima persona? Lungi dall’essere un’ipotesi verificabile, l’idea di coscienza artificiale evidenzia il nostro oblio che la coscienza non è un oggetto della conoscenza, ma la sua origine vissuta. La coscienza artificiale è anche sintomo di un desiderio di sfuggire a noi stessi, delegando il nostro essere alle opere tecno-scientifiche.