Libri di R. R. Marchese
De officiis. Quel che è giusto fare
Marco Tullio Cicerone
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 2019
Bruto. Testo latino a fronte
Marco Tullio Cicerone
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2011
pagine: 395
Composto nei primi tumultuosi mesi del 46 a.C, mentre Cesare sconfigge i pompeiani in Africa e consolida il suo potere, il "Brutus" registra, in modo lucido e coraggioso, la morte della repubblica e con essa il declino precoce ma irreversibile dell'uso pubblico della parola, nel quale invece i contemporanei di Cicerone individuavano un tratto forte della propria identità. La prima storia dell'eloquenza romana sembra nascere dunque come una sorta di elogio funebre; tuttavia, per Cicerone, ricordare l'oratoria significa soprattutto conservare un modello di azione e di intervento nella realtà che, nutrendosi di reciprocità e di gratitudine, può essere ancora rianimato e consegnato ai più giovani come un'eredità preziosa dalla quale ripartire.
De officiis. Quel che è giusto fare. Testo latino a fronte
Marco Tullio Cicerone
Libro: Copertina rigida
editore: Einaudi
anno edizione: 2012
pagine: 363
Nell'accezione ciceroniana, gli "officia" sono regole di comportamento. Per condurre bene, virtuosamente, sia la vita pubblica sia quella privata. Con il "De officiis", l'anno prima di morire, Cicerone si rivolge al figlio Marco e cerca di organizzare un sistema di trasmissione della memoria fra generazioni. Una specie di "Etica spiegata a mio figlio", come si intitolerebbe oggi, che è poi diventata uno snodo fondamentale per la cultura latina, medievale e moderna. Nata in tempi difficili per riassumere e tramandare l'identità culturale di una comunità in un passaggio storico cruciale, nel momento di massima discontinuità dell'organizzazione statuale romana, l'opera ha trovato lettori e cultori molto in là nel tempo. Questo passaggio di consegne, elaborato nella e per la guerra civile, è stato ripreso soprattutto quando la latinità era solo un ricordo o un modello. Con modalità prescrittive, Cicerone ha trasmesso il suo "munus" alle generazioni successive, proponendo quello che, nella ricezione, è divenuto un paradigma per chi si proponeva di riorganizzare altri tipi di società, sui fondamenti della "sapientia", della "iustitia", della "magnitudo animis", del "decorum". Si tratta di virtù che non potevano più essere, né concettualmente né politicamente, quelle che Cicerone aveva messo a punto ma che alla sua teorizzazione si rifacevano, reinterpretandola, adattandola, in una trasmissione di valori che ha permeato la cosiddetta "cultura occidentale" fino ai giorni nostri.