Libri di Marco Novati

"Era entusiasmante guidare su quella strada, una lunga linea retta infinita e senza traffico, circondati da steppe incontaminate e praterie inviolate, con un vento incessante e implacabile. A volte sembrava che qualche auto ci sorpassasse, ma erano fortissime folate di vento. Guidando, sentendo quella musica con vicino il mio grande amico, osservando il deserto e guardando il cielo che si stava pian piano oscurando, provavo una percezione di benessere ai limiti dell'estasi. Il senso di isolamento e di vuoto mi davano una sensazione di completezza. L'auto ruggiva veloce, più davo gas più la velocità aumentava. Era come se fossi in trance, immerso in quella immensa solitudine sentivo un intenso piacere, un'ebbrezza pari a una elevazione spirituale come se un incantesimo si fosse impadronito di me. La Patagonia era il mondo; io e Pino eravamo la Patagonia, io e Pino eravamo il mondo."

Come ogni mattina, si era tuffata nel torrente. Lo faceva ogni giorno, all'alba e al tramonto e ogni bagno rappresentava per lei una benedizione, un'unione, un abbraccio alla terra e alla montagna. Le piaceva l'acqua gelida: diceva che quella sensazione, quell'energetico scossone mattutino, le spalancava le porte allo splendore del giorno e scuotendola le ricordava quanto era bella la vita!

Sorrise: il suo sguardo trasmetteva la luminosità della luna e delle stelle e si perdeva nella maestosità dell’infinito. Si bagnò le mani nell’acqua e giocherellando spruzzò il mare sul volto dell’amico ritrovato e aggiunse: «Dylan, dobbiamo sempre rallegrarci davanti alle bellezze della vita, sorridere e non smettere di desiderare: questo è il mio precetto e la mia libertà.»

“Parlava, leggeva, voleva sapere, chiedeva che le raccontassi dell’Africa, di casa mia e della mia famiglia. Io le raccontavo del mio paese cercando di soffermarmi sui colori e sugli odori, accennando alle savane, alla musica e all’arte africana, all’orgoglio e alla resistenza del nostro popolo, alle risorse e ricchezze del nostro continente, e non appena le parlavo della mia infanzia, del mio villaggio e della mia famiglia o di quando correvo giocando sui sentieri polverosi dell’Africa, mi rattristavo e piangevo. Oh, quanto mi mancava l’Africa!”

"Superata anche la tempesta che ci accompagnò durante l'ultimo tratto dell'ascesa, alle 7:15 abbiamo raggiunto la cima del Kilimangiaro a 5895 metri: accolti dal trionfo di colori dell'alba, un improvviso e sconosciuto benessere ci ha travolti forse era la felicità. È stata un'esperienza straordinaria che il calore dell'amicizia ha arricchito e reso più intensa. Con questo sentimento nel cuore continueremo a camminare per le strade del mondo, inseguendo nuovi sogni, un passo dopo l'altro pole pole."