Libri di Pasquale Stoppelli
Mandragola
Niccolò Machiavelli
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2016
pagine: LXVIII-169
Capolavoro della commedia rinascimentale, la "Mandragola" fu composta da Machiavelli dopo il suo allontanamento forzoso dalla politica. La vicenda ruota intorno alla beffa giocata da un giovane fiorentino a un marito sciocco per possederne la moglie di cui si era invaghito. Un ruolo determinante nel convincimento della donna ha il suo confessore, corrotto dai denari dell'amante. Nella commedia il tema realistico della beffa, di matrice boccacciana, si rapprende in una perfetta macchina teatrale, rispettosa fin nei particolari più minuti delle regole della commedia antica (Plauto e Terenzio). Attraverso il format della commedia Machiavelli tenta di definire un'antropologia della vita quotidiana, analogamente a come nelle opere politiche veniva descrivendo l'antropologia del potere. Si scopre così che non c'è differenza tra una sfera e l'altra: sono sempre e soltanto l'utile e il piacere a muovere gli uomini. Quando però il simulare e il dissimulare dell'agire politico si trasferiscono nella quotidianità, la realtà si fa doppia o tripla, nascono situazioni paradossali che sono di per sé comiche. Il paradosso tocca i valori della famiglia, della morale privata, della religione. Prendono forma le prime creature fredde e amorali della letteratura moderna, senza che nulla venga sottratto alla vivacità e al divertimento.
Teatro: Andria-Mandragola-Clizia
Niccolò Machiavelli
Libro: Libro rilegato
editore: Salerno
anno edizione: 2017
pagine: 476
Può apparire paradossale che il fondatore della politica moderna, il commentatore di Livio, il teorico dell'arte militare, lo storico di Firenze, sia al contempo l'autore della Mandragola, capolavoro indiscusso della commedia italiana del Cinquecento. E che quello stesso autore scriva poi con la Clizia una seconda commedia che rappresenta sotto parvenza di moralità una vicenda che sfiora tabù che solo il dramma borghese di fine Ottocento avrebbe riaffrontato. Il fatto è che la vicenda umana di Machiavelli è già di per sé un insieme indistinguibile di comico e tragico: ma è anche la cultura di cui egli si nutre a indirizzarne l'arte verso questi esiti in apparenza contraddittori, peraltro ben documentati anche dagli Scritti in poesia e in prosa raccolti nel secondo volume di questa sezione. Machiavelli è un umanista che dialoga coi classici non solo nell'interpretare la politica e la storia, ma anche nel rappresentare da commediografo la vita quotidiana. L'autore del Principe impara l'arte della commedia traducendo in età giovanile l'Andria di Terenzio, i cui schemi drammaturgici diventeranno la griglia che gli consentirà nelle due commedie originali di mettere in evidenza gli aspetti più paradossali della realtà, sostenuto da un'attenzione vivissima al gioco delle passioni e da un temperamento beffardo disposto a dissacrare qualsiasi valore. Ma per questo la cultura classica non era più sufficiente: erano anche necessarie radici profonde nella grande cultura volgare fiorentina tre-quattrocentesca, che da Boccaccio in poi aveva rappresentato senza moralismi il divertimento della vita in tutte le sue manifestazioni. Le commedie di Machiavelli sono presentate in questo volume in nuove edizioni critiche, con un commento che evidenzia tutti i fili che saldano la scrittura teatrale a quella delle altre opere storiche e politiche del Segretario, oltre che alle lettere e alle legazioni. Sono anche evidenziate le filigrane del testo che rimandano agli scrittori dai quali Machiavelli traeva ispirazione: soprattutto Plauto, Terenzio, Lucrezio, Ovidio, Giovenale tra gli autori latini; Boccaccio, Burchiello, Pulci, Lorenzo de' Medici, Poliziano tra i volgari. L'indagine storico-critica preliminare all'edizione ha inoltre portato alla luce elementi che consentono di aggiornare la cronologia delle commedie di Machiavelli, col riconoscimento nell"Andria di un lavoro giovanile precedente l'entrata dello scrittore nella Cancelleria fiorentina e con l'anticipazione della Mandragola dal l5l8-'20 al 1514-'l5, dunque a ridosso della composizione del Principe. L'accostamento cronologico del capolavoro teatrale agli anni dei Discorsi e del Principe configura il periodo aureo dell'arte di Machiavelli. Nelle opere degli anni '20 lo scrittore esprimerà l'originalità del suo pensiero sempre a partire da testi altrui, cosa che, oltre che nella Vita di Castruccio Castracani, nelle Istorie fiorentine e forse nel Discorso intorno alla nostra lingua, accadrà anche nella Clizia.
Commedia in versi da restituire a Nicolò Machiavelli. Edizione critica secondo il MS. Banco rari 29
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni di Storia e Letteratura
anno edizione: 2018
pagine: XLIV-106
Alla fine del '700 venne alla luce un manoscritto autografo di Machiavelli che conteneva una commedia in versi senza titolo. Nel 1892 fu rinvenuta una copia della stessa commedia autografa di Lorenzo Strozzi, amico e protettore di Machiavelli, il quale ne attribuiva a sé la paternità. Da allora quella che ancora oggi è conosciuta negli studi come Commedia in versi è stata ritenuta opera di Strozzi. In questo volume si pubblica per la prima volta criticamente il testo della commedia, nuovamente attribuita a Machiavelli a seguito di un'accuratissima indagine storica, filologica e stilistica, che ha anche evidenziato le ragioni per cui Strozzi se ne sarebbe appropriato. L'interesse del volume è anche nel metodo dell'indagine, che col sussidio di strumenti informatici ricostruisce tutti i fili che legano la Commedia in versi alle altre opere di Machiavelli, determinando un riassetto critico dell'intera sua attività di drammaturgo.
Epistola della peste. Edizione critica secondo il ms. Banco rari 29
Niccolò Machiavelli
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni di Storia e Letteratura
anno edizione: 2019
pagine: 79
Nel maggio del 1523 Machiavelli inviò a Lorenzo Strozzi un testo in forma di lettera, nella quale descriveva all’amico, allora lontano da Firenze, lo stato della città sconvolta dalla peste. Dopo la morte di Machiavelli, Strozzi se ne attribuì la paternità manomettendo l’autografo originario, per cui dalla fine dell’Ottocento a oggi quel testo è stato ritenuto opera di Strozzi. Un’indagine a largo raggio di tipo storico, filologico e critico ne restituisce ora la paternità all’autore del Principe, mettendone in luce lo straordinario interesse letterario, su un tema, quello della peste, che fin dall’antichità è stato assunto dagli scrittori come emblema tragico. Machiavelli, parodiando talora Boccaccio, dà invece una rappresentazione comico-grottesca della Firenze appestata, con un’originalità di risultato che fa di questa lettera-racconto un piccolo capolavoro nel suo genere. Si porta nello stesso tempo alla luce un capitolo interessante, finora sconosciuto, della cultura letteraria fiorentina del Rinascimento.
L'equivoco del nome. Rime incerte fra Dante Alighieri e Dante da Maiano
Pasquale Stoppelli
Libro: Libro in brossura
editore: Salerno
anno edizione: 2020
pagine: 104
Nella critica dantesca è opinione consolidata che le prime esperienze di Dante rimatore siano avvenute nel segno di Guittone: lo proverebbero anzitutto i sonetti che il giovane Alighieri avrebbe scambiato con il suo omonimo Dante da Maiano, e attestati unicamente dalla "Giuntina di rime antiche", l'antologia dell'antica lirica toscana pubblicata dai Giunta a Firenze nel 1527. Tuttavia, le rime di corrispondenza con Dante da Maiano attribuite all'Alighieri dalla Giuntina, in particolare i due sonetti della tenzone del «Duol d'amore» (Qual che voi siate, amico e Non canoscendo, amico), evidenziano uno stile che è troppo simile a quello del Dante minore per non far sorgere il sospetto che siano una falsificazione di quest'ultimo al fine di accreditare sé stesso come corrispondente dell'autore della Vita nuova e della Commedia. E da un'indagine sistematica condotta col sussidio del corpus elettronico della nostra poesia dei primi secoli risulta che, oltre a quelle del «Duol d'amore», anche altre rime di impianto guittoniano riconosciute tradizionalmente come dantesche, in particolare Se Lippo amico e Lo meo servente core, potrebbero essere derubricate a dubbie, se non addirittura a spurie. Ne uscirebbe di conseguenza fortemente indebolita l'idea di un Dante giovanissimo che, prima di seguire la maniera di Guido Cavalcanti, avrebbe poetato nello stile di Guittone. I sei capitoli che costituiscono il libro, già pubblicati separatamente in veste di saggi autonomi, rappresentano la continuazione di una ricerca che ha prodotto nel 2011 un saggio dello stesso autore apparso nella medesima collana (Dante e la paternità del 'Fiore'). Lì, sulla base di riscontri stilistici stringenti, si ipotizzava che a scrivere il Fiore e il Detto d'Amore potesse essere stato Dante da Maiano e non l'Alighieri. Qui, oltre alle questioni di paternità di singole rime, l'interesse del volume è anche metodologico, ai fini di una riconsiderazione teorica dell'attribuzionismo letterario e delle pratiche filologiche che lo riguardano.
L'officina della lingua. Per le Scuole superiori
Pasquale Stoppelli
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Garzanti
anno edizione: 1995
pagine: 776
Dante e la paternità del «Fiore»
Pasquale Stoppelli
Libro: Libro in brossura
editore: Salerno
anno edizione: 2011
pagine: 144
Nella storia di tutte le letterature del mondo non esiste altra opera anonima a cui, a pari del Fiore, la critica filologica abbia attribuito tanti possibili autori. Questo testo in 232 sonetti, è stato riconosciuto a Brunetto Latini, Rustico Filippi, Cecco Angiolieri, Folgore da San Gimignano, Antonio Pucci e altri. Ma è Dante che ha calamitato l'attenzione dei filologi. In questo saggio la questione del "Fiore" viene affrontata nella sua complessità, alla luce di tutta la bibliografia critica prodotta dal 1881 a oggi. Il lavoro vuole dissociare definitivamente Dante dal testo del "Fiore". La proposta di un altro rimatore con titoli più solidi ad accollarsene la paternità, le osservazioni critiche sulla lezione del testo vulgato e l'invito a riconsiderare l'effettiva paternità di alcune rime oggi unanimemente riconosciute all'autore della Commedia sono risultati accessori di rilievo, ma tutto sommato secondari rispetto alla finalità di liberare uno dei più grandi poeti della storia dell'umanità del peso di un'opera che attribuita a un autore di secondo piano può risultare anche interessante, ma guardata dall'altezza di Dante risulta irrimediabilmente inadeguata.
Clizia
Niccolò Machiavelli
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2025
pagine: 160
Commedia ispirata alla Casina di Plauto, Clizia (1525) ha al centro un padre settantenne e il giovane figlio che vorrebbero entrambi far propria Clizia, fanciulla cresciuta come figlia nella loro casa. Il vecchio, grazie ai maneggi della moglie, reale protagonista della vicenda, esce alla fine beffato e umiliato, e il figlio sposerà la fanciulla. Temi principali della commedia sono l'indecenza e il ridicolo delle passioni amorose senili. Ma il lieto fine (l'ordine familiare ricomposto) non deve far dimenticare che nei fatti rappresentati si sfiorano temi scabrosi come la pedofilia e l'incesto. Machiavelli, innamorato in età matura di una giovane cantatrice, sceglie questa trama anche per ironizzare sulla sua condizione di amante infelice.
Don Giovanni nei Promessi sposi
Pasquale Stoppelli
Libro: Copertina morbida
editore: Book Time
anno edizione: 2018
pagine: 48
"L'idea che nella complessa tessitura del romanzo potesse nascondersi una trama dongiovannesca mi venne cadendomi contemporaneamente sotto gli occhi le immagini stampate sulle copertine di due volumi dell'Universale Laterza: 'Personaggi dei "Promessi sposi"' dì Luigi Russo (1965) e 'Vita, avventure e morte di Don Giovanni' di Giovanni Macchia (1966).» (Pasquale Stoppelli)
Sul filo dell'attesa. Poesie e prose
Maria De Lorenzo
Libro: Libro in brossura
editore: Fermenti
anno edizione: 2018
pagine: 330
Il pensiero che anima e raccorda il tutto, qualsiasi sia la misura breve o lunga della versificazione, aforistica o narrativa, si riconosce nel nodo inscindibile delle immagini e delle parole. Parole che vogliono essere “chiare” e non “ossidate”.
Filologia della letteratura Italiana
Pasquale Stoppelli
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2019
pagine: 236
Compito primario della filologia è restituire i testi alla loro forma originaria dopo averli liberati dai guasti della trasmissione. Sui testi moderni la filologia si esercita invece nella ricostruzione delle fasi attraverso cui essi pervengono alla forma definitiva. Questo manuale, in una nuova edizione riveduta e ampliata, introduce anzitutto ai metodi e alle tecniche di base del lavoro filologico con riferimento alle opere della letteratura italiana. Ma spetta alla filologia anche far luce sulle vicende che hanno portato i testi ad attraversare i secoli, descrivere i manufatti che li hanno veicolati. È per questa ragione che i nostri maggiori capolavori sono qui raccontati nelle loro storie testuali. Storie che hanno radice nella creatività degli autori, ma hanno preso corpo e vivono in manoscritti e stampe. Ne consegue che lo studio della letteratura fa anzitutto i conti con la materialità dei documenti, poi con le teorie e le ideologie. Ma l'educazione filologica non ha solo un rilievo storico, ha anche un risvolto etico: è esercizio che induce alla valutazione critica di tutto ciò che ci circonda, che aiuta a smascherare dogmatismi e false opinioni.