Libri di Marcello Luigi Busetto
Controlli giudiziali sulla qualità della difesa tecnica
Marcello Luigi Busetto
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2017
pagine: 248
Sospinta dalle fonti europee e in particolare dalla Convenzione dei diritti umani, come interpretata dalla Corte di Strasburgo, s'affaccia con insistenza l'idea che il giudice penale debba ovviare alle situazioni di più palese scadimento dell'assistenza tecnica dell'imputato, con speciale riguardo alla difesa d'ufficio: sostituire il legale inoperoso o invitarlo ad assolvere con la dovuta diligenza il suo compito. Il volume sonda la genesi e la portata di tali indirizzi ed esamina come essi siano stati coltivati sul fronte interno, sia nei dibattiti de iure condendo sia, soprattutto, nelle applicazioni giurisprudenziali: infatti, i giudici nazionali hanno mostrato particolare propensione a recepire, già nell'interpretazione del diritto vigente, i canoni europei, con soluzioni spesso ardite e comunque meritevoli di particolare attenzione, pure nei risvolti ulteriori e nelle implicazioni "di sistema". In questa chiave, vengono distintamente esaminate le varie questioni a proposito dell'assenza del difensore, della sua presenza "inattiva", nonché dei possibili rimedi rispetto a macroscopici errori che abbiano pregiudicato l'imputato.
Il contradditorio inquinato
Marcello Luigi Busetto
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2009
pagine: X-288
Quando i testimoni siano stati intimiditi o corrotti e perciò si sottraggano all’esame dibattimentale o rendano una deposizione diversa, è consentito impiegare come prova d’accusa le loro precedenti dichiarazioni, raccolte dagli inquirenti nel segreto dell’indagine preliminare? La nostra Costituzione (art. 111 co. 5) risponde sì, ma a patto che sia davvero «provata» una «condotta illecita» (violenze, minacce, offerte di denaro). L’autore esplora le ragioni che hanno condotto a ridimensionare questo requisito, nel codice (art. 500 c.p.p.) e nella pratica dei tribunali. Nel farlo, ripercorre le vicende degli ultimi vent’anni e le resistenze che ha incontrato, in Italia, la piena affermazione del contraddittorio in ambito penale; snida lacune e stratificazioni della nevralgica, ma troppo spesso rimaneggiata, disciplina del “trasbordo” di atti, dalla fase preliminare al dibattimento. Si confronta – infine – con una tendenza frequente e assai problematica: quella in base alla quale si suppone che, quando la prova verta su fatti diversi da quelli che rappresentano l’oggetto dell’accusa (i c.d. fatti processuali, come appunto l’intimidazione dei testimoni), li si possa accertare con maggiore superficialità e minori garanzie. Ci si dimentica così che, spesso, tali fatti ed il loro accertamento rivestono comunque un’importanza decisiva, in modo diretto o indiretto, per le sorti dell’imputato, dei suoi diritti e della sua libertà.