Libri di Antonino Morreale
Una storia negata. La nascita del capitalismo in Sicilia
Antonino Morreale
Libro: Libro in brossura
editore: Sellerio Editore Palermo
anno edizione: 2023
pagine: 148
«È possibile una interpretazione che esce dai binari della vulgata di una Sicilia feudale da Ruggero a Portella della Ginestra, per mostrare invece una Sicilia che, tra metà '400 e primi '500, si dà una struttura economica inequivocabilmente capitalistica». Questo saggio, argomentato e tagliente, si pone a sintesi di molti decenni, ormai, di studi storici; precisamente di quelle ricerche empiriche che hanno contraddetto la vecchia raffigurazione pregiudiziale di una terra immersa fin oltre l'Unità d'Italia «nell'eterno feudalesimo» (del latifondo granario, del baronaggio, della società a due classi con un ceto borghese esiguo e indistinto). Ma è una sintesi che compie anche un passo avanti, radicale e audace: in Sicilia, ancor prima addirittura che nella classica Inghilterra, sorse un modo di produrre merci (in tre dominanti settori dell'economia isolana) fondato sul rapporto tra capitalisti imprenditori e lavoratori salariati, e si affermò quindi una classe borghese imprenditrice capace di emarginare la rendita dal comando e di soggiogare la for-za lavoro dei contadini una volta separati dai mezzi di sussistenza. Nacque qui, insomma, il sistema capitalistico. Questa tesi sorprendente è sostenuta da una mole enorme di lavoro sul campo e negli archivi, che descrive la laboriosità sociale diffusa, mossa da alcuni gangli industriali, che si spense solo con la grande crisi del Seicento. E dietro la tesi c'è anche - come scrive nella Nota lo storico Vincenzo D'Alessandro - l'alacre storiografia siciliana che ha ben messo in evidenza il fermento trecentesco portatore di una nuova concezione del feudo e l'affermarsi di un patriziato urbano (una nobiltà tutt'altro che immobile e periferica, «rinsanguata dall'arrivo di un nutrito gruppo di immigrati dalla Toscana»). La minuziosa pittura della «transizione dal feudalesimo al capitalismo» nella regione centrale del Mediterraneo è resa possibile dall'uso di categorie concettuali (soprattutto il concetto di «rap-porto di produzione») che provengono da una lettura originale di Marx. Una rivisitazione il cui percorso è dall'autore ricostruito in modo da chiarire la fecondità di alcuni strumenti analitici marxiani per la storia, che da tempo si tende o a sclerotizzare o a dimenticare. Il valore anche polemico del libro di Antonino Morreale è evidente già nel titolo: Una storia negata. Polemico contro l'uso politico - ovvero le varie forme di sicilianismo - di una Isola che si vuole nei secoli addormentata; e contro le conseguenze della mitica contrapposizione Sicilia/Modernità: «La mafia non era la "guardiana del feudo", ma l'ala marciante della selvaggia "modernizzazione" capitalistica».
Manifatture di seta a Palermo. Baroni e mercanti, filatori e tessitori, mastre e lavoranti (1550-1650)
Antonino Morreale
Libro: Libro rilegato
editore: Torri del Vento Edizioni di Terra di Vento
anno edizione: 2021
pagine: 368
Con questo nuovo studio, lo storico Antonino Morreale analizza e descrive il mondo pressoché sconosciuto della manifattura della seta a Palermo tra metà Cinquecento e metà Seicento. Una ricerca lunga e complessa, condotta su fonti documentarie inedite, in modo rigoroso e approfondito, che ha fatto emergere un settore importante dell’economia della città. Rimarranno sorpresi solo quanti indugiano ancora sulla tradizionale immagine di una Sicilia feudale e arretrata; stereotipo imperante fino a pochi decenni fa. Dagli anni Settanta del secolo scorso, nuove strade sono state aperte dalla storiografia e quelle ha percorse l’autore con le sue indagini archivistiche, mettendo a fuoco, di volta in volta, temi fondamentali, esplorati in contesti geografici diversi della Sicilia: l’industria della canna da zucchero delle fasce costiere; la produzione cerealicola e le masserie delle zone dell’interno. Con lo studio sulla seta, l’autore ci porta ora in città, a Palermo. E, se pure molto manca, si può già cogliere l’essenziale, cioè il profondo cambiamento – al passaggio tra medioevo ed età moderna – col comporsi di un’economia mercantile e capitalistica, di rottura con il passato feudale.

