Libri di Paolo Squillacioti
Tresor. Un bestiario medievale
Brunetto Latini
Libro: Libro rilegato
editore: Rizzoli
anno edizione: 2020
pagine: 32
Con il Tresor, opera in prosa scritta in lingua d'oïl tra il 1260 e il 1267, Brunetto Latini offrì ai suoi contemporanei un'enciclopedia completa di tutto lo scibile umano. Il quinto libro è interamente dedicato agli animali: un capitolo dopo l'altro, si susseguono descrizioni di creature reali, mescolate a quelle di esseri mitologici e fantastici. Questo bestiario medievale, che si legge con meraviglia e rivela un immaginario dimenticato e bizzarro, rivive oggi grazie alle raffinate immagini di Rébecca Dautremer. Età di lettura: da 8 anni.
Il metodo di Maigret e altri scritti sul giallo
Leonardo Sciascia
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2018
pagine: 200
"Nel 1961, quando ancora Simenon era confinato fra gli scrittori di serie B, Sciascia, dopo aver dichiarato che i suoi romanzi valevano ben più di quelli dell'école du regard, aggiungeva: «... e forse anche qualcuna delle avventure del commissario Maigret ha più diritto di sopravvivenza di quanto ne abbiano certi romanzi che, a non averli letti, si rischia di sfigurare in un caffè o in un salotto letterario». Questione di chiaroveggenza, certo. E di perspicacia, come quando, sempre nel 1961, scriveva: «Maigret è l'elemento cui la realtà reagisce: una specie di elemento chimico che rivela una città, un mondo, una poetica». Ma anche di passione per un genere - la letteratura poliziesca - da sempre frequentato: con una spiccata simpatia per il «modulo», scaturito da Poe, che del giallo fa un rigoroso cruciverba narrativo, un gioco ingegnoso. Quel che in questo libro scopriamo è che sin dai primi anni Cinquanta Sciascia ha anche costantemente indagato la letteratura gialla, quasi volesse chiarire a se stesso le ragioni della sua passione e costruire una sorta di mappa, una genealogia degli autori più amati - Chesterton, Agatha Ghristie, Erle Stanley Gardner, Rex Stout, Simenon, Geoffrey Holiday Hall e altri ancora. Offrendoci così trascinanti riflessioni e insieme gli indizi indispensabili per individuare le ascendenze dei protagonisti dei suoi gialli: dal capitano Bellodi del 'Giorno della civetta' all'ispettore Rogas del 'Contesto', al brigadiere Lagandara di 'Una storia semplice'." (a cura di Paolo Squillacioti)
A futura memoria (se la memoria ha un futuro)
Leonardo Sciascia
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2017
pagine: 208
Molto infastidiva Sciascia l'essere considerato un «mafiologo»: «Sono semplicemente uno che è nato, è vissuto e vive in un paese della Sicilia occidentale e ha sempre cercato di capire la realtà che lo circonda, gli avvenimenti, le persone» diceva. Così come lo infastidiva quell'«intuizione di letterato» che, nel migliore dei casi, gli veniva attribuita allorché scagliava taglienti ed eretiche verità contro il «folclore tenebroso» in cui venivano di solito assunti i fatti di mafia. Tirare il collo alla retorica e alla mistificazione, questo gli premeva. E regolarmente i suoi articoli scatenavano furenti polemiche - se non l'accusa, infamante, di fare «il gioco della mafia». Sicché non gli restava che citare l'amato Savinio: «avverto gli imbecilli che le loro proteste cadranno ai piedi della mia gelida indifferenza». Il fatto è - come dimostrano gli interventi qui radunati, fra cui quello sui 'professionisti dell'antimafia' - che Sciascia è lo scrittore italiano cui più che a ogni altro si attaglia l'aggettivo «scomodo»: che prenda posizione sulla morte di Calvi o sull'assassinio del generale Dalla Chiesa o sul caso Tortora o sul maxiprocesso di Palermo e sulle testimonianze di Buscetta e Contorno o, infine, sul rischio che l'antimafia si trasformi in strumento di potere, non potremo che riconoscere fino a che a punto sia rimasto fedele alla definizione che nel 1977 dava dell'intellettuale: «uno che esercita nella società civile ... la funzione di capire i fatti, di interpretarli, di coglierne le implicazioni anche remote e di scorgerne le conseguenze possibili. La funzione, insomma, che l'intelligenza, unita a una somma di conoscenze e mossa - principalmente e insopprimibilmente -dall'amore alla verità, gli consentono di svolgere».
Il fuoco nel mare. Racconti dispersi (1947-1975)
Leonardo Sciascia
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2010
pagine: 210
Presentando, nel 1973, la silloge di racconti "Il mare colore del vino", Leonardo Sciascia ne rivendicava, oltre che la necessità, la profonda coesione interna. Una coesione, possiamo oggi precisare, ottenuta a prezzo di esclusioni molto più drastiche e dolorose di quanto Sciascia non lasciasse trapelare. Basterà leggere in questo volume, tra i quindici racconti lasciati allora cadere, la storia di Calcedonio Fiumara ("Il lascito"), che, trasformatosi da zolfataro in ricco e rapace possidente, vive solo come un cane, senz'altro amore se non quello per la sua pura e intoccabile ricchezza: e finirà per lasciarla, anziché ai detestati nipoti, a un manicomio, dove nessuno potrà trarne godimento o sollievo. O "Una commedia siciliana", che dietro una vicenda in apparenza rocambolesca e a lieto fine, lascia trasparire la faccia terribile e cupa di un paese "circonfuso di limoni e mare". A completare il panorama della produzione dispersa di Sciascia, il lettore troverà qui un nucleo di mirabili prose e "cronachette": come "I tedeschi in Sicilia", dove è ricostruito l'eccidio che nell'agosto del 1943 un reparto tedesco in ritirata compì a Castiglione di Sicilia: eccidio rimasto impunito, giacché in Italia "quel che accade in Sicilia è cosa d'altro pianeta".
L'illuminismo mio e tuo. Carteggio 1953-1985
Italo Calvino, Leonardo Sciascia
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2023
pagine: 324
Il 19 maggio 1953 Leonardo Sciascia scrive a Italo Calvino, funzionario dell'Einaudi, chiedendo un libro da recensire. E lo invita a collaborare alla rivista «Galleria». È l'inizio di un fitto scambio epistolare tra i due che continuerà fino alla morte di Calvino, e che è stato integralmente ricostruito in queste pagine: 145 tra lettere, biglietti, cartoline, telegrammi. Il carteggio restituisce il loro rapporto di stima e amicizia: l'incontro, il reciproco scoprirsi e intendersi, la pubblicazione di molte delle loro opere, il parziale allontanamento degli anni Settanta; sullo sfondo, quell'Italia democristiana della guerra fredda, tra il boom e il terrorismo, che Calvino e Sciascia seppero interpretare, pur in modi così diversi, come pochi altri. I due scrittori appaiono infatti legati da profonde affinità intellettuali e biografiche – l'età, la formazione culturale, la vocazione razionale e "illuminista", l'impegno politico e civile, l'idea, soprattutto, che la letteratura sia qualcosa di fondamentale –, ma anche divisi da esperienze differenti: le loro sono storie diverse, che per un lungo tratto si sono intrecciate, illuminandosi a vicenda. E le missive qui raccolte, completate da scritti critici reciproci, danno conto proprio di questo intreccio: un dialogo quanto mai fecondo che, tra discussioni su premi letterari, immagini di copertina, libri vecchi e nuovi, costituisce uno dei carteggi più significativi del Novecento letterario italiano.