Libri di Francis Warrain
Il mito della sfinge
Francis Warrain
Libro: Libro in brossura
editore: Tipheret
anno edizione: 2020
pagine: 76
Il significato delle immagini e dei racconti che costituiscono il simbolismo antico si ricollega da una parte allo schematismo (fonetico, numerico, geometrico) dall'altra all'animismo (caratteri, tendenze, proprietà). È riconducendo le cose e le azioni concrete alla loro architettura schematica, e ancora alla loro caratteristica animica che si può trasformare in nozioni esplicite le intuizioni suggerite dalle figure stesse. La sfinge è il simbolo dell'Unità, riassume in lei le forme le più strane l'una all'altra. Simbolo della Verità, mostra la ragione di tutti gli errori nei suoi contrasti stessi. Simbolo dell'Assoluto, manifesta il quaternario misterioso. Essa si erge sopra tutte le discussioni, immobile, riassunto dell'Unità di tutti i culti, di tutte le scienze. Mostra al cristiano l'angelo, l'aquila, il leone ed il toro che accompagnano gli evangelisti; l'ebreo vi riconosce il sogno dell'ebreo Ezéchiel; l'Indù i segreti di Adda Nari, e lo "scienziato" stava per passare sdegnoso quando ritrova sotto tutti questi simboli le leggi delle quattro forze elementari: Magnetismo, elettricità, calore, luce.
La triade della realtà
Francis Warrain
Libro: Libro in brossura
editore: Tipheret
anno edizione: 2020
pagine: 72
La conoscenza deriva in noi da un'elaborazione operata tramite l'analisi e la sintesi in seno agli stati di coscienza. Si rivela come una cosa che non è puramente passiva, ma alla quale partecipa un agente attivo che ci è proprio. Il lavoro di ridistribuzione operata in seno alla coscienza prende per punti di appoggio alcune nozioni fondamentali, tipo di stampi, di campioni, di modelli, senza i quali non potrebbe stabilirsi, in seno al turbinio caotico delle impressioni, l'ordine e la precisione necessaria ad ogni conoscenza appena appena chiara.
Il mondo primitivo. La Caduta e la Restaurazione
Francis Warrain
Libro: Libro in brossura
editore: Tipheret
anno edizione: 2019
pagine: 82
Le forme antropomorfe, i Parufim, descritti da Francis Warrain, nel presente testo, curato da Federico Pignatelli, sono l'oggetto più scrutato dallo studio dei cabalisti contemporanei. Le Sephiroth danzano, si dispongono in ordinate figure geometriche che compongono volti maschili e femminili che rappresentano le tendenze cosmiche opposte che con il loro percorso di incontro e di scontro danno vita al mondo manifesto. Il Padre, la Madre, il Figlio, la Figlia, il Volto Infinitamente Lungo ed il Piccolo Volto sono ipostasi di concetti intermedi fra l'Essere Umano ed il Divino, una strada del Riorno che non è un percorso contrario ad una "caduta".
Teodicea della qabalah. Le sephirot e i nomi divini
Francis Warrain
Libro: Libro in brossura
editore: Tipheret
anno edizione: 2018
pagine: 237
Qabalah è il termine ebraico che indica il complesso delle dottrine esoteriche e mistiche dell'ebraismo, esposte in un enorme complesso di scritti pubblicati, in un numero ancora maggiore di manoscritti e in un vastissimo patrimonio di tradizioni orali. Il momento di maggior fioritura della Qabalah si situa intorno al III-IV secolo, ma affonda le proprie radici in una tradizione mistica ininterrotta che la collega con i movimenti apocalittici, con il Talmud e con la Bibbia. Alla formazione della Qabalah che fu organizzata in maniera sistematica intorno al XIII secolo - contribuirono dottrine gnostiche, neoplatoniche, neopitagoriche, islamiche e cristiane. In "Teodicea Mia Qabalah", Francis Warrain ne ripercorre i principali aspetti - le Sephiroth, l'Equilibrio della Bilancia, i Nomi Divini e la loro Plenitudine - per tentare di indagare il rapporto tra Dio e mondo, tra Assoluto e relativo. "Affermare Dio è, nello stesso tempo, sostenere che Egli non è nulla di ciò che noi possiamo concepire; attribuendogli una natura, infatti, distruggiamo il carattere di assolutezza insito nella nostra affermazione. La nozione di Dio dà luogo, quindi, a una antinomia fondamentale e, sebbene Kant l'abbia esposta in tutta la sua acutezza, era già sostenuta implicitamente da tutte le dottrine esoteriche, da Platone sino a San Tommaso. Tutti i maestri hanno riconosciuto che abbiamo di Dio una rappresentazione mentale negativa e una affermativa. Egli non è nulla di quanto potremmo concepire, però - nello stesso tempo - questa impossibilità a indicarlo non significa una privazione di essere e di specificità ma al contrario testimonia una certezza che supera mtte le nozioni di essere e di natura. E in questa accezione che bisogna intendere i termini nulla, niente, non esistente che la Qabalah ha posto come ultra-principio".