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Libri di Olivier Guez

Il secolo dei dittatori

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2020

pagine: 464

A Se la dittatura è antica come la storia, il fenomeno prende una svolta importante alla fine della Prima guerra mondiale con l'avvento dei totalitarismi sovietici e fascisti, prima che la crisi del 1929 favorisca il trionfo del nazismo. Per quattro generazioni, in tutti i continenti, i regimi totalitari imperverseranno, presiedendo le guerre e gli stermini di un barbaro secolo che ha fatto progressi contro l'umanità. Il Novecento è popolato da leader spietati e crudeli. Le loro storie e le personalità sono diverse, spesso opposte, ma condividono la stessa sete di potere basata sulla banalizzazione del terrore, la stessa sfiducia nei confronti dei loro simili e il più profondo disprezzo per la vita umana e, più in generale, per qualsiasi forma di libertà. Questo libro raccoglie i ritratti di questi dittatori: siano essi famosi, sconosciuti o dimenticati; ventidue ritratti su larga scala.
23,00 21,85

La scomparsa di Josef Mengele

Olivier Guez

Libro: Copertina morbida

editore: BEAT

anno edizione: 2020

pagine: 202

Buenos Aires, giugno 1949. Nella gigantesca sala della dogana argentina una discreta fetta di Europa in esilio attende di passare il controllo. Sono emigranti, trasandati o vestiti con eleganza, appena sbarcati dai bastimenti dopo una traversata di tre settimane. Tra loro, un uomo che tiene ben strette due valigie e squadra con cura la lunga fila di espatriati. Al doganiere l'uomo mostra un documento di viaggio della Croce Rossa internazionale: Helmut Gregor, altezza 1,74, occhi castano verdi, nato il 6 agosto 1911 a Termeno, o Tramin in tedesco, comune altoatesino, cittadino di nazionalità italiana, cattolico, professione meccanico. Il doganiere ispeziona i bagagli, poi si acciglia di fronte al contenuto della valigia più piccola: siringhe, quaderni di appunti e di schizzi anatomici, campioni di sangue, vetrini di cellule. Strano, per un meccanico. Chiama il medico di porto, che accorre prontamente. Il meccanico dice di essere un biologo dilettante e il medico, che ha voglia di andare a pranzo, fa cenno al doganiere che può lasciarlo passare. Così l'uomo raggiunge il suo santuario argentino, dove lo attendono anni lontanissimi dalla sua vita passata. L'uomo era, infatti, un ingegnere della razza. In una città proibita dall'acre odore di carni e capelli bruciati, circolava un tempo agghindato come un dandy: stivali, guanti, uniforme impeccabili, berretto leggermente inclinato. Con un cenno del frustino sanciva la sorte delle sue vittime, a sinistra la morte immediata, le camere a gas, a destra la morte lenta, i lavori forzati o il suo laboratorio, dove disponeva di uno zoo di bambini cavie per indagare i segreti della gemellarità, produrre superuomini e difendere la razza ariana. Scrupoloso alchimista dell'uomo nuovo, si aspettava dopo la guerra di avere una formidabile carriera e la riconoscenza del Reich vittorioso, poiché era... l'angelo della morte, il dottor Josef Mengele.
12,50 11,88

Elogio della finta

Elogio della finta

Olivier Guez

Libro: Copertina morbida

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2019

pagine: 106

Manoel Francisco dos Santos, detto Garrincha (lo scricciolo), era alto un metro e sessantanove, la stessa altezza di Messi. Grazie a lui il Brasile divenne campione del mondo nel 1958 e nel 1962, e il Botafogo, il suo club, regnò a lungo sul campionato carioca. Con la sua faccia da galeotto, le spalle da lottatore e le gambe sbilenche come due virgole storte, è passato alla storia come il dribblatore pazzo, il più geniale e il più improbabile che abbia calcato i campi di calcio. «Come un compositore toccato da una melodia piovuta dal cielo» (Paulo Mendes Campos), Garrincha elevò l'arte della finta a essenza stessa del gioco del calcio. Il futebol divenne con lui un gioco ispirato e magico, fatto di astuzia e simulazione, un gioco di prestigio senza fatica e sofferenza, creato soltanto per 1'Alegria do Povo, la gioia del popolo. Dio primitivo, divise la scena del grande Brasile con Pelé, il suo alter-ego, il re disciplinato, ascetico e professionale. Garrincha resta, tuttavia, il vero padre putativo dei grandi artisti del calcio brasiliano: Julinho, Botelho, Rivelino, Jairzinho, Zico, Ronaldo, Ronaldinho, Denílson, Robinho, Neymar, i portatori di un'estetica irripetibile: il dribbling carioca. Cultore da sempre del football brasiliano, Olivier Guez celebra in queste pagine i suoi interpreti, quegli «uomini elastici che vezzeggiano la palla come se danzassero con la donna più bella del mondo» e non rinunciano mai a un «calcio di poesia» (Pier Paolo Pasolini).
12,50

La scomparsa di Josef Mengele

La scomparsa di Josef Mengele

Olivier Guez

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2018

pagine: 240

Buenos Aires, giugno 1949. Nella gigantesca sala della dogana argentina una discreta fetta di Europa in esilio attende di passare il controllo. Sono emigranti, trasandati o vestiti con eleganza, appena sbarcati dai bastimenti dopo una traversata di tre settimane. Tra loro, un uomo che tiene ben strette due valigie e squadra con cura la lunga fila di espatriati. Al doganiere l'uomo mostra un documento di viaggio della Croce Rossa internazionale: Helmut Gregor, altezza 1,74, occhi castano verdi, nato il 6 agosto 1911 a Termeno, o Tramin in tedesco, comune altoatesino, cittadino di nazionalità italiana, cattolico, professione meccanico. Il doganiere ispeziona i bagagli, poi si acciglia di fronte al contenuto della valigia più piccola: siringhe, quaderni di appunti e di schizzi anatomici, campioni di sangue, vetrini di cellule. Strano, per un meccanico. Chiama il medico di porto, che accorre prontamente. Il meccanico dice di essere un biologo dilettante e il medico, che ha voglia di andare a pranzo, fa cenno al doganiere che può lasciarlo passare. Così l'uomo raggiunge il suo santuario argentino, dove lo attendono anni lontanissimi dalla sua vita passata. L'uomo era, infatti, un ingegnere della razza. In una città proibita dall'acre odore di carni e capelli bruciati, circolava un tempo agghindato come un dandy: stivali, guanti, uniforme impeccabili, berretto leggermente inclinato. Con un cenno del frustino sanciva la sorte delle sue vittime, a sinistra la morte immediata, le camere a gas, a destra la morte lenta, i lavori forzati o il suo laboratorio, dove disponeva di uno zoo di bambini cavie per indagare i segreti della gemellarità, produrre superuomini e difendere la razza ariana. Scrupoloso alchimista dell'uomo nuovo, si aspettava dopo la guerra di avere una formidabile carriera e la riconoscenza del Reich vittorioso, poiché era... l'angelo della morte, il dottor Josef Mengele.
16,50

La scomparsa di Josef Mengele

Olivier Guez, Matz, Jörg Mailliet

Libro: Libro in brossura

editore: La nave di Teseo O

anno edizione: 2024

pagine: 192

1949: Josef Mengele arriva a Buenos Aires. Nascosto sotto vari pseudonimi, l'ex medico torturatore di Auschwitz crede di potersi inventare una nuova vita. L'Argentina di Perón è benevola e sembra che il mondo voglia dimenticare i crimini nazisti. Ma c’è chi ricorda, la caccia riprende e Mengele deve scappare in Paraguay e poi in Brasile. Non può sperare in alcuna tregua ed è costretto a vivere in fuga... fino alla sua misteriosa morte su una spiaggia nel 1979.
25,00 23,75

Nel paese dell’aquilone cosmico

Olivier Guez

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2022

pagine: 128

Trait d’union del pianeta frammentato, il calcio è, come ha affermato uno scrittore britannico, la soap opera del nostro tempo. Un eccellente modo, dunque, per accostarsi, secondo Olivier Guez, alla storia di paesi e città, ai meandri del turbocapitalismo, persino alle metamorfosi dell’umanità divisa e ai cambiamenti nei suoi costumi, valori, speranze e paure. In queste pagine, l’autore dell’"Elogio della finta" conduce per mano il lettore nel paese della pampa e dei gauchos, l’Argentina, e lo fa attraverso un affascinante excursus nella storia del suo calcio. Una storia lunga un secolo. Dalla passione sportiva esportata dagli inglesi, nel desiderio di ricreare il proprio universo insulare ovunque essi approdino, passando per i primi club all’inizio del Novecento e poi per gli anni Venti a Buenos Aires, quando il calcio era «lo sport collettivo del popolo creolo e il tango la sua musica», fino al fatidico pomeriggio del 29 giugno 1986 in cui Víctor Hugo Morales, cronista argentino, celebra l’epopea del pibe de oro. Maradona, l’«aquilone cosmico» che, dopo aver planato con traiettoria imprevedibile fino al gol nello stadio Azteca, alza al cielo di Città del Messico la Coppa del Mondo, scrivendo una delle pagine piú belle della storia del fútbol. Maradona, il campione leggendario che, in sette anni a Napoli, dal 1984 al 1991, ne cambia irrimediabilmente la storia, ma anche il dio fallibile, l’eroe rimbaldiano che, in cerca di adrenalina per sentirsi vivo, precipita in un abisso senza fondo, non cessando, però, un solo istante di essere amato come il pibe astuto e fragile in cui si svela l’anima di un popolo.
13,50 12,83

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