Libri di Placido Currò
I disastri della guerra
Francisco Goya
Libro: Libro in brossura
editore: Il Grano
anno edizione: 2023
pagine: 140
Le tenebre che calano sulle fucilazioni del 3 maggio sono lo sfondo essenziale delle 82 acqueforti realizzate da Goya tra il 1810 e il 1820. Quella dei «Disastri», infatti, è una denuncia che certamente si radica nella tragicità delle guerre napoleoniche di primo Ottocento, ma è allo stesso tempo parte di un’elaborazione molto più intima e personale, scavo drammatico nelle sensibilità dell’animo umano che universalizza tempo e spazio. Un j’accuse che il pittore rivolge alle follie della società che precipita nel XIX secolo, alle sue bruttezze, alle sue storture, a tutte quelle bassezze rappresentate più volte con ironia feroce, con veemente scherno. «Los disastres de la guerra» abbandonano i toni del sarcasmo per far posto a un pennello simile al bisturi, che incide le carni mettendo a nudo i processi di disumanizzazione innescati certo dall’invasione francese della Spagna, dalla lotta patriottica, ma dolorosamente riferibili ai conflitti bellici di qualsiasi origine.
Il brigante romantico. Ribelli e banditi del mondo nell’immaginario italiano del XIX secolo
Libro: Libro in brossura
editore: Il Grano
anno edizione: 2021
pagine: 333
Quella della dissidenza, della ribellione al potere, è una storia senza tempo e senza spazio: ripetitiva, logorante, utopica. Si racconta in ogni dove, in qualsiasi epoca. Seguirne le impronte, significa viaggiare per cinque continenti, osservare civilizzazioni, luoghi e ambientazioni molteplici, avventurarsi tra eroi e malviventi di ogni sorta, gente senza scrupolo, signori dalla mano violenta, dal potere arbitrario, liberatori, avventurieri, capipopolo. La stagione del romanticismo, di più, consente di immergersi intimamente nelle più appassionate storie di banditi, masnadieri, corsari, direttamente dalle pagine di narratori di grande suggestione, attraverso la letteratura, le riviste di geografia e viaggi, i giornali illustrati, le cronache, le tradizioni popolari. Ai confini dello stato e ai margini della società, del resto, oltre i semplici rigurgiti criminali, il brigante rappresenta la minaccia per eccellenza: la speranza di un sovvertimento delle condizioni generali di vita, l'incombente timore dello smantellamento delle gerarchie codificate, il senso della rivolta, dei sogni istintivi di uguaglianza e fraternità, di libertà dai padroni e dalla fatica insostenibile.
L'aristocrazia del delitto. Potere e rappresentazione della mafia in Sicilia. Le origini (1812-1894)
Placido Currò
Libro: Copertina morbida
editore: Il Grano
anno edizione: 2015
pagine: 408
La dipendenza, non solo letteraria, tra le parole e le cose, è capitale per lo studio della mafia. Incidendo un tempo plurale, se indietro negli anni l'origine del fenomeno va collocandosi sulla linea della rottura ottocentesca con la fine solo teorica dei privilegi feudali, i luoghi della ricerca si rivelano nella definizione complessa delle liquide gerarchie di comando che hanno alimentato la formazione della questione meridionale e della questione criminale a partire da quelle aristocrazie di varia origine (prima nobiliare, poi borghese, finanziaria, istituzionale, ecc.) che nell'interesse di parte e nel bisogno di arginare l'avanzata dei diritti democratici moderni ha assoldato schiere di "malandrini" e "facinorosi" pronti a usare violenza. In queste immagini, il ripresentarsi continuo di ibride clientele, di comportamenti corruttivi, di aggressivi fronti economici, di conduzioni irresponsabili della giustizia, di saggi reazionari e repressivi, di linguaggi, rituali e modi sconsiderati di intendere l'uomo nella sfera pubblica, riafferma storicamente schemi di vita, sociali e culturali, e modi anomali di gestione dei poteri nella lunga durata divenuti strutturali.
Il Mediterraneo di Napoleone. Volume 1
Placido Currò
Libro: Copertina morbida
editore: Il Grano
anno edizione: 2014
pagine: 340
Il lavoro, che alla stessa stregua di un'ampia introduzione inaugura una serie di volumi più specifici sull'avventura napoleonica nel Mediterraneo (II. Il primo levante 1798-1799; III. Il Mezzogiorno e l'Oriente 1806-1815; IV. La penisola iberica 1808-1811), muove alla descrizione della civilizzazione occidentale nel mezzo delle crisi di fine Settecento, ricostruendo l'ossatura e l'architettura di un affascinante e complicato mosaico, riordinato nel rapporto problematico tra età rivoluzionaria e mari del mezzogiorno. Il Mediterraneo e le sue complessità, dunque, le guerre intestine e la bellezza del suo patrimonio materiale, artistico, spirituale; le culture a incrociarsi pure nella dura alterità della vita quotidiana e il senso dell'identità europea, dinanzi la Rivoluzione, in un insieme di idee, di luoghi, di metri di misura, di eclissi, che spiegano, in un momento di rottura epocale, le maree degli ideali che ricoprono "tutto ciò che hanno la missione di distruggere e seppellire", nonostante al di sotto rimanga prepotente la struttura di uno spazio millenario.
Lepanto 1571. Oro e sangue nelle battaglie in età moderna
Placido Currò, Saverio Di Bella, Lina Marzotti, Daniela Pistorino
Libro
editore: Ass. Zaleuco
anno edizione: 2011
L'immagine braudeliana del Mediterraneo fa da sfondo ad uno degli eventi più significativi del XVI secolo. In questo mare dalle mille visioni, Lepanto incarna lo spirito delle battaglie in età moderna. Lo incarna come capacità di esprimere la tradizione bellica delle civilizzazioni mediterranee, in uno scontro che si riempie di passioni, di seta di vendetta, di ferocia. All'ombra di stendardi sacri, di marinai, schiavi, corsari, pugnali e archibugi si ripercorrono i nodi centrali dell'ultima crociata: il fattore religioso, il controllo delle risorse, le scelte di libertà, il sentire identitario, lo spirito della battaglia. Perché le battaglie hanno un'anima, cupa e splendida, tenebrosa e limpida, fascinosa e infernale. Un groviglio di sentimenti, ragioni, interessi contraddittori che illude, affascina, sconcerta per gli abissi che apre sulla vita e la morte quando la causa per cui si combatte è ritenuta degna, giusta e doverosa.
Il lungo Risorgimento. Rivoluzioni, guerra civile, costituzioni nel Mezzogiorno (1796-1948)
Saverio Di Bella, Placido Currò
Libro
editore: Ass. Zaleuco
anno edizione: 2011
Le ricorrenze particolari dell'Unità richiedono uno sforzo adeguato per ripensare momenti, ideali, valori dell'intero Risorgimento. Il 1861 è infatti una tappa fondamentale per capire gli avvenimenti italiani intercorsi tra il 1796 e il 1860, e per illuminare criticamente, all'interno di un contesto che privilegi sempre la lunga durata storica, i decenni successivi all'unificazione in un quadro d'insieme organico. Il tutto attraverso una prospettiva capace di guardare l'intero arco temporale dal punto di vista dei valori e dei principi nati in seno alle formulazioni rivoluzionarie e alle dichiarazioni dei diritti dell'uomo e del cittadino. La coscienza e la consapevolezza di questi ideali nascono in Italia nel Triennio giacobino (1796-1799), suscitano rivendicazioni, rivolte e rivoluzioni che hanno il proprio culmine nel biennio 1848-1849, travalicano lo Statuto Albertino e la monarchia sabauda, per dare fondamenta granitiche alla Repubblica nata dalla Resistenza negli anni drammatici del 1943-1945: la sovranità popolare è il compimento delle aspirazioni risorgimentali negli articoli della Costituzione (1948).
Il sangue e il sole. Partigiani del Mezzogiorno 1943-1945
Saverio Di Bella, Placido Currò, Anna M. Garufi
Libro
editore: Ass. Zaleuco
anno edizione: 2010
Soli. Con la propria coscienza e la propria memoria. Tra angoscia e paura, speranza e indignazione. Le parole roboanti e le sicumere del Duce e delle folle oceaniche plaudenti sono state sostituite da un silenzio sacrale. Capisci che la tua vita è sospesa tra il vuoto che ha inghiottito chi comandava e un futuro che può essere costruito da te. Con lacrime e sangue. Come sempre. Perché quando i gruppi dirigenti fuggono e dichiarano la bancarotta e addirittura la morte della patria e la fine di tutto, tu sai che occorre fare un altro passo verso la libertà, un altro sacrificio per dare alla patria i caratteri di popolo libero, di cittadini uguali e solidali che è stato il sogno dei tuoi padri. Tradito in tuo danno dai potenti. La memoria, quella tua e quella del tuo popolo, non quella bugiarda e retorica dei libri di testo del Regime, ti consente di giudicare: il diritto delle genti, l'onore e l'orgoglio di una identità risorgimentale e ancora più antica. E allora la scelta diventa naturale: prendi il fucile, il mitra e va in montagna. Lotterete per la libertà. Anche il Mezzogiorno ha scritto queste pagine.
Nutrire le ombre. Storici e metodologia della storia nel Novecento
Saverio Di Bella, Placido Currò
Libro: Libro in brossura
editore: Pellegrini
anno edizione: 2021
pagine: 148
Continuità e rotture, in fondo, orientano interamente la costituzione del concetto di storia. L'insistere degli anni modifica, in superficie o in concreto, o anche integra o supera le tante raffigurazioni sistemiche della storia, e questa, appunto «figlia del suo tempo», per linee ininterrotte, assume su di sé «l'inquietudine che pesa sui nostri cuori e sulle nostre menti; e se i suoi metodi, i suoi programmi, le sue risposte di ieri più stringenti e sicure, se i suoi concetti vacillano [...], ciò avviene sotto il peso delle nostre riflessioni, del nostro lavoro, e più ancora delle nostre esperienze vissute» (Braudel). Lo storico, del resto, non è colui che sa, è colui che cerca. Perché ha bisogno di capire, di raccontare, di apprendere, di trasmettere e arricchire le metodologie che consentono all’uomo di fare tesoro delle sfide superate del passato, aiutandolo ad affrontare le sfide del presente e le sfide del futuro. Con la consapevolezza che il sapere è circolare, che scienze umane e scienze esatte costituiscono un unicum che la storia può rendere patrimonio di tutti.
Teoria dell'insurrezione
Jean-Paul Marat
Libro: Libro in brossura
editore: Il Grano
anno edizione: 2017
pagine: 158
Il sangue e la violenza hanno costituito, per molti, un naturale paradigma della grande rivoluzione, l'orizzonte di significato entro cui collocare le traiettorie giacobine e sanculotte dei suoi uomini più noti. In questa prospettiva Marat assurge ad archetipo e modello del rivoluzionario dall'animo feroce e spietato, quasi irrazionale, vendicativo. La riedizione degli scritti, tuttavia, pone un quesito sostanziale: Marat è, in fondo, esclusivamente l'uomo della dittatura, colui che invoca la necessità del triumvirato romano, che stringe sino a soffocare le libertà degli avversari, che si arrovella e sbraita, sguazzante tra i fumi e il cruor delle devastazioni rivoluzionarie? Di certo, il montagnardo lavora per la formazione di una solida opinione pubblica attraverso una stampa e una pubblicistica passionalmente a contatto con la più varia fiumana popolare. La severità delle espressioni impiegate deriva dal timore della prossima illusione, da un pensiero che alla rivoluzione nulla chiede se non il riconoscimento degli ideali sociali e dei diritti sanciti dalla déclaration. È la motivazione esistenziale che lo muove a presentarsi quale intransigente coscienza del popolo francese.