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Libri di John Berger

Confabulazioni

John Berger

Libro: Copertina morbida

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2017

pagine: 139

«Scrivo da circa ottant'anni. Da principio lettere, poi poesie e discorsi, più tardi storie, articoli e libri, adesso appunti». È l'incipit di questa raccolta di scritti, l'ultima curata da John Berger, scomparso il 2 gennaio 2017, ed è anche la frase inaugurale del testo che apre il libro, un sorprendente Autoritratto in cui a essere propriamente ritratta non è la persona dello scrittore, ma la lingua. Lo scrittore è, nelle sue pagine, soltanto colui che, con qualche riga posta su un foglio, lascia che «le parole tornino in punta di piedi dentro la loro creatura-lingua». L'idea che la lingua sia «un corpo, una creatura vivente» in cui le parole accolgono perennemente altre parole in una interna e continua confabulazione, mostra quale rapporto John Berger intrattenga con la scrittura e, in generale, con l'universo dei segni. Una relazione con una infinita, misteriosa potenzialità che attraversa tutti i linguaggi, quelli articolati, ma anche quelli inarticolati; quelli verbali, ma anche quelli non-verbali, gli idiomi parlati dall'insieme degli esseri viventi. Il disegno, che puntualmente accompagna le parole nei testi di Berger, non è affatto, da questo punto di vista, un ornamento della scrittura, ma la forma forse più alta di fedeltà al corpo della lingua così intesa. Come scrive Maria Nadotti, nella postfazione in cui ripercorre il suo lungo sodalizio con l'autore, «il disegno, attività prediletta, probabilmente vocazionale, di JB, è forse proprio la decifrazione paziente - acustica, olfattiva, tattile, oltre che visiva - di questi segni destinati e non-destinati a noi. Lì, in sé, a portata di mano e tuttavia indipendenti da noi, una foglia, un campo, il movimento ondivago dell'erba ci rimandano a una misteriosa, potenziale unità».
20,00 19,00

Fotocopie

John Berger

Libro: Copertina morbida

editore: Il Saggiatore

anno edizione: 2021

pagine: 172

Conversare con una ragazza su un autobus in Irlanda, osservare una donna prendersi cura di un piccione in una piazza di Londra, condividere un pranzo con i lavoratori del mercato in Galizia, camminare con un ragazzino che porta un fucile a tracolla per le strade di Delhi. Piangere la morte di un caro amico e guardarne un altro, un sopravvissuto dei gulag, prepararsi per un trasloco, sfrattato dalla casa in cui sua madre ha aspettato per quattordici anni che facesse ritorno dalla Siberia. In Fotocopie John Berger presenta una collezione di attimi, ciascuno colto nel momento di più intensa vividezza, bloccati come in uno scatto fotografico a rappresentare la storia della nostra epoca e quella dell'autore. Vignette, fotogrammi, ricordi; ogni vicenda, ogni «fotocopia verbale», è una persona che ha toccato l'esistenza di Berger, lasciando con quel contatto un'impronta indelebile. Tra queste ci sono gli uomini e le donne che incontriamo quotidianamente, ma anche artisti e scrittori come Paul Klee e Simone Weil, a loro volta evocati a partire da una visione: disegni stesi su un prato verde le cui linee ricordano all'autore l'artista austriaco o il tavolo di legno di pero in una casa di Parigi su cui la scrittrice francese concepì le proprie opere. Il rapporto tra immagine e linguaggio diventa, nella prosa di Berger, un legame simbiotico: l'occhio cattura l'istante, la scrittura lo ancora al flusso del tempo e ne fa proliferare le numerose possibilità evocative. Nello stile discreto e intensamente cinematografico di Berger, queste ventinove Fotocopie traboccano di odori, di suoni e di vita, ed emanano una malinconica nostalgia. L'effetto di questi piccoli ricordi è un delicato eppure inevitabile distacco dal passato; la metamorfosi della memoria privata in scritti di portata universale.
18,00 17,10

E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto

John Berger

Libro: Copertina morbida

editore: Il Saggiatore

anno edizione: 2020

pagine: 152

Simile a una busta che custodisce un dispaccio giunto da un luogo lontano, la copertina che stringete tra le mani contiene un lungo messaggio inviato a una donna amata, e con lei a tutti i lettori. Questo libro è una lettera d'amore. Come in tutte le lettere più riuscite, fra le sue righe si conserva una limpida traccia della voce di chi l'ha scritta: la voce di John Berger, che qui risuona in tutta la sua calorosa intelligenza, in tutto il suo desiderio di condividere storie e sguardi. L'amore che racconta è svelamento sensuale, mutuo accudimento di fragilità, superamento dei confini individuali. In quest'arte sottile dello sconfinamento, l'amante John Berger si scopre vicino a chiunque sia impegnato ad attraversare una frontiera. A chi migra dal proprio paese, gettando le fondamenta di una nuova casa nel molle terreno dell'altrove; ad artisti come Caravaggio o van Gogh, che vivono un'identificazione metamorfica e sessuale con la materia della pittura; a una lucciola, il cui bianco bagliore sembra provenire da una dimensione remota, invitandolo a varcarne la soglia. L'amore di John Berger è un porsi in bilico tra animale e umano, tra vita e assenza, tra eternità e impermanenza. Tra ora e non più. E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto è forse il libro più generoso di un generosissimo scrittore, perché è il più intimo. È la scoperta di come «non ci sia discorso più pubblico e politico, più radicalmente comunitario, di quello sui sentimenti», e la meravigliata dimostrazione che chi ama, come chi guarda, modella eternamente il reale, ridisegnando in ogni istante il fuggevole profilo del mondo.
18,00 17,10

Paesaggi

John Berger

Libro: Copertina rigida

editore: Il Saggiatore

anno edizione: 2019

pagine: 352

"Paesaggi" è la più completa raccolta degli scritti di John Berger dedicati all'arte e alla letteratura. Chi è alla ricerca di un ponderoso volume di critica, con quadri monografici e rigide periodizzazioni, dovrebbe guardare altrove; chi invece è già un lettore di questo «rinascimentale uomo contemporaneo» si stupirà ancora una volta di tanta varietà di saggi, poesie, racconti e meditazioni, ritrovando lo sguardo di uno storyteller che mai ha inteso la scrittura come un atto di possesso, ma sempre come un modo per abitare il presente e mutarne la trama. In questo volume, ideale prosecuzione di "Ritratti", John Berger è l'osservatore tenace di vasti panorami popolati da figure umane, alla ricerca di mappe del nostro tempo. Dapprima si tratta soprattutto di paesaggi teorici, in cui Berger incontra gli scrittori e gli artisti che più hanno accompagnato il suo pensiero: da Walter Benjamin a Gabriel García Màrquez, da Rosa Luxemburg a James Joyce. Poi si passa all'esplorazione - a volte reale, sempre letteraria - di paesaggi fisici: la Palestina resistente, abitata da bambini e cavalli selvaggi; la Parigi dei cubisti e la Venezia marcescente della Bienriale; la città di Delft che «sgorga dagli occhi di chi l'ha lasciata»; la campagna senza tempo in cui i contadini hanno insegnato a Berger «il poco che so»; fino al fluido mercato del mondo odierno, in cui ognuno è un consumatore perduto in una geografia assente. Raccontando questi luoghi, John Berger racconta se stesso, il suo modo ardente e combattivo di cercare uno spazio da condividere e di indagare lo sguardo. Ogni paesaggio parla per lui di «rischio e avventura»: il rischio e l'avventura, in questi Paesaggi composti dagli anni cinquanta a oggi, sono quelli di un pensiero pronto in qualsiasi momento a farsi mettere a repentaglio da un'opera perturbante o un fatto inatteso, che si pone sempre, qualsiasi cosa scelga di narrare, sul limite sottile del mistero.
39,00 37,05

Sulla motocicletta

Sulla motocicletta

John Berger

Libro: Copertina morbida

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2019

pagine: 156

«Sulla moto si affronta ad alta velocità ogni fatto che s'incontra. Il corpo e la macchina seguono gli occhi che trovano la strada dove passare, intatti. Il senso di libertà deriva dal fatto che l'attesa tra la decisione e la conseguenza è minima, e se c'è una resistenza o un ritardo li si usa come rimbalzo. In moto, se si vuole continuare a vivere, non si pensa ad altro oltre quello che c'è. Guidare una motocicletta non ha niente a che fare con la velocità. È un'esperienza intensissima di libertà psichica e fisica». Nel 2002, in un'intervista a una stazione radio di Los Angeles, John Berger descrive così la sua passione per la motocicletta, sorta durante il servizio militare nell'esercito britannico - lo destinarono al compito di "staffetta", di addetto al recapito di messaggi - e mai più abbandonata, tanto che, ad Antony, alle porte di Parigi, lo si vede, quasi novantenne, dare lezioni di guida alla figlia sedicenne dell'amica Tilda Swinton. Guidare una moto, per Berger, è «un'esperienza intensissima di libertà psichica e fisica» poiché è un'arte che «differisce da ogni altro tipo di guida». Un'arte «spinoziana» - come scrive Andy Merrifield in questo volume, ricordando come Spinoza impregni ogni gesto reale e di pensiero di Berger - perché «interessa l'intero corpo e il suo istintivo senso dell'equilibrio». Con la sua meccanica e le sue due instabili ruote, la moto è, per Berger, mezzo di trasporto d'elezione, ma anche metafora, esca al lavoro congiunto di corpo e mente, strumento di ricerca e di piacere che implica costantemente una perfetta coincidenza tra occhio e mente, mano e cuore. Curato da Maria Nadotti, questo libro è un omaggio all'arte di guidare la motocicletta secondo John Berger, offerto a tutti coloro che ne condividono in qualche modo l'«esperienza di libertà». Contributi di Javier Caletrío, John Coward, Andy Merrifield, Maria Nadotti, Tom Penn.
12,50

Ritratti

John Berger

Libro: Copertina rigida

editore: Il Saggiatore

anno edizione: 2018

pagine: 654

John Berger non sopportava di essere definito un critico d'arte. Lo riteneva un insulto. Eppure per tutta la vita ha continuato a descrivere i suoi incontri con l'arte, le epifanie di fronte a un dipinto o una scultura, i viaggi immaginari negli atelier in cui un'opera veniva pensata e realizzata. Poco importava che quegli incontri assumessero le sembianze di un romanzo, una poesia o un saggio; non si trattava di critica, ma di narrazione nel senso più antico del termine: una voce che racconta ciò che gli occhi hanno visto e le mani toccato, un ascoltatore che riceve in dono un'esperienza e uno sguardo, e infine uno spazio da condividere. Se non è critica, questo volume non è neppure un canone o una storia dell'Arte - anche se prende avvio dalle pitture rupestri e termina oltre Basquiat -, perché per John Berger tutti gli artisti ospitati nella sua scrittura sono ancora vivi e presenti: sono vivi gli ignoti pittori della Cueva de las Manos, che migliaia di anni fa portano nel profondo della terra il vento, il tuono, il dolore e i luoghi remoti; è vivo Rembrandt, per cui l'abbraccio è sinonimo di pittura; è viva Frida Kahlo, che dipinge con la sua stessa pelle; è vivo Matisse, mentre fa cozzare i suoi colori come cembali di una ninna nanna; ed è vivo Picasso, che dipinge sulla tela una bestemmia. Ritratti è la raccolta più completa degli incontri di John Berger con i suoi artisti: dai pugnaci scritti militanti degli anni cinquanta a quelli più recenti e pensosi, molti dei quali inediti in Italia. Del resto, che per Berger un ritratto fosse un incontro, lo ha chiarito nel descrivere un suo stesso disegno: «A poco a poco la testa sulla carta si è fatta più simile alla sua. Ma ora sapevo che non le si sarebbe mai avvicinata abbastanza, perché, come può capitare quando si disegna, avevo finito per amarla, per amare tutto di lei». Gli ottantotto ritratti di questo libro sono atti d'amore scritti con la stessa matita con cui era solito disegnare: ottantotto incontri fatti di approcci, cancellature e successivi ripensamenti, di colpi di fulmine immediati e laboriose riconciliazioni. Sono l'«inconsapevole diario di bordo» di un grande storyteller, l'autobiografia di un uomo attraverso ciò che ha osservato.
45,00 42,75

Sul disegnare

John Berger

Libro: Copertina morbida

editore: Il Saggiatore

anno edizione: 2017

pagine: 186

Il disegno è la più profonda tra tutte le attività umane. L'uomo che ritraeva bisonti, gufi e leoni nella grotta di Chauvet, decine di migliaia di anni fa, sapeva che per lui il sole non sarebbe sorto per sempre: si trovava di fronte alla propria finitudine e a quella del mondo in cui viveva. Nello spazio metafisico della grotta, celebrava e indagava, con tratti di carbone sulla roccia, il mistero delle apparizioni e delle sparizioni, della presenza e della morte. Da allora disegnare non ha mai cessato di essere un atto di conoscenza. Si disegna per interrogare il visibile ed esaminare la struttura delle apparenze, per dare forma alle idee e comunicarle, per esorcizzare una memoria. Il disegno, rispetto alla pittura, non tenta l'illusione di realtà, non cessa mai di mostrare la propria nuda natura di progetto. Quello che osserviamo, attraverso linee di costruzione, spazi di luce e aree di colore, è un processo: la danza della mano di un artista che tenta di fissare una molteplicità di sguardi ed esperienze nell'eterna simultaneità di un'immagine. John Berger, negli scritti che compongono "Sul disegnare", segue la danza delle mani sulle rocce di Chauvet, quella di Vincent van Gogh che trasforma in immagine la sua capacità di amare la materia, quella di Pablo Picasso che mette in opera l'orrore per il decadimento della carne. Berger segue la propria mano mentre traccia i lineamenti del volto paterno sul letto di morte, per catturare una vita intera. E attraverso gli schizzi di Giacometti, Rembrandt e Goya, mostra come disegnare sia un modo di scoprire, di catturare il mistero del reale, per amplificarlo e viverlo come evento.
18,00 17,10

Sul guardare

John Berger

Libro: Copertina morbida

editore: Il Saggiatore

anno edizione: 2017

pagine: 274

Osservare il linguaggio sgretolarsi in un'opera di Magritte. Scoprire la medesima, disperata assenza in un volto urlante di Bacon e in un animale antropomorfo di Walt Disney. Guardare il sangue nero e denso in una foto di guerra di Don McCullin. Scrutare l'abisso che si apre negli occhi di un elefante rinchiuso dietro le sbarre di uno zoo. Rivedere, a distanza di dieci anni, la pala d'altare di Grünewald a Colmar, e riconoscere la propria epoca tra le sfumature di una luce antica, dipinta cinque secoli prima. Sul guardare è un libro di immagini che interrogano la scrittura. Ma è tutta l'opera di John Berger a confermare questo vincolo indissolubile tra visione e linguaggio: dal guardare si irradia l'enigma del senso, si innesca il racconto come tentativo di fissare la propria esistenza nel tempo, che può assumere la forma di romanzo o critica d'arte, poesia o intervento politico. Come si legge in "Questione di sguardi", «Il vedere viene prima delle parole. Il bambino guarda e riconosce prima di essere in grado di parlare». Attraversando il pensiero di Walter Benjamin e Susan Sontag, John Berger mette in luce come la fotografia abbia trasformato la memoria in spettacolo; analizzando la Tempesta di neve di Turner, si trova avvolto dalla violenza della natura come in un maelstrom; osservando una foto di Cartier-Bresson che ritrae Giacometti mentre cammina sotto la pioggia, riconosce la stessa solitudine che anima tutte le sue sculture. "Sul guardare" - che il Saggiatore propone in una nuova traduzione di Maria Nadotti - è molto più di una raccolta di saggi critici: è un testo organico in cui ogni immagine è un evento inatteso e perturbante, ogni incontro con l'opera d'arte un'esperienza reale o, per usare le parole di John Berger, un «momento vissuto» che diviene scrittura.
19,00 18,05

Perché guardiamo gli animali? Dodici inviti a riscoprire l'uomo attraverso le altre specie viventi

John Berger

Libro: Copertina morbida

editore: Il Saggiatore

anno edizione: 2016

pagine: 139

Lo sguardo di un cane, con la sua muta urgenza, può interrogare in modo profondo, indicando realtà che sfuggono all'attenzione umana. Una lepre che attraversa un confine, davanti agli agenti di frontiera, rivela quanto ci sia di arbitrario nelle convenzioni che governano il nostro quotidiano. Rispecchiarsi negli occhi di un orango equivale a un viaggio nel tempo lungo millenni, e il bagliore emanato da una lucciola può apparire ancora più gelido e remoto di quello di una stella. Da sempre gli animali occupano il centro dell'universo insieme all'uomo: nell'antichità venivano utilizzati per popolare lo zodiaco, e gli indù immaginavano che la Terra fosse sorretta da un elefante, a sua volta in piedi sul guscio di una tartaruga. Li guardiamo da sempre, perché sono esseri senzienti e mortali come noi, eppure radicalmente diversi: osservandoli abbiamo imparato a definire che cosa è umano, e il loro sguardo ci è ancora indispensabile. Oggi gli animali abitano le case di milioni di persone, le loro fotografie invadono il web e le pagine dei giornali: sono dappertutto, eppure stanno scomparendo, perché è sempre più rara la possibilità di un incontro, sostituita dallo spettacolo di documentari, cartoni animati e giochi per bambini. Stanno perdendo il ruolo di messaggeri di un "oltre" segreto, dell'abisso che si trova al di là del linguaggio e parla della nostra origine, della nostra solitudine come specie.
16,00 15,20

Capire una fotografia

Capire una fotografia

John Berger

Libro: Libro rilegato

editore: Contrasto

anno edizione: 2014

pagine: 263

Perché complicare a tal punto un'esperienza che facciamo più volte ogni giorno: l'esperienza di guardare una foto? Perché l'ingenuità con cui di solito la affrontiamo è dispendiosa e disorientante. Pensiamo alle fotografie come a opere d'arte, come prova di una particolare verità, come simulacri, come nuovi oggetti. Di fatto ogni fotografia è un mezzo per verificare, confermare e costruire una visione totale della realtà.
22,00

Il taccuino di Bento

Il taccuino di Bento

John Berger

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2014

pagine: 174

Forse non tutti sanno che il filosofo Baruch Spinoza, detto Bento, uno degli esponenti del razionalismo del XVII secolo, antesignano dell'Illuminismo e sommo conoscitore dell'esegesi biblica, disegnava. Anzi, era intimamente ossessionato dal disegno. Dopo la scomunica e la cacciata dalla comunità ebraica di Amsterdam, si dedicò al disegno con un trasporto così assoluto che, quando non lavorava come tornitore di lenti, si rinchiudeva nel suo studio ad abbozzare figure o paesaggi, a tracciare centinaia di schizzi a matita e a china. Quando morì, i suoi amici recuperarono le sue lettere, i manoscritti, gli appunti, ma non trovarono nessuna traccia dei suoi disegni. Molti anni dopo, a John Berger viene regalato un vecchio taccuino da disegno intonso e l'autore, mosso da un impulso segreto e irresistibile, sente che quel libricino è proprio quello di Baruch Spinoza. Inizia così un dialogo a due voci e a quattro mani in cui l'autore e saggista inglese, convinto che nella silenziosa pratica del disegno risieda la chiave per accedere al senso del mondo e delle cose, immagina di rileggere le parole del filosofo olandese, e di osservare il mondo con i suoi occhi. Il risultato è un libro che, con una prosa limpida e delicata, crea un ponte tra l'Olanda del XVII secolo e il tempo inquieto in cui viviamo. Una mappa stupefacente che aiuta a orientarsi nel nostro incerto presente, a indagare la sostanza profonda delle cose, e la relazione che ci lega a esse.
20,00

Questione di sguardi. Sette inviti al vedere fra storia dell'arte e quotidianità

Questione di sguardi. Sette inviti al vedere fra storia dell'arte e quotidianità

John Berger

Libro: Libro in brossura

editore: Il Saggiatore

anno edizione: 2015

pagine: 304

Osservare un'immagine è un gesto in apparenza semplice, naturale come respirare, ma in realtà attiva meccanismi socioculturali complessi. Oggi siamo esposti a migliaia di messaggi visivi ma, paradossalmente, siamo sempre meno capaci di vedere: accettiamo senza fiatare le promesse della pubblicità e attribuiamo ai quadri del passato un valore che forse non possiedono. In una galassia di opere d'arte riproducibili, tecnicamente, all'infinito, ciò che rimane sono le immagini stesse: l'atto di vedere determina il nostro posto all'interno del mondo che ci circonda, e benché quel mondo possa essere spiegato a parole, le parole non possono annullare il fatto che il rapporto tra ciò che vediamo - per esempio il Sole che tramonta imporporando l'orizzonte - e ciò che sappiamo - la Terra scandisce il tempo ruotando su stessa - non è mai definito in modo univoco. Saper spiegare il fenomeno è sempre leggermente insufficiente rispetto a quello che vediamo. John Berger interpreta questo scarto ineludibile nei sette saggi qui raccolti - alcuni solo visivi - e suscita nel lettore una stupita meraviglia, portandolo a rimettere in discussione ciò che crede di sapere sull'arte e incoraggiandolo a usare lo sguardo in modo diverso, attivo e critico.
14,00

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