Libri di Massimiano
Elegie
Massimiano
Libro: Libro rilegato
editore: Mondadori
anno edizione: 2020
pagine: 414
Poeta dotto, che riassume la tradizione elegiaca latina, che si colloca all'insegna di Boezio, e che ha assimilato la cultura biblica e cristiana al punto di utilizzarne espressioni e frasi, Massimiano «recepisce e interiorizza il cosiddetto "pessimismo greco", che trova la sua espressione nelle parole del satiro Sileno, secondo il quale la cosa migliore per l'uomo è non essere nato e, una volta nato, morire presto. Il non essere è l'unico modo per sottrarsi all'infelicità che appartiene all'essere, anche e soprattutto nella vecchiaia, l'esperienza più tragica della vita». Se le figure femminili – Licoride, Aquilina, Candida e la Graia puella – si situano al centro delle "Elegie", è "Senectus" la vera donna alla quale Massimiano soggiace come un amante alla propria Dama. Realista a oltranza, egli non rifugge dalle immagini più forti e più crude. Scrittore latino nell'Italia ostrogota del VI secolo, Massimiano è il poeta della senescenza: dell'uomo e dell'intero mondo antico.
Elegie della vecchiaia
Massimiano
Libro
editore: Lampi di Stampa
anno edizione: 2000
pagine: 128
Le sei elegie che compongono l'opera trattano, con una varietà di toni che va dall'ironia al lamento, dall'erotismo alla considerazione filosofica, la perdita di vigore fisico e di energia vitale che caratterizza la vecchiaia. L'anziano poeta, vissuto probabilmente nel VI secolo dopo Cristo, si abbandona ai ricordi di gioventù, intercalandoli alle considerazioni sagge o disincantate tipiche dell'età senile. Riproduzione a richiesta dell'edizione: Ponte alle Grazie, 1993 (I Rari) ISBN 88-7928-077-5
Elegie della vecchiaia. Testo latino a fronte
Massimiano
Libro: Libro in brossura
editore: Giuliano Ladolfi Editore
anno edizione: 2011
pagine: 76
Il caso di Massimiano e delle sue "Elegie della vecchiaia" è forse unico nell'intera letteratura latina. Intanto non si conosce, se non per tracce disseminate nei suoi versi, alcun particolare significativo della sua vita, cioè il periodo esatto della sua esistenza, la sua vera patria, il suo stesso nome completo. Soprattutto non v'è parere univoco sul valore letterario e poetico di questa silloge di componimenti che si situa in una tradizione retorica tra le più normalizzate della intera letteratura romana: quella dell'elegia d'amore - con la sua rigorosa alternanza metrica dell'esametro e del pentametro -, che ha il suo periodo aureo in età augustea e nei primi anni di quella tiberiana (Tibullo, Properzio, Ovidio).