Libri di Umberto Tulli
Un parlamento per l'Europa. Il parlamento europeo e la battaglia per la sua elezione (1948-1979)
Umberto Tulli
Libro
editore: Mondadori Education
anno edizione: 2017
pagine: VI-202
Quando fu creato, il Parlamento europeo era solo una tra le molte assemblee sovranazionali del secondo dopoguerra. Come le altre, non aveva ampi poteri né era eletto direttamente dai cittadini. Tuttavia, si svilupparono presto campagne per la sua elezione. Il libro ripercorre le diverse battaglie per l’introduzione del voto europeo e i diversi significati politici che a questo sono stati attribuiti. Prende in considerazione la prospettiva degli attivisti europeisti, che ambivano a costruire una federazione europea incentrata sul Parlamento, e lo scontro con chi difendeva una visione confederale dell’integrazione europea. Esamina l’emergere di un chiaro deficit democratico nella CEE e il tentativo di risolverlo anche attraverso l’introduzione del voto. Sottolinea, infine, come la prima elezione del Parlamento europeo (1979) sia stata immaginata come uno strumento per consolidare la natura intergovernativa della CEE e contenere il Parlamento europeo.
Tra diritti umani e distensione. L'amministrazione Carter e il dissenso in URSS
Umberto Tulli
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2013
pagine: 256
Il presidente Carter non definì mai una politica specifica per i dissidenti sovietici. Eppure, questi si ritrovarono al centro della sua azione diplomatica. Questa prominenza dipendeva dagli impegni assunti in campagna elettorale, dall'attenzione del pubblico americano e del Congresso verso la questione dei diritti umani in Urss, e soprattutto dal fatto che, sul problema dei dissidenti, si intrecciavano le due principali iniziative della Casa Bianca: la politica dei diritti umani e quella di distensione. Per Carter, la campagna per i diritti umani e il dialogo bipolare non erano in antitesi, bensì complementari e interdipendenti. Da una parte, infatti, la critica rivolta ai sovietici per le violazioni dei diritti umani avrebbe permesso alla Casa Bianca di legittimare la distensione e la politica per il controllo degli armamenti agli occhi dei tanti critici conservatori che denunciavano la distensione come una nuova forma di "appeasement". Dall'altra, la distensione fu immaginata come la cornice necessaria per il reale avanzamento dei diritti umani in Unione Sovietica: senza il dialogo bipolare, gli Stati Uniti non avrebbero potuto fare nulla per favorire la diffusione delle libertà fondamentali in Urss. Proprio per questo, Carter sembrò seguire una strategia all'insegna della fermezza e dell'"open diplomacy" nei confronti delle violazioni sovietiche.
Breve storia delle Olimpiadi. Lo sport, la politica da de Coubertin a oggi
Umberto Tulli
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2012
pagine: 141
Le Olimpiadi moderne sono spesso considerate un fenomeno squisitamente sportivo. Tuttavia, sin dalla decisione del barone de Coubertin di riportare alla luce i Giochi olimpici, la politica internazionale ne ha scandito la storia, contribuendo anche al loro successo. Riflesso della tensione costante tra vicissitudini nazionali e internazionali, le Olimpiadi, dai Giochi di Atene del 1896 a quelli di Londra del 2012, hanno raccontato le trasformazioni del nostro mondo. Attraverso i record, le medaglie d'oro, i boicottaggi, ma anche la propaganda e il doping, la vicenda delle Olimpiadi aiuta a comprendere meglio gli ultimi centoventi anni della storia internazionale.
La rivoluzione americana
John Ferling
Libro: Libro in brossura
editore: 21 Editore
anno edizione: 2018
pagine: 576
John Ferling narra la storia incredibilmente complicata del progressivo abbraccio delle idee di indipendenza da parte dei coloni americani. Le opportunità economiche offerte dai vasti territori ricchi di risorse naturali spinsero i coloni a mettere in discussione la relazione con la madrepatria. Essi furono anche indispettiti dalla tassazione dovuta al cronico stato di guerra della Gran Bretagna, dall'obbligo di fornire soldati e dalla "fredda indifferenza" dell'Inghilterra per i loro "interessi vitali". Poco alla volta emersero alcuni leader passati alla storia come padri dell'indipendenza americana: il virginiano Patrick Henry, Samuel Adams di Boston, John Dickinson con le sue "Lettere da un contadino in Pennsylvania" e Benjamin Franklin, che si barcamenò tra le due parti in lotta schierandosi alla fine con i rivoluzionari. Il popolo si mobilitò organizzando e addestrando milizie, accentuando l'egualitarismo e le pratiche di autogoverno. Le ostilità contro la Gran Bretagna provocarono un "odio radicato" per la madrepatria e un "crescente senso di identità come americani", sebbene il risultato finale della lotta che infuriava non fosse affatto scontato. Per molti anni, l'esito della sanguinosa guerra rivoluzionaria rimase incerto, finché l'intervento della Francia e di altre potenze europee al fianco dei rivoluzionari e alcuni importanti successi militari decretarono l'indipendenza degli Stati Uniti d'America.
La battaglia dei giganti. Nazisti e sovietici in lotta per il Baltico
Prit Buttar
Libro: Libro in brossura
editore: 21 Editore
anno edizione: 2018
pagine: 528
Durante la Seconda guerra mondiale, Estonia, Lettonia e Lituania si trovarono al centro della spietata lotta tra due giganti: la Germania nazista da una parte, l'Unione Sovietica dall'altra. Nel corso del conflitto le ex Repubbliche baltiche vennero ripetutamente occupate dagli eserciti delle due grandi potenze e tutti, dai governi locali fino all'ultimo dei cittadini, furono costretti a scegliere tra la collaborazione con gli invasori tedeschi o l'adesione alla resistenza antinazista. Devastati dall'invasione, i Paesi baltici divennero il campo di battaglia di alcuni tra i più sanguinosi combattimenti avvenuti sul fronte orientale, in special modo durante il contrattacco sovietico che permise poi all'Armata Rossa di giungere fino a Berlino. Molti sarebbero caduti nella dura lotta e in particolare nel corso dell'operazione Bagration in Curlandia, quando centinaia di migliaia di soldati combatterono e morirono nell'ultimo anno di guerra. Alla fine della guerra, morte e deportazione costarono agli Stati baltici il venti per cento della popolazione totale e, in seguito, l'occupazione sovietica fece scendere una cortina di ferro su quei territori per quattro interi decenni. Utilizzando fonti di prima mano, diari e resoconti di coloro che vissero quei tragici avvenimenti e attraverso dettagliate ricerche d'archivio, Prit Buttar ci offre un racconto magistrale delle lotte epocali che si svolsero tra il 1941 e il 1945 nei tre piccoli Stati baltici che, come volle il fato, furono travolti dalle alterne fortune di quell'immane conflitto.
La guerra di Lincoln
James M. McPherson
Libro: Libro in brossura
editore: 21 Editore
anno edizione: 2018
pagine: 350
Durante la guerra civile, Lincoln dovette affrontare problemi assai complessi. Commise, immancabilmente, degli errori ma da essi seppe imparare. E svolse al meglio le funzioni militari e politiche del comandante in capo: dominò il dibattito politico a Washington, definì una strategia di guerra per la nazione, contribuì alla scelta delle tattiche militari da applicare. Anche l'abolizione della schiavitù divenne un passaggio della strategia militare e politica di Lincoln. Il presidente si dimostrò anche in grado di far fronte alla trasformazione del conflitto: dal tradizionale bellicismo caratterizzato da obiettivi e mezzi limitati alla prima guerra totale della storia, che distrusse la vecchia Unione e ne costruì una nuova e migliore sulle sue ceneri.