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Libri di Vincenzo Binetti

Città nomadi. Esodo e autonomia nella metropoli contemporanea

Vincenzo Binetti

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2008

pagine: 140

La gestione biopolitica della metropoli come spazio della produzione e del governo è diventato un problema cruciale per il capitalismo contemporaneo, così come per i soggetti che l'attraversano. A partire da questa acquisizione, l'intento di questo volume è di esplorare alcune rappresentazioni letterarie di spazialità (da Luigi Pirandello a Italo Calvino, da Cesare Pavese a Dacia Maraini, da Enrico Palandri a Nanni Balestrini e Mohsen Melliti) in cui invece prendono voce e visibilità, attraverso l'uso di quella che Deleuze e Guattari hanno definito una linguaggio "minore", una molteplicità di forme ed esperienze in grado di deterritorializzare la razionalità repressiva e omologante della metropoli del capitalismo globale e di immaginare luoghi possibili, altri, dove nuove comunità a venire e diverse culture possano condividere uno spazio comune, proprio perché, per dirla con Calvino, "la città ideale è quella su cui aleggia un pulviscolo di scrittura che non si sedimenta né si calcifica".
12,50 11,88

Scritture Minori. Letteratura, linguaggio politico e pratiche di resistenza

Vincenzo Binetti

Libro: Libro in brossura

editore: Ombre Corte

anno edizione: 2021

pagine: 158

L’intento di questo lavoro è indagare e problematizzare tensioni conflittuali e produttive tra lingua letteraria, linguaggio politico e pratiche di resistenza: un tentativo, in altre parole, di immaginare in qualche modo la produzione intellettuale e culturale come strumento politico potenzialmente capace di destabilizzare narrazioni egemoniche e normative, e produrre così nuove forme e pratiche rivoluzionarie che aspirino a considerare il linguaggio come parte integrante di un continuo processo di trasformazione della società in cui viviamo. Il ruolo dell’intellettuale, il rapporto tra letteratura e politica, tra rivoluzione e linguaggio sono questioni complesse che chiaramente sollevano fondamentali e ormai annose domande: come può la letteratura farsi espressione di forme di antagonismo e di pratiche sovversive? Come creare momenti comunitari di lotta? Come mettere le parole in azione così che esse possano eventualmente diventare elementi di destabilizzazione politico-culturale? Il problema non consiste, però, nell’individuare l’intenzionalità ideologico-politica autoriale, nello stabilire eventualmente categorie di giudizio in base alla collocazione di parte del testo e di chi scrive, ma di esplorare invece gli elementi impliciti nel discorso letterario in quanto esso stesso potenzialità politica. “Resistere, restituire al corpo la sua disobbedienza, ciò che non si piega e non si lascia tradurre nel capitalismo, capire che la letteratura e l’arte in generale o è questo reale che resiste ed esiste, o non è nulla, è capire cosa lega Cesare Pavese e Carlo Levi (ma anche Primo Levi o Elsa Morante, Romano Bilenchi e Italo Calvino, Gianni Celati e tanti altri) alla mia generazione” (Enrico Palandri). Prefazione Enrico Palandri.
14,00 13,30

15,00 14,25

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