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Libri di Guido Avezzù

Elettra. Testo greco a fronte

Euripide

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 640

«O nera notte, che avvivi stelle d'oro, / ora questa brocca poggiata sul capo, / ecco, la porto al fiume a prendere l'acqua.» È la prima battuta che l'Elettra di Euripide pronuncia quando entra in scena. Un'Elettra degradata da Egisto a sposa di un Contadino (che non osa, però, toccarla), umiliata ed esiliata in campagna, a portare brocche d'acqua sul capo come una serva qualsiasi. Elettra, la figlia di Agamennone, la principessa di Micene! Lei, che «come un cigno canoro / sulle correnti del fiume / chiama l'amatissimo padre / finito nei lacci di reti / insidiose». Quella Elettra - per Freud come per Jung soggetto di un «complesso» pari a quello di Edipo - che attraversa il V secolo prima della nostra era, nel fulgore più pieno della civiltà ateniese, per mano dei massimi tragediografi dell'antichità, giunge sino ai nostri giorni, alle opere di Hofmannsthal, O'Neill, Giraudoux e Marguerite Yourcenar. Si possono passare anni a studiare e paragonare le Coefore di Eschilo e le due versioni di Elettra di Sofocle e di Euripide, e decenni a compulsare l'Oreste di Voltaire e quello dell'Alfieri insieme a Les mouches di Jean-Paul Sartre, ma la domanda di fondo resta: che cosa rappresentano nella tragedia la figura, l'intreccio e l'atmosfera dell'Elettra di Euripide, colui che Aristotele definiva «il più tragico dei poeti», il drammaturgo cui Sofocle attribuiva mimesi totale della realtà? Sofocle «faceva gli uomini quali debbono essere», riportava la Poetica, Euripide «quali sono». Si deve forse, con Schlegel, pensare che l'Elettra è la peggiore delle tragedie di Euripide? Perché intravede un lieto fine, con Oreste assolto ed Elettra sposa di Pilade? O per la sua atmosfera bucolica e il suo tono talvolta dimesso? Eppure, l'Elettra di Euripide è capace di smontare punto per punto il famoso ragionamento che segnava il cardine della scena di riconoscimento tra lei e Oreste nelle Coefore di Eschilo. E il dramma possiede momenti di altissimo lirismo, e rievocazioni sublimi dell'Iliade nei canti del Coro. A tutte queste domande la splendida introduzione e l'attento, partecipe commento di Guido Avezzù danno risposte equilibrate e affascinanti. E al genio poetico di Euripide dà voce la sua limpida, ispirata traduzione.
60,00 57,00

Didaskaliai. Nuovi studi sulla tradizione e l'interpretazione del dramma attico

Didaskaliai. Nuovi studi sulla tradizione e l'interpretazione del dramma attico

Guido Avezzù

Libro: Copertina morbida

editore: Fiorini

anno edizione: 2008

pagine: 480

38,00

Il mito sulla scena. La tragedia ad Atene

Il mito sulla scena. La tragedia ad Atene

Guido Avezzù

Libro

editore: Marsilio

anno edizione: 2003

pagine: 305

L'autore ci restituisce la fitta trama di relazioni fra i testi coi quali i drammaturghi del V secolo a. C. si contendevano il favore del pubblico, ripercorrendo la sequenza "annalistica" dei drammi che spesso inscenano gli stessi racconti tradizionali, e offre inedite soluzioni a vecchi problemi drammaturgici e nuove risposte agli interrogativi sollevati dai miti. Tale presentazione della produzione tragica è introdotta da un sintetico inventario delle tragedie e dalla descrizione dei rapporti fra la tradizione mitica e i drammi; qui si collocano anche alcune considerazioni sulle carriere dei drammaturgi e sulle fasi più antiche nella diffusione dei testi.
23,00

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