Libri di Curzio Malaparte
Coppi e Bartali
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2009
pagine: 56
La nobile lotta tra due campioni e tra due volti immutabili del nostro paese. Con una nota di Giovanni Mura.
Tecnica del colpo di Stato
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2011
pagine: 270
Uscito per la prima volta in Francia nel 1931 grazie alla mediazione di Daniel Halévy (e in Italia solo nel 1948), immediatamente commentato da Trockij, bruciato dai nazisti sulla piazza di Lipsia e costato al suo autore l'arresto e il confino a Lipari per "manifestazioni di antifascismo compiute all'estero", "Tecnica del colpo di Stato", spieiata dissezione delle varie tipologie di golpe e delle loro costanti, viene subito avversato da tutti. Sta di fatto che ancor oggi lo si legge d'un fiato: non solo per l'"attualità" della sua analisi di ingegneria politica, ma soprattutto per lo stile, insieme icastico e concitato, geometrico e visionario, dove Malaparte sembra assumere le cadenze di un allievo di Tacito. Stile che risalta in tutte le sequenze su trionfi e fallimenti del golpismo classico, a partire dalla violenta "campagna di stampa" con cui Cicerone smaschera la congiura di Catilina, ma che tocca l'acme nelle ricostruzioni dei colpi di Stato dei primi decenni del secolo scorso, come nelle pagine sulla imminente rivoluzione a Pietrogrado, con le "dense nuvole nere sulle officine di Putilow" cui si contrappone la nebbia rossastra del sobborgo di Wiborg dove si nasconde Lenin. E nella parte finale spiccano, ritratti con rara vividezza, i volti e le psicologie degli autocrati a capo dei vari totalitarismi: Stalin, Mussolini e Hitler.
Viaggio in Etiopia e altri scritti africani
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2019
pagine: 240
Inviato in Africa da "Il Corriere della Sera" tra il gennaio e l'aprile del 1939, Curzio Malaparte sbarca a Massaua, visita l'Eritrea e, attraversando il territorio Amara e il Goggiam, arriva ad Addis Abeba. Nel corso di un viaggio lungo circa 6000 chilometri, percorsi in parte a dorso di mulo, partecipa anche alle operazioni militari contro la resistenza anti-italiana, guadagnandosi nella caccia ad Abebè Aregai, il più celebre patriota dell'Etopia centrale, una croce di guerra al valor militare. Nei progetti dello scrittore quel viaggio avrebbe dovuto documentare la creazione in un "paese nero" di un "impero bianco", e celebrare le glorie del regime offrendo a Malaparte una possibilità di riscatto politico dopo gli anni passati al confino. Ma lo scrittore si accorse ben presto che quell'esperienza gli offriva qualcosa di più e di molto diverso: da un lato, la scoperta di un' Africa del tutto inattesa, complessa e affascinante, e dall'altro la testimonianza di una vicenda militare anticipatrice della guerra ormai vicina, ma per gli italiani d'Africa e per lo stesso Malaparte del tutto inattesa.
Febo cane metafisico
Curzio Malaparte
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2018
pagine: 68
«L'incontro fra un uomo e un cane è sempre l'incontro fra due spiriti liberi, fra due forme di dignità, fra due morali disinteressate»: così scriveva Curzio Malaparte, ricordando il suo primo incontro con Febo, l'«amico Febo», il cane levriero da lui incontrato quando si trovava in esilio a Lipari e da allora suo compagno inseparabile. Al cane Febo, che compare anche nel suo capolavoro narrativo "La pelle", Malaparte ha dedicato diverse pagine; in particolare, due racconti, più un altro abbozzo di racconto, che troviamo qui riuniti, "Febo cane metafisico", "Cane come me" e "Caneluna", a testimonianza di un rapporto sentimentale che chiunque abbia avuto un cane può facilmente comprendere. Febo per Malaparte non è semplicemente un amico, è anche una sorta di proiezione di sé, di un suo 'alter ego': «Se non fossi uomo», scrive ancora lo scrittore, «e non fossi quell'uomo che io sono, vorrei essere cane. Non già, come un Cecco Angiolieri, per abbaiare e mordere, ma per assomigliare a Febo». Del resto, già il suo biografo Giordano Bruno Guerri ricordava che lo scrittore amava i cani «con un trasporto e una dedizione che non mostrò per gli uomini. E non era un attaccamento di tipo estetico e decadente come quello di D'Annunzio per i suoi celeberrimi levrieri. Malaparte amava i suoi cani perché erano, diceva "come me"». La storia di Febo si intreccia con l'esilio di Malaparte in queste pagine davvero memorabili. Completa il nostro volume un raro articolo dello scrittore dedicato ai Cani di Maremma.
Il buonuomo Lenin
Curzio Malaparte
Libro: Copertina morbida
editore: Adelphi
anno edizione: 2018
pagine: 311
«Spero di mostrare un Lenin del tutto diverso da come appare agli occhi dell'opinione pubblica europea» confida Malaparte all'amico Halévy nel settembre del 1931. Il suo intento era, in realtà, ancora più audace: mostrare Lenin come appare agli occhi dei «Russi intelligenti». O, se vogliamo, analizzare un fenomeno entro la sua stessa logica, come già aveva fatto nell'"Intelligenza di Lenin" per spiegare il bolscevismo. E il nuovo libro, uscito a Parigi nel 1932, avrà l'effetto di una scossa elettrica. Perché in questo romanzo-ritratto Lenin non è affatto il Gengis Khan proletario sbucato dal fondo dell'Asia per conquistare l'Europa, raffigurazione ideale per chi voglia ricacciarlo al di là dei confini dello «spirito borghese»: semmai, un piccolo borghese egli stesso. Di più: freddo e riflessivo, sedentario e burocratico, animato da un'immaginazione meticolosa e da una «crudeltà platonica», ostile a ogni romanticismo terrorista e incapace di agire all'infuori della teoria, a suo agio più nelle discussioni politiche e nelle faide personali che non nel confronto con la realtà, Lenin non è che un europeo medio, un buonuomo violento e timido, un «funzionario puntuale e zelante del disordine», un fanatico e un opportunista, per il quale la rivoluzione è una questione interna di partito, il risultato di ossessivi calcoli. Non a caso quando, giunto al potere, non potrà più attendere gli eventi e osservarli da lontano, e - proprio lui, dotato di un vivo «senso dell'irrealtà» - dovrà fare i conti con la realtà, si risolverà a inventarla, a crearla, imponendola «a se stesso, ai suoi collaboratori, al popolo di Russia, alla rivoluzione proletaria, all'avvenire dell'Europa».
Maledetti toscani
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2017
pagine: 240
Perché, di fronte a un toscano, tutti si sentono a disagio? Risposta ovvia, per Malaparte: di gran lunga più intelligente degli altri italiani, e libero - la libertà dipende dall'intelligenza-, il toscano è spregioso, disprezza tutti gli esseri umani per la loro stupidità. Per di più è sboccato, insolente, crudele, fazioso, cinico e ironico. Possiede in compenso una greca virtù: il senso della misura, il sentimento della meravigliosa armonia che regge i rapporti fra le cose terrene e le divine (basti pensare alla Divina Commedia, dove il Paradiso sembra un angolo di Toscana). E il più toscano dei toscani, un toscano - diciamo così - allo stato di grazia, è il pratese: becero, certo, visto che non ha paura di parlare come pensa, e rabbioso, rissoso, riottoso, nemico d'ogni autorità, d'ogni titolo e d'ogni prosopopea. È a Prato, del resto, che in mucchi di cenci polverosi «tutto viene a finire: la gloria, l'onore, la pietà, la superbia, la vanità del mondo». Concepito come un arioso, amoroso, sfrontato Baedeker, sorretto da una lingua di scintillante nitore, "Maledetti toscani" ci guida attraverso i paesaggi, i popoli, le città, la letteratura della Toscana, mimetizzando sapientemente la violenza del pamphlet: giacché a ben vedere è anche un ritratto 'en creux' degli italiani, che, vili, pavidi e cortigiani, della verità hanno paura, sognano privilegi e invidiano abusi e prepotenze, non sanno essere liberi e giusti ma solo servi o padroni. E dovrebbero imparare dai toscani a «sputare in bocca ai potenti».
La pelle
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2015
pagine: 379
Una terribile peste dilaga a Napoli dal giorno in cui, nell'ottobre del 1943, gli eserciti alleati vi sono entrati come liberatori: una peste che corrompe non il corpo ma l'anima, spingendo le donne a vendersi e gli uomini a calpestare il rispetto di sé. Trasformata in un inferno di abiezione, la città offre visioni di un osceno, straziante orrore: la peste - è questa l'indicibile verità - è nella mano pietosa e fraterna dei liberatori, nella loro incapacità di scorgere le forze misteriose e oscure che a Napoli governano gli uomini e i fatti della vita, nella loro convinzione che un popolo vinto non possa che essere un popolo di colpevoli. Null'altro rimane allora se non la lotta per salvare la pelle: non l'anima, come un tempo, o l'onore, la libertà, la giustizia, ma la "schifosa pelle". Come ha scritto Milan Kundera, nella "Pelle" Malaparte "con le sue parole fa male a se stesso e agli altri; chi parla è un uomo che soffre. Non uno scrittore impegnato. Un poeta".
Kaputt
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2014
pagine: 476
A Stoccolma Malaparte incontra il principe Eugenio, fratello del re di Svezia. E nella villa di Waldemarsudden non può trattenersi dal raccontare ciò che ha visto nella foresta di Oranienbaum: prigionieri russi conficcati nella neve fino al ventre, uccisi con un colpo alla tempia e lasciati congelare. È solo la prima di una fosca suite di storie che, come un novellatore itinerante, Malaparte racconterà ad altri spettri di un'Europa morente: ad Hans Frank, Generalgouverneur di Polonia, a diplomatici come Westmann e de Foxà, a Louise, nipote del kaiser Guglielmo II. Storie che si annidano nella memoria per non lasciarla mai più: il Ladoga, simile a "un'immensa lastra di marmo bianco", dove sono posate centinaia e centinaia di teste di cavallo, recise da una mannaia; il console d'Italia a Jassy, sepolto dal freddo peso dei centosettantanove cadaveri di ebrei che sembrano precipitarsi fuori dal treno che li deportava a Podul Iloaiei, in Romania; le mute di cani muniti di cariche esplosive che, in Ucraina, i russi addestrano ad andare a cercare il cibo sotto il ventre dei panzer tedeschi. Storie, anche, malinconiche e gentili: quella dei bambini napoletani convinti dai genitori che gli aviatori inglesi sorvolano la città per gettar loro bambole, cavallucci di legno e dolci; o, ancora, quella delle ragazze ebree destinate al bordello militare di Soroca. Storie che trascinano in un viaggio lungo e crudele, al termine del quale si vedrà l'Europa ridotta a un mucchio di rottami.
Sangue
Curzio Malaparte
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2017
pagine: 175
«Ho orrore del sangue. Un orrore che nasce da un'esperienza che non è soltanto mia propria, ma quella di tutta la mia generazione e perciò solo ha valore. Di questa esperienza son frutto i racconti qui raccolti in volume: e son la storia delle mie prime intuizioni, scoperte e rivelazioni delle leggi misteriose del sangue... E se alcune di queste pagine potranno apparir crudeli, si pensi che non le ho raccolte per morboso compiacimento di crudeli immagini, ma per mostrare come si possa, attraverso le più dolorose esperienze, giungere a una suprema, e libera, coscienza di sé, del proprio popolo, e del proprio tempo». Pubblicato per la prima volta nel 1937 presso l'editore Vallecchi, il volume raccoglie i racconti scritti da Malaparte dopo il rientro dal confino di Lipari, dove era stato inviato dopo l'arresto voluto da Italo Balbo. Sangue rappresenta una tappa importante nel percorso umano e narrativo di Malaparte. E infatti in queste pagine che per la prima volta si rivela la straordinaria capacità di Malaparte di cogliere il lato morboso e inquietante dell'esistenza umana, visto nel suo aspetto più appariscente e impressionante: il sangue, appunto, elemento sacrificale e oscuro richiamo alla linfa vitale, simbolo di una passione esistenziale in cui convivono amore e morte.
Muss. Ritratto di un dittatore
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2017
pagine: 162
“Muss. Ritratto di un dittatore”, è un documento prezioso per comprendere il complesso e spesso conflittuale rapporto di Malaparte con il fascismo. La sua stesura, iniziata durante la permanenza di Malaparte a Parigi, ha occupato un lasso di tempo di venti anni, dal 1931 fino ai primi anni Cinquanta. Proprio questa lunga gestazione è il miglior indice del travagliato rapporto di Malaparte con il regime e più ancora con la figura di Mussolini. Previsto inizialmente come una biografia di Mussolini con il titolo “Il Caporal Mussolini”, il saggio si è in realtà sviluppato come un'analisi critica del fascismo, che a Malaparte appariva nei suoi tratti di stato di polizia come l'ultimo portato della Controriforma. Oltre che sul rapporto dello scrittore con il fascismo, le pagine di Muss sono interessanti proprio per l'acuto giudizio critico di Malaparte anche sul nascente nazismo, visto come un primo esempio di dittatura moderna capace di indurre il popolo a credere che «il dittatore moderno sia un essere soprannaturale». Non deve dunque sorprendere che poco dopo il suo ritorno in Italia Malaparte venisse arrestato nel 1933, su denuncia di Italo Balbo, con l'accusa di avere svolto all'estero attività antifasciste, e inviato al confino sino al 1934, quando venne riabilitato dallo stesso Mussolini. Lo scritto “Il grande imbecille” completa questo volume.
Lotta con l'angelo
Curzio Malaparte
Libro
editore: Edizioni Scientifiche Italiane
anno edizione: 1997
pagine: 180
Dopo "Il Cristo proibito", unico film realizzato da Malaparte, esce ora la sceneggiatura di "Lotta con l'angelo", l'altro film che lo scrittore aveva intenzione di portare sullo schermo, ma rimasto nel cassetto. Ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto a Busto Arsizio il testo, tra significati simbolici e sofisticata analisi psicologica, contrappone la purezza e l'ingenuità della ragazza del popolo che poi si salva (eroe positivo) a quella impura e scaltra del vecchio che muore (eroe negativo), rispecchiando il gusto del tempo nella lotta tra buoni e cattivi, bene e male.