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Libri di Santiago H. Amigorena

Il ghetto interiore

Santiago H. Amigorena

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2020

pagine: 192

È il 1928 quando l'ebreo polacco Vicente Rosenberg lascia l'Europa per l'Argentina «come si partiva allora, pensando che avrebbe fatto fortuna all'estero e sarebbe tornato, che sarebbe tornato e avrebbe rivisto sua madre, sua sorella, suo fratello». A Buenos Aires Vicente si sposa con Rosita, figlia di esuli ebrei russi, diventa padre di tre figli, apre un negozio di mobili e vive in una deliberata e insieme inconsapevole noncuranza di ciò che si è lasciato alle spalle. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, quando la Germania invade la Polonia, Vicente inizia a ricevere una serie di lettere dal ghetto di Varsavia, in cui sua madre lo informa in poche righe delle tragiche condizioni di fame, malattia e disperazione in cui versano i reclusi e della vana lotta che suo fratello, medico, conduce ogni giorno per alleviare le loro sofferenze. La reazione di Vicente alle lettere della madre e alle scarse notizie che fornisce la stampa è dapprima la negazione – si rifiuta di leggere i giornali, di parlare con gli amici della Polonia, del ghetto, della guerra –, e poi, a poco a poco, l'isolamento in un silenzio che lo aliena da qualunque rapporto affettivo o sociale. Ogni notte è perseguitato da un sogno kafkiano in cui un muro si chiude lentamente attorno al suo corpo e vano è ogni tentativo di frantumarlo: il muro è la sua stessa pelle. Il ghetto interiore è il racconto di una dolorosa assunzione di identità e, insieme, di un senso di colpa che finirà per isolare Vicente dal mondo in cui pensava di aver trovato il proprio posto.
17,00 16,15

Una infanzia laconica

Santiago H. Amigorena

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2022

pagine: 160

La vita del protagonista di queste pagine è stata in apparenza semplice: non ha quasi mai parlato, ha solo scritto, e la scrittura è stata la spina dorsale della sua esistenza, l’unico modo per sottrarsi al silenzio. Come suo nonno, protagonista del Ghetto interiore, negli anni Venti si era lasciato alle spalle Chelm, la città polacca della sua infanzia dove tutti parlavano yiddish, per raggiungere l’Argentina, cosí Santiago Amigorena, a fine anni Sessanta, compie, con la sua famiglia, il viaggio in senso inverso: da un’America Latina dalla democrazia sempre piú fragile verso l’Europa, e piú precisamente la Francia. A dodicimila chilometri di distanza, arroccato nel «ghetto interiore» di un fragoroso silenzio, suo nonno si era trovato ad assistere allo strazio della sua famiglia per mano nazista. Santiago, da parte sua, cresce rinserrato in un’afasia totale e, anni dopo, è spettatore, muto, della cancellazione violenta di un’intera generazione di argentini. L’esilio, si sa, può offrire mille possibili anime identitarie, ma nessuna da poter fare propria, da poter abbracciare definitivamente. L’anima rimane straniera per ogni esule. Dove trovare dunque una patria se non nella lingua che, proprio perché non è «madre» può farsi strumento di grande libertà? Attraverso una scrittura scarnificata, nitida di chi ha voluto, o dovuto, abbandonare la lingua natia adottandone una nuova, al modo di Jan Potocki, Samuel Beckett, Agota Kristóf e molti altri prima di lui, Santiago Amigorena si affida in queste pagine al «mestiere macabro di chi dissotterra i ricordi», alla necessità della memoria ma anche dell’oblio – borgesianamente il solo perdono e la sola vendetta –, in un’autofiction che si fa vera e propria autobiografia dell’anima.
18,00 17,10

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