Libri di Pierfrancesco Arces
Studi sul disporre mortis causa. Dall'età decemvirale al diritto classico
Pierfrancesco Arces
Libro
editore: LED Edizioni Universitarie
anno edizione: 2013
pagine: 262
Questo libro racconta la storia di come, sin dall'età decemvirale, il diritto romano sia servito ad appagare l'esigenza di disporre mortis causa, e ne presenta gli sviluppi fino all'epoca classica. La più antica regolamentazione a tal proposito è affidata ad un unico, scarno versetto della legge delle XII Tavole: su di esso la giurisprudenza si eserciterà per introdurre ardite innovazioni creative, la cui evoluzione è indagata al fine di offrire un'interpretazione della storia primitiva delle successioni testamentarie, con particolare riguardo al rapporto tra heredis institutio e testamentum, e alla possibilità di quest'ultimo di rendersi idoneo veicolo di disposizioni eterogenee. Essa viene inoltre rapportata ai più ampi ambiti del "disporre" e dell'"acquistare" mortis causa, e posta in costante contrappunto con le progressive limitazioni della latissima potestas ancora menzionata nella compilazione giustinianea, più che altro per recare memoria della reliquia decemvirale che ne costituiva il fondamento. Tale menzione risulta del tutto coerente con il generale atteggiamento di venerazione da sempre tributata al codice decemvirale, e con i plurisecolari tentativi di palingenesi, i quali impegnano ancora oggi un appassionato gruppo di studiosi, protagonisti dell'immane ricerca che ha per il momento contribuito a fornire un supporto testuale all'intuizione relativa alla retrodatazione degli esperimenti palingenetici della legge delle XII Tavole all'età dell'Umanesimo.
Schiavi fuggitivi e ribelli nel diritto e nella storia di Roma. Dalla repubblica all'età dei Severi
Pierfrancesco Arces
Libro: Libro in brossura
editore: Giappichelli
anno edizione: 2023
pagine: 184
La fuga degli schiavi ossessiona i padroni ed è costantemente associata, da parte degli autori antichi, al pericolo di ribellioni e rivolte, oltre che al fastidio per il depauperamento patrimoniale del dominus. L'acquisto inconsapevole di uno schiavo con tendenza alla fuga è un pessimo affare, e per questo, ai fini della tutela prevista da edili e pretori, i giuristi romani riflettono ampiamente sulla nozione stessa di "servus fugitivus". Anche nell'America del XVIII e XIX secolo il pericolo di fuga degli schiavi turba particolarmente i padroni, i quali investono più denaro nelle spese per il loro recupero che in ogni altro aspetto della schiavitù: persino la famiglia di George Washington vivrà il problema, al punto da spingere il primo presidente degli Stati Uniti d'America a scrivere una lettera con cui sollecita le ricerche della serva personale di sua moglie, fuggita probabilmente su istigazione di un seduttore, che ricorda tanto quelle con cui Cicerone denunciava stizzito la fuga del suo schiavo Dionisio o quella di Licino, schiavo del suo amico Claudio Esopo, e, con riguardo al fenomeno in esame, invita, pur con tutte le cautele che devono accompagnare certe letture comparative, a indagare i fattori di continuità o di cesura tra mondo antico e moderno.
Ricerche sulle tecniche di scrittura delle Istituzioni di Gaio
Pierfrancesco Arces
Libro: Libro in brossura
editore: Giappichelli
anno edizione: 2022
pagine: 176
«(...) È un noto e diffuso convincimento quello per cui, nei momenti che precedono il trapasso, il morente veda scorrere – e in qualche modo ripercorra – tutta la sua vita, come in un film accelerato. L’imminente ingresso nell’atemporalità della morte, peraltro, dovrebbe rendere oziosa ogni scansione diacronica, consentendo a chi ne fa esperienza di conoscere le cose future, oltre che di rivivere il proprio passato, in una indicibile simultaneità. (...) In questa seconda edizione accresciuta esamino, nel secondo capitolo, la strategia didattica di Gaio, assumendo come ideale guida la sequenza espositiva contenuta dei §§ 52-54 del primo commentario delle Istituzioni, dedicata all’illustrazione, anche in una prospettiva storica, del rapporto tra domini e servi; nel terzo capitolo svolgo un confronto tra l’esposizione istituzionale gaiana su adoptio e adrogatio e la trattazione svolta da Aulo Gellio sui medesimi istituti nelle Notti Attiche, per poi formulare alcune considerazioni sullo stile della scrittura e sul metodo di lavoro di entrambi; nel quarto capitolo mi soffermo sull’intera sezione riservata, nel secondo commentario delle Istituzioni, alla trattazione dei quattuor genera legatorum. Il quinto capitolo è dedicato alle conclusioni e all’indicazione di ulteriori prospettive di ricerca.» (Tratto dalla Premessa).
Ricerche sulle tecniche di scrittura delle Istituzioni di Gaio
Pierfrancesco Arces
Libro: Libro in brossura
editore: LED Edizioni Universitarie
anno edizione: 2020
pagine: 130
Le Istituzioni di Gaio occupano da sempre una posizione particolarissima nel panorama degli studi giusromanistici e della cultura giuridica occidentale. Il manuale scritto poco dopo la seconda metà del II secolo d.C. da un giurista a noi noto solo tramite il cognomen è stato di volta in volta indicato come paradigma della classicità o come prodotto mediocre di un maestro di provincia, sulla cui identità si è peraltro formulato ogni tipo di congettura. Recentissimi indirizzi metodologici auspicano un ritorno al testo inteso come luogo del «misterioso appuntamento» con il suo autore, secondo la metafora, dichiaratamente allusiva a suggestioni benjaminiane, formulata da uno studioso contemporaneo. In tale prospettiva, in questo libro si ripercorrono le principali questioni tradizionalmente poste in letteratura circa la genesi, la forma e la modalità di realizzazione delle Istituzioni, anche in relazione all’ambiente di destinazione, e si offre una lettura del testo e della sua formazione che tiene conto della rivalutazione della letteratura didattico-didascalica dell’antichità, senza tuttavia trascurare intuizioni e linee di ricerca più datate, delle quali si propone un recupero.