Libri di Diomira Gattafoni
L’orizzonte degli eventi. Cave hominem
Diomira Gattafoni
Libro: Libro in brossura
editore: Leonida
anno edizione: 2024
pagine: 56
«Il tempo incastonato ne "L'orizzonte degli eventi" è sentitamente apocalittico e per il singolo e per il mondo: esso si misura costantemente con il tempo della fine (su molteplici versanti) e, in definitiva, con la finitudine dell'esperienza individuale e del genere umano».
Malachite
Diomira Gattafoni
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2021
pagine: 105
Il titolo Malachite prefigura una molteplicità di significati e di sfumature nel campo semantico del verde. Tale significante adombra in chi scrive, attraverso il greco e il latino, una ridondanza, l'unione di mali e dolori ('mala' più 'Achos', addirittura uno degli spiriti del dolore e della sofferenza) o in alternativa il rimedio ai mali (considerando 'akos', da cui anche il termine 'panacea'). L'ipotesi del primo significato risulta vanificata dalle proprietà apotropaiche e taumaturgiche del minerale, il cui unico valore etimologico attendibile rimanda alla malva e quindi alle foglie del rimedio naturale. La malachite, seppur contemplando problemi e dolori, si pone come cura. Essa è simbolo delle sfumature, degli ossimori, delle anfibolie, che del resto la poesia ha l'ardire di evocare a parole. Sia la malachite sia la poesia esistono in relazione alla bellezza, alla trasformazione e, in definitiva, alla bellezza della rigenerazione, della rinascita interiore.
Varrone accademico e menippeo
Diomira Gattafoni
Libro: Libro in brossura
editore: Prometheus
anno edizione: 2021
pagine: 208
A partire dalle testimonianze epistolari ciceroniane, in "Varrone accademico e menippeo" sono esaminate le dinamiche filologiche, contingenti e psicologiche, sottese alla seconda edizione degli Academica a favore della maschera di Varrone. Il Varro di Cicerone è l'unica porzione di dialogo superstite riconducibile alla formazione e all'adesione filosofica di Varrone quanto a logica, etica e fisica. Il reatino sarebbe stato spinto a tentare personalmente l'impresa di una trattazione sistematica nel perduto "De philosophia" (di cui resta traccia in Agostino) solo dopo il dono-pungolo ricevuto dall'amico-rivale. Il famoso elogio ciceroniano rivolto a Varrone è riletto alla luce dell'agonismo e dell'antagonismo non tanto filosofico quanto personale tra i due accademici.