Libri di Emilio Vance
L'opificio delle parole dimenticate
Emilio Vance, Nico Fedi
Libro: Copertina morbida
editore: Alvivo Edizioni
anno edizione: 2021
pagine: 42
Diciassette schede dettagliatissime e dalla grafica accattivante per descrivere altrettanti termini dimenticati, riportati a nuova vita dall'Opificio delle parole dimenticate in cui le parole sembrano esser state strappate con coraggio alla forza di un uragano in mezzo a una biblioteca di dizionari, per un risultato affascinante e lontano dagli schemi convenzionali. Un albo illustrato che è molto di più. Un esperimento di raffinata ricerca di vocaboli ormai dimenticati riportati in vita da macchinari paradossali, riprodotti con attenzione maniacale per i particolari, dal tratto di Nico Fedi. I testi surreali di Emilio Vance cercano di aggrapparsi ad architetture troppo scivolose da poter essere esplorate senza un'adeguata preparazione. Cromie accese, contrasti esasperati, geometrie essenziali e ridondanti offrono un riparo sicuro e adeguato a termini rinobilitati da questo esperimento di fusione tra immagini e parole. Una missione investigativa ma divertente tra fantasie pittoriche e letterarie, densa di rimandi da scoprire in ogni angolo di pagina.
Lost in my back. «Tutto bene, grazie!» Come sopravvivere al maldischiena
Emilio Vance
Libro: Libro in brossura
editore: Compagnia dei Santi Bevitori
anno edizione: 2019
pagine: 296
Due catene di flashback, lunghi trent'anni, che si snodano parallele, come spire di un dna fantastico, attorno alla colonna vertebrale del protagonista fino a fondersi in un finale teso come il cavo che sostiene un ponte e morbido come l'abbraccio di un bambino; un'incursione a metà fra l'apocalisse e il nirvana in cui la poesia si attorciglia al linguaggio medico per un esito tutt'altro che scontato. Un tentativo, all'ultimo respiro, di sanare la dicotomia fra l'attraversare quest'epoca asfittica rendendosi invisibili e la necessità di mostrarsi per chiedere un aiuto nel mitigare dolori divenuti insostenibili. Così l'incontro con operatori di diversa formazione e sensibilità, accomunati dal fatto di rappresentare l'ultimo anello di una catena a cui si appigliano persone in cerca di un sollievo antalgico, si trasforma in traversata epica tra sofferenza, disperazione ma anche leggerezza di decenni passati nel tentativo di non fare i conti con una malattia che rende la vita più complicata di quanto uno possa immaginare. Nell'illusione di poter ovviare così all'inevitabile, ossia spararsi.