Libri di Anna Barbato
Enzo I re di Sardegna imperatore mancato: l'erede di Federico II di Svevia prigioniero a Bologna
Anna Barbato, Sabato Cuttrera
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2025
pagine: 165
Fu vestito con veste di scarlatto, foderata di vaj. Aveva in capo il diadema reale, d'oro formato, e d'argento, e ornato di pietre preziose. Una verga d'oro teneva in mano, e due copertoj si vedevano foderati pure di vaj, uno, che si vuole di scarlatto fosse, di sciamito l'altro. In cotal guisa condotto fu dal palazzo del comune fin alla chiesa di S.Domenico del tanto illustre, e ragguardevole ordine dei predicatori, accompagnatovi dai più celebri dottori di legge, e da tutti gli ordini della città. Bello era anche a vedere, come l'accompagnavano alla sepoltura i tre quarti del popolo di Bologna, e questi dei più nobili. Grande, come può idearsi ognuno, fu il concorso d'ogni sorta di persone diverse per età e per sesso, compiagnendo tutte la di lui sfortunata sorte. Egli però felice, che nelle mani cadde di sì colto popolo, e benigno, cui era ben a cuore sua persona; poiché fe d'altrui potere prigione, in tempi specialmente si barbari, che i prigioni come se rei venivano trattati; e di qualche città o popolo, di que' tanti dal padre. E, da lui, con barbare maniere offesi, non così la gli sarebbe andata. Più felice anche, se di vero cuore pentito de tanti commessi sì atroci delitti, e dell'alto dispregio, in cui ebbe la romana Chiesa, e i più sacrosanti prelati, misericordia seppe rinvenire nel cospetto del giusto Dio. Il giovane erede degli Hohenstaufen morì così a Bologna nel 1272, seguito, destino beffardo, dalla disfatta del Regno di Gallura. Per tutti, sebbene prigioniero, fu sempre il biondo Re di Sardegna, l'unico sovrano di quelle regioni che aveva abbandonato, ma che pare avesse continuato a seguire i conti portati dagli erari amministratori. Tutti gli storici concordano che Enzo non lasciò nulla in eredità, non possedendo altro che pochi spiccioli.
Abbecedario di Apice. Genealogia, cognomi e toponomastica nella terra dell'ex Ducato di Ariano di Puglia
Anna Barbato, Sabato Cuttrera
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2025
pagine: 186
Anche in questa pubblicazione il lettore troverà riportati alcuni nomi o frasi in dialetto dovute non all'uso errato della lingua italiana, che non è mai riuscita a sostituirsi al napoletano, ma al vero e proprio all'utilizzo settecentesco che si fa di quel termine. Ecco perché si ritrovano toponimi come masto o mastro anziché maestro, bracciale, come detto, al posto di bracciante. Altri sono stati spesso lasciati nella loro forma originale, al contrario di vidua con vedova, quasi sempre italianizzato per evitare di incorrere in gravi errori numerici in quanto possono rappresentare intere famiglie e non la singola persona. Fratello, suocera e sorella vengono invece semplicemente indicati come f.llo, socera e s.lla, come la nonna e il nonno con ava e avo, i due braccianti non sposati chiamati ziti, da 'zitelle' al maschile. Le bizzoche, cioè le monache o suore che dir si voglia, o solo novizie anche pronte a spogliarsi, sono state lasciate così come rinvenute, idem per le vergini in capillis, definite anche solo vergini o solo in capillis dalla mano del compilatore. Come segue, il lettore troverà il frontespizio ufficiale, e contrassegnati in ordine alfabetico per nome di capofamiglia, sono stati elencati i fuochi, con l'età di ogni singolo componente, domicilio e beni, laddove è stato possibile riconoscerli, come nella versione originale del Catasto. Si tratta di una semplificazione dei dati relativi alla situazione familiare e patrimoniale, unitamente ai luoghi di residenza e al reddito dichiarato (cifra espressa in once), fedeli al testo consultato, sebbene il compilatore abbia trascritto medesimi cognomi e toponimi non in maniera uniforme e manchi la sezione catastale denominata Collettiva o Unione d'once, l'elenco finale a cui si poteva fare riferimento per un riscontro diretto. Nelle successive pagine il lettore troverà rispettivamente la situazione patrimoniale di Vidue e Vergini in capillis cittadine e degli Ecclesiastici Secolari Cittadini. A seguire anzichè, come al solito famiglia del ricco feudatario, compaiono i nomi dei Forastieri abitanti in detta Terra, della sezione sottintesa riguardante i restanti Forastieri [Abitanti Benitenenti Ecclesiastici Secolari di diversi paesi], con gli altri assenti Forastieri [Bonatenenti non abitanti]. In questa nota con la lettera a. sono stati contraddistinti quelli della Terra di Bonito, con la lettera b. quelli di Santa Paolina, con la c. il commorante in Monte Fusco, con la d. quello di Paduli, con la lettera e. il tizio di Solofra; con f. quello di Casal di San Giacomo; g. di Vitolano; h. il commorante in Bonito; i. quello di Monte Fuscoli; l. di Mirabella; m. di Lapio; n. del Casale di Sant'Angelo à Cupola; o. di Benevento. E solo a seguire c'è la intestazione Ter / Septies che è la continuazione dei Forastieri Bonatenenti non abitanti in quanto si riferisce alla situazione patrimoniale del feudatario che, la mano del compilatore, ha preferito serbarsi alla fine. Come è stata inserita la sottintesa Sezione, riguardante i Beni stabili e annue rendite dell'Università di Apice relativa ai Bonatenenti abitanti e, per pura formalità, abbiamo indicato la Sezione relativa al riepilogo, in genere chiamata Collettiva Generale dell'Oncie, che, nel Catasto Onciario di Apice, è andata perduta. In ultima analisi, a compendio del lavoro, il lettore troverà in questa medesima Appendice documentaria, anche la capitolazione comunale emanata dai feudatari locali, rimasta in vigore almeno fino al 1665, ma sicuramente rimaneggiata negli anni successivi, che va sotto il titolo originario di Capitoli dell'Università della Terra di Apice / 1546.
Enzo I Re di Sardegna prigioniero a Bologna. Il figlio di Federico II nato a Cremona
Anna Barbato, Sabato Cuttrera
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 150
Bologna era in festa per la sconfitta del Re svevo e il carroccio metteva allegria per il bottino reale: Enzio, il figlio di Federico II, era finito bottino dei Bolognesi. Tutti esultavano lungo il percorso fatto fare al prezioso prigioniero e già sfoggiavano il vestito a festa. «Terminava la sì decorosa entrata il pretore lieto e giulivo, un bel palafreno bianco cavalcando, rivestito di porpora, onorato da' suoni, e canti. La moltitudine del popolo fuor di città uscito per esser a parte di tanta festa, la non si può ridire, prendendo tutti oggetto, e di stupore, e di allegrezza. Fissavano gli occhi in ispezie sopra il Re Enzo, il quale d'anni intorno a' venticinque, bello della persona, tutti attirava a sè i riguardanti». I suoi capelli biondi lunghi quasi fin a cintola, e il complesso tutto della di lui corporatura alta e gioconda, muovevano ancora a tenerezza, e pietà. La cosa «compassionò alcuni, come nelle disgrazie intervenir suole, in ispezie i bolognesi dolcissimi e gentilissimi, tanta sua disgrazia. Tanto è vero, che anche ne' nimici la sfortuna di persone di merito muove a compassione». Bologna era diventata il simbolo della libertà per i Guelfi di tutte le nazioni. «Può ognuno immaginarli quanto andò per le lingue tutte di Europa la sorte felicissima di Bologna, non potendo che recare stupore, come una sola città giunta fosse a tal altezza di fortuna e gloria. Egli è questo il tanto strepitoso avvenimento alquanto diversamente narrato da Matteo Paris, volendo che Enzo unito a cremonesi e reggiani scorresse i confini de bolognesi a loro danno, onde questi posti in agguato, mentr'egli incautamente n'andava, al Ponte di S.Ambrogio l'attaccassero, che fatto prigione con incirca ducento soldati e molti reggiani, e cremonesi fosse con essi condotto a Bologna, dove all'arbitrio de loro nimici crudelmente assai essendo trattati per ottenere qualche alleviamento, diedero diciottomila lire imperiali. Sia quei ch'egli vuole, certo è non potersi ciò accordare per quello Enzo riguarda, note essendo le tante spese, con principesca liberalità, fatte dal Comune per trattarlo da suo pari».43 Al Re, insomma, non sarebbe mancato il necessario e fu vera neppure la storiella allegorica che era stato tradotto in una vera e propria gabbia. Bologna e Modena, città confinanti, «quando l'Italia tutta era in fazioni divisa, di contrario partito, ebbero insieme in varj tempi pertinacissime guerre».44 Certo è che stupiscono il fatto che sia toccato ai Bolognesi far prigioniero Re Enzo, quando la guerra era fatta da collegati, e principalmente voluta dai Bresciani. Biancardi riporta Manfredi per figlio naturale avuto da Bianca, madre di cinque spuri, tra i quali anche Enzo, perché pare che il nascituro abbia visto la luce nell'anno in cui Federico fu sposo di Jolanta o Beatrice, e quindi non già di Bianca. Fatto è che al piccolo fu mutato il nome di Arrigo in Enzio, alla tedesca, dovendolo distinguere dall'altro suo fratello già chiamato Enrico. Raffaello Morghen, nel corfermare essere stato un figlio naturale, dice che «non sappiamo l'anno della sua nascita, né il nome della madre, che solo in fonti tarde è identificata con Bianca Lancia dei conti di Monferrato». In effetti, incalza Don Celestino, «nulla sappiamo della di lui fanciullezza, né con qual maniera allevato». È il giovane erede degli Hohenstaufen, confuso con l'omonimo fratello Enrico, quello che morì a Bologna nel 1272, seguito dalla disfatta del Regno di Gallura. Per tutti, sebbene prigioniero, fu sempre il biondo Re di Sardegna, l'unico sovrano di quelle regioni che aveva abbandonato nelle mani della moglie.
Io è un'altra. Cose che le donne non dicono
Anna Barbato
Libro: Libro in brossura
editore: ad est dell'equatore
anno edizione: 2014
pagine: 158
Tutto nasce da una riflessione sull'universo maschile e su quello femminile e da una banale, in apparenza semplice domanda: gli uomini conoscono davvero le donne? Hanno una seppur minima idea degli innumerevoli e fantasiosi trucchi ed escamotages ai quali oggi le donne ricorrono per apparire ai loro occhi più belle, più dolci, più cool, più intelligenti e altro ancora, di quanto in realtà esse siano? Possibile che un semplice cromosoma abbia messo in piedi un universo di differenze? Ecco, dunque, una galleria di tipologie femminili che invadono le strade, i locali pubblici, le palestre, gli uffici delle nostre città. Dalla Formica alla Red Line, dalla E-girl alla Silicon-girl, dalla Toygirl alla Stakanova, fino ad arrivare a quella che, probabilmente, rappresenta la tanto agognata "donna ideale". Ed ecco, allora, la mia riflessione: in un mondo affollato di siffatte creature, in cui riuscire ad avere un legame duraturo appare quasi come un'utopia, nell'eterno scontro uomo-donna, chi ha ragione? Uno scritto diretto agli uomini e alle donne, in cui si racconta, in chiave ironica, talvolta tagliente e spesso divertente, di donne. Stando, per una volta, dalla parte degli uomini. Con un finale a sorpresa...