Libri di Federica Rovati
L'arte dell'Ottocento
Federica Rovati
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 2017
pagine: X-261
Il volume racconta l'arte dell'Ottocento con vivacità e rigore, intrecciando diverse attenzioni: la specifica evoluzione dei linguaggi artistici; la trasformazione del sistema artistico, segnato dalla contestazione delle esposizioni statali, dall'affermazione delle gallerie private, dalle iniziative autonome di pittori e scultori; e, infine, le accelerazioni e le inerzie della storia politica e sociale. È l'arte di un secolo inquieto, nel quale non soltanto si ridefinisce il ruolo dell'artista, ma anche quello del pubblico, della critica e del mercato. In esso si affacciano nuove sensibilità e lo sguardo degli artisti sulla realtà tende ad ampliarsi, abbracciando originali soluzioni espressive e contenutistiche. Pur non rinunciando alla lettura di opere fondamentali (dal Radeau de la Meduse di Géricault e Olympia di Manet alle ardite soluzioni plastiche di Rodin, alle provocazioni di Degas, fino all'ostinata modernità di Cézanne), ogni capitolo affronta, innanzitutto, singoli nuclei tematici: Scelte di stile (con la voga medievalistica, i Salon, la pittura di paesaggio); Le forme dell'impegno (con al centro Delacroix, Daumier, Courbete i macchiaioli); mentre La logica dello sguardo si muove da Manet verso gli impressionisti e i postimpressionisti, l'ultimo capitolo ripercorre l'intero secolo dal punto di vista delle fonti esotiche e primitive, per chiudersi sull'arte simbolista. Le opere analizzate nella seconda parte offrono un ventaglio il più possibile ampio delle diverse declinazioni stilistiche, affiancando agli autori più innovativi esempi d'impianto più tradizionale (Ingres e Turner, ma anche Delaroche; Ensor e Van Gogh, ma anche Alma-Tadema), fino a lambire il Novecento con l'analisi di opere di Segantini, Pellizza da Volpedo e Klimt.
L'arte del primo Novecento
Federica Rovati
Libro: Libro in brossura
editore: Einaudi
anno edizione: 2015
pagine: XI-280
Questa storia dell'arte del primo Novecento intende evitare la convenzionale sequenza di "ismi", cronologie, autori e opere celebri alla quale siamo spesso abituati. Deponendo le categorie abituali, l'autrice articola l'esplorazione intorno ad alcune questioni critiche che illuminano da punti di vista differenti uno dei periodi più straordinari dell'intera storia dell'arte occidentale. Muovendosi tra le polarità dialettiche costituite da un lato da avanguardia e tradizione, dall'altro da propaganda e impegno, il saggio attraversa problemi di carattere formale e di tenore ideologico, fra i condizionamenti del mercato e della politica. Al centro, discute i problemi propriamente linguistici posti dalla pittura, dalla scultura e dall'irruzione della realtà oggettuale nel dominio dell'arte, introducendo ai luoghi, concreti o metaforici, in cui gli artisti lavorarono: città, atelier, laboratori, palcoscenici. Il volume non pretende di esaurire la vicenda dell'arte del periodo: sacrifica alcuni nomi, su altri insiste di continuo; privilegia certi movimenti artistici, lasciandone altri in ombra. Attorno ai casi prescelti prova però a intessere un discorso plurale in cui le definizioni e le valutazioni critiche, all'interno di nuovi contesti e nel confronto reciproco, possono rimodellarsi e perfino capovolgersi.
La morte di Pinelli. Iconografia di un anarchico 1969-1975
Lucia Pessina
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 171
Nel dicembre 1969, a pochi giorni dalla strage di piazza Fontana, l’anarchico Giuseppe Pinelli morì tragicamente a seguito di una caduta da una finestra della Questura di Milano. Secondo il commissario Luigi Calabresi e i colleghi presenti quella notte si trattò di suicidio, una versione che non persuase una parte significativa della pubblica opinione. Artisti, intellettuali e cittadini comuni si misero da subito al servizio, ognuno secondo le proprie possibilità, per ricostruire la verità sulla morte di Pinelli. Questo libro vuole indagare la produzione iconografica legata alla figura di Pinelli attraverso l’analisi di dipinti, mostre d’arte, film, spettacoli teatrali, libri, manifesti e fumetti comparsi fra il 1969 e il 1975. L’ampio repertorio, raccolto grazie ai materiali di archivio e alla stampa dell’epoca, dimostra come l’immagine di Giuseppe Pinelli si trasformò in una costante visiva capace di veicolare un preciso significato politico e sociale. La sua morte diventò un vero e proprio caso in attesa di giustizia e la sua figura quella di un martire, consacrata da Enrico Baj nei Funerali dell’anarchico Pinelli, l’opera che ancora oggi è considerata la più significativa in merito alla vicenda e di cui qui si ripercorrono le fasi ideative e la sfortunata storia espositiva. Prefazione di Federica Rovati.
Umberto Boccioni. Beata solitudo sola beatitudo
Federica Rovati
Libro: Copertina morbida
editore: Scalpendi
anno edizione: 2013
pagine: 96
Beata solitudo sola beatitudo di Umberto Boccioni fu presentata nella sezione italiana al Salon d'Automne del 1909, per poi figurare l'estate seguente nella personale a Ca' Pesaro, quando il pittore aveva ormai sottoscritto l'adesione al Futurismo. Questo lavoro prova a ricostruire la graduale messa a punto di Beata solitudo sola beatitudo dentro l'attività di Boccioni fra 1907 e 1908, accogliendo l'identificazione delle fonti visive già offerte dagli studiosi e aggiungendone alcune nuove, inserendo la comprensione dell'opera nel contesto storico e culturale coevo, greve di tensioni sociali e ideologiche. Sarebbe improprio attribuire al pittore una vocazione prefuturista: se alcune fonti culturali erano condivise, per ragioni di coesistenza cronologica, Boccioni si trovava a perseguire un obiettivo di raffinatezza formale che il Futurismo avrebbe invece ripudiato con violenza: nella misura in cui implicava un distacco dalle violenze del mondo, l'assunto di Beata solitudo sola beatitudo non poteva presentire l'ideologia marinettiana, né quest'ultima avrebbe condiviso quell'ammirazione per la pittura antica che nel pittore si conciliava allora con l'ansia di modernità.