Libri di Alberto Luchitta

Con questo testo, Alberto Luchitta esamina un problema estremamente attuale, quello dell'immigrazione, affondando le radici del suo pensiero nell'analisi storica di situazioni simili venute a verificarsi nell'antica Roma. Delineando i nessi e collegando sapientemente quanto accaduto nell'antichità con quanto si sta verificando ai giorni nostri, l'autore espone il suo pensiero in maniera precisa e completa, mirabilmente fruibile anche ai profani, fornendo un'interessante base di discussione per un argomento così delicato, ma al contempo così importante. Gli elementi esaminati espongono un nuovo punto di vista, creando connessioni tra situazioni apparentemente non collegate e analizzando gli importanti fattori umani, culturali e politici che stanno portando la situazione odierna a sfuggire di mano. Chi si preoccupa troppo di altre situazioni, collettivamente meno importanti, si dedica a gestire il paese per scopi più personali che di governo.

I versi sono un treno in corsa, le strofe sono binari, i punti sono arrivi, gli incipit sono partenze: il poeta si mette in viaggio… destinazione emozione. Anna Bischi, Holta Kordha, Alberto Luchitta, Rosamaria Manca.

«Cari lettori, la poesia è virtù di ogni persona. La storia di ognuno può essere raccontata per via poetica. Poesia e vita non possono essere disgiunte. Il mio nome è Alberto Luchitta. Sono nato, figlio di un ferroviere, a Meina, sulle rive del lago Maggiore, uno dei più bei laghi d’Italia. L’acqua azzurra è una costante della mia vita. Tornai, in tenera età, nella mia vera culla, l’alto Adriatico. Anche qui la costante è l’acqua, unita, però alla roccia del Carso che contende al mare il mio immaginario. Ho vissuto a Trieste, e, dopo il mio matrimonio con Susanna, a Duino Aurisina, nella provincia triestina. Abbiamo trascorso parte della nostra vita in tre frazioni di questo comune: Sistiana, Slivia, Duino. Ogni frazione mi ha dato splendide ispirazioni, perché, in ognuna, roccia e acqua, storia e sentimento, ma anche guerra e dolore sono collegati visivamente ed emozionalmente. Oggi sono un vecchio signore che vive ancora nel Caput Adriae dei Latini. Dove il fiume Timavo, dopo diversi chilometri di viaggio sotterraneo, erompe dalla roccia a S. Giovanni del Timavo come un antico dio greco. Ancora una volta il contrasto tra roccia e acqua proprio dei nostri luoghi. Ma quest’acqua che vince la roccia e l’oscurità è anche simbolo dell’eterna vittoria della vita, librata sulle ali della poesia, contro le oscure bandiere della morte.» (Duino, 20 giugno 2018)