Libri di Monia Lauroni

Ventinove finestre, ventinove donne per ventinove invenzioni che forse invenzioni non sono. Più esatto definirle interventi su spaccati di vite possibili e possibili spaccati di una vita sola, quella dell’autrice, che fa emergere pezzi di sé senza concedere l’agio di capire quali siano e, dove, in quei racconti subacquei e fluttuanti affiorino le loro schiene. Ogni uomo contiene dentro di sé tutti i vissuti possibili ma solo alle donne è concesso viverli e patirli per intero, questo perché se raccontano, hanno cose da raccontare e non sogni da mettere in ghingheri. Hanno dolori e gioie forti e di carne e non si tirano mai indietro, come non si è mai tirata indietro l’autrice, che quando lo ha fatto, è stato solo per vivere subito un’altra vita, un’altra storia da raccontare. La storia di un’altra donna che forse l’ha vissuta al posto suo, simile, uguale o differente poco importa. E che forse in questi ventinove racconti ci troverà un po’ di sé e di quello che ha offerto al mondo senza vederselo più restituire.

Disordine è un libro in silloge poetica. Veroli, paese del frusinate in cui ruotano le vite dei due autori, è protagonista assoluta di queste pagine, negli scatti di Antonio Grella e nelle liriche di Monia Lauroni, che a volte velatamente, altre in maniera orgogliosamente sfacciata, tratteggiano immagini che hanno la tipicità inequivocabile del vissuto ernico. Nel libro, ad ogni poesia corrisponde un'immagine speculare, un particolare di Veroli che ‘descrive’ per immagini ciò che al lato è descritto in versi. Un'unione che tenta di forare la superficie e scendere nelle atmosfere pervase da tensioni emotive e dare voce a quel dialogo che si instaura con le cose della vita di paese.