Libri di Anna Cappellotto
La storia di Piramo e Tisbe
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2021
pagine: 112
Il volume offre la prima traduzione italiana del mito di Piramo e Tisbe, tratta dall’unica versione a noi giunta in alto-tedesco medio (prima metà del XIV secolo). La novella, anonima, rilegge una delle fabulae più note delle Metamorfosi di Ovidio, medievalizzandola profondamente. Conservata la sostanza narrativa, il testo racconta la potenza di un sentimento contrastato duramente, ma alimentato dalle parole che i due amanti si scambiano di continuo attraverso la crepa di un muro divisorio, medium prediletto d’amore. A causa dell’insensata arbitrarietà del fato, il loro incontro segreto si rivelerà funesto: la fine tragica viene suggellata da un legame indissolubile, come l’intreccio della vite che miracolosamente unisce gli amanti infelici nella tomba.
Metamorfosi delle Metamorfosi di Ovidio. La traduzione in altotedesco medio di Albrecht von Halberstadt
Anna Cappellotto
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni dell'Orso
anno edizione: 2019
pagine: 362
La prima traduzione tedesca delle "Metamorfosi" di Ovidio è collocabile alla fine del XII secolo in area turingia. La sua tradizione consta di alcuni frammenti di una Oldenburger Handschrift della seconda metà del XIII secolo e di una versione protomoderna licenziata nel 1545 dall’autore alsaziano Jörg Wickram. Il testo dei frammenti rappresenta un produttivo transfer linguistico-culturale di miti tratti dal VI, dall’XI e dal XIV libro delle "Metamorfosi": la parte iniziale della fabula di Tereo, Procne e Filomela, il certame canoro tra Apollo e Pan, lo spergiuro Laomedonte, la storia di Peleo e Teti, l’antefatto di Dedalione e Chione, il mito a cornice di Vertumno e Pomona insieme a quello di Ifi e Anassarete. La versione più tarda tramanda anche il presunto prologo originale in altotedesco medio: si tratta della sola prova che assegna questa precoce traduzione ad Albrecht von Halberstadt, un sassone che avrebbe tradotto le "Metamorfosi" direttamente dal latino per il mecenate Hermann I di Turingia, la cui corte ha svolto un ruolo prominente per la ricezione della materia classica. Questo lavoro, muovendo da un’analisi più ampia sulle forme di ricezione dell’antichità.