Libri di Elisabetta Liberatore
Dissolvenze e altri frammenti
Elisabetta Liberatore
Libro: Copertina morbida
editore: Gruppo Albatros Il Filo
anno edizione: 2020
pagine: 64
"Il paesaggio è la dilatazione del flusso della coscienza il cui il confine tra interno ed esterno è abolito. Il lessico ha un carattere di "riflessività" elegante, con momenti di "prosasticità" selettiva, garbata e musicale. Il verso libero si va spesso ripiegando in modo asciutto o si dilata con inaspettata energia e talora con accenti crudi e scarni. Le descrizioni hanno contorni indistinti di detto non detto e le pennellate sono delicate e fluide ma anche taglienti e di un energico cromatismo emotivo. Il fluire del tempo, delle ore, delle stagioni, della vita, sono motivo centrale delle riflessioni dell'autrice, ammesso che sia possibile semplificare il racconto di un'anima in una "poetica", per sua natura circoscritta e limitata. L'impressione è che il "vissuto" trascorra con l'asciutta consapevolezza di un appuntamento mancato, con la costante sensazione di essere in posizione tangenziale rispetto alla pienezza dell'esistenza, un'epifania perenne e costantemente incompiuta e l'inquieta e affannosa attesa d'istanti che si avvicinano per sfuggire con la percezione di un ruolo ai margini del nulla." (dalla prefazione di Enrico Pizzica)
Il gesto che resta
Elisabetta Liberatore
Libro: Libro in brossura
editore: Gruppo Albatros Il Filo
anno edizione: 2024
pagine: 58
I versi di Elisabetta Liberatore colpiscono, immediatamente, ogni lettore perché hanno come soggetto principale l'altro, il prossimo, soprattutto quando quest'ultimo è portatore di una fragilità, di una debolezza, di un dramma, di una avversità.
Quando tutto sarà giusto
Elisabetta Liberatore
Libro: Libro in brossura
editore: Giovane Holden Edizioni
anno edizione: 2023
pagine: 56
È comprensibile il desiderio di lasciarsi la pandemia alle spalle, prendere le distanze da un oppressore invisibile e inatteso che ci ha stravolto la vita. Le restrizioni e le mascherine sono stati strumenti di impedimento della nostra libertà - persino quella di avvicinarci ai nostri cari, di abbracciarli e stringerci a loro, di consolarli e accompagnarli nell'ultimo viaggio. Vorremmo che anche il suo ricordo svanisse per sempre, come un fantoccio di cartapesta a cui si può dare fuoco fino a farlo volatilizzare in aria e cenere. Ma le pandemie non svaniscono, si trasformano. E noi siamo chiamati a gestire questa trasformazione introiettando le nostre ansie e insicurezze, il nostro dolore finanche le nostre ataviche paure. Si avverte sin dal titolo della silloge un'esperienza poetica sotterranea che cerca nelle profondità, indaga nei segni nascosti, nei frammenti ignorati da una realtà crudele e distratta. Prorompono le stagioni con tutta la loro forza. In particolare l'equinozio primaverile e il risveglio appaiono distanti, la Poetessa sente di esserne al margine, come in esilio. L'ascolto delle sottili vibrazioni che pulsano sotto la superficie amplifica, come su uno schermo, lo sbilanciamento della melodia vitale, la tensione di un circuito disturbato e disturbante. Solo il coraggio di una forza sotterranea rivela una piena e autentica confessione lirica che pervade ogni testo. L'io interiore si serve di metafore taglienti e livide, che lasciano poco spazio all'idillio e all'idealizzazione dei sentimenti o alla rassegnata accettazione di matrice religiosa. In un dialogo con se stessa serrato e denso Elisabetta Liberatore non cerca la facile consolazione, ma intende solo pizzicare le corde di un canto dello spirito che si racconta e si illumina sin dentro i pertugi della propria intimità.