Libri di Carlo Formichi
Nippon. Storia del popolo giapponese
Carlo Formichi
Libro: Libro in brossura
editore: Idrovolante Edizioni
anno edizione: 2019
I viaggi di Gulliver
Jonathan Swift
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 2003
pagine: 368
Nato come uno sfogo contro una determinata congiuntura sociale e politica nell'Inghilterra dei primi del Settecento, Gulliver è uno di quei libri che cedono nuove ricchezze ad ogni successiva lettura. I suoi bersagli - l'intolleranza, la corruzione, l'avidità, l'ipocrita fiducia nella scienza come soluzione dei mali causati dall'uomo - non hanno perso nulla della loro attualità, e l'amara sintesi che ne deriva è racchiusa nelle parole del re di Brobdingnag, il paese degli abitanti alti come campanili. «Da quando mi avete narrato della vostra nazione» egli dice a Gulliver, «devo concludere che la maggioranza dei vostri indigenti è la più perniciosa massa di vermiciattoli che la natura mai soffrì che strisciasse sulla superficie della Terra».
Apologia del buddhismo
Carlo Formichi
Libro: Libro in brossura
editore: Libri dell'Arco
anno edizione: 2024
pagine: 92
Un grande poeta inglese ha detto: «tutte le religioni sono buone le quali fanno buoni gli uomini; ed il modo in cui un individuo dovrebbe provare che il suo metodo di venerare Dio è il migliore, è di essere lui stesso migliore di tutti gli altri uomini». Questa sentenza dello Shelley è inoppugnabile. A che valgono codici di sublimi precetti, templi sontuosi ed eletti riti, se lasciano cattivo l’uomo come lo trovano? Per la bontà d’una religione altra pietra di paragone non c’è. L’autore difende il Buddhismo dalle possibili critiche e lo analizza secondo la sua efficacia morale; la somma di conforto religioso che offre agli uomini; le sue relazioni con la scienza; se e quanto è compatibile con le esigenze della società e dello Stato. Il presente volume rappresenta una delle migliori esposizioni di sempre sul Buddhismo.
Il Mahabharata
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Luni Editrice
anno edizione: 2019
Composto fra la seconda metà del II secolo a.C. e l'anno zero, il Mahabharata, “Il grande (poema) dei discendenti di Bharata”, è fra le opere capitali della letteratura d'ogni tempo e paese. Dentro la vicenda epica che ne costituisce l'ossatura, che occupa la metà circa dell'opera, sono intrise altre vicende mitiche ed epiche secondarie, genealogie divine e umane, novelle, ma soprattutto trattazioni teologiche, filosofiche, etiche, geografiche, scientifiche ante litteram e perfino frammenti di enigmistica. Ed è esattamente proprio questo assetto che al gusto attuale ne fa un capolavoro unico. Il centro della riflessione sfaccettata che vi si sviluppa è il dharma, la “legge sacra” o l'“ordine sociocosmico”. L'opera si autodichiara sorgente di luce spirituale – con al centro la Bhagavadgita, “Il canto del Signore”, che si può considerare il Vangelo di centinaia di milioni di hindu –, proseguimento della rivelazione sacra e fonte di autorità in ogni campo. Una strofe molto famosa, collocata al principio e alla fine del Mahabharata proclama che quello che nel poema si trova riguardo al dharma e ai fini dell'esistenza si può anche trovare altrove, ma quello che lì non si trova non c'è da nessuna parte. In altre parole: l'opera racchiude e dischiude in ogni aspetto e dimensione la sacra legge eterna. Il lavoro di Kerbaker, riveduto dai suoi successori, offre al lettore oltre un sesto del poema. La scelta per la versione dell'ottava ariostesca è naturalmente intonata al metro usato per l'epica nella grande tradizione italiana. Al lettore contemporaneo le strofe kerbakeriane, molto scorrevoli, offrono con il loro linguaggio dovizioso un sapore inconfondibile, con immagini poetiche felici e lampi di folgorazione potente. Senza nulla perdere della caratteristica originaria, lo stile di Kerbaker vi aggiunge la grazia orecchiabile e lo stupore incantato di una infinita, fantasmagorica fiaba.