Libri di Domenico Taranto
Tra logos e pathos. Roberto Racinaro testimone e interprete del tempo
Libro: Libro in brossura
editore: Editoriale Scientifica
anno edizione: 2020
pagine: 192
Il modo appassionato con cui Roberto Racinaro (1948-2018) ha esercitato la sua ragione critica sulle cose del suo tempo storico, impegnandosi in incarichi direttivi negli istituti in cui ha trascorso la sua esistenza, viene qui ricordato da amici ed allievi che restituiscono i tratti salienti dei momenti decisivi della sua vita. Racinaro è stato contemporaneamente filosofo, politico, preside di Facoltà, Rettore, imputato, processato, e dopo tre lustri assolto. Ha destinato la filosofia a se stesso all’incontro con la società e ha pagato perciò un prezzo piuttosto alto in nome dell’esercizio di una attività teoretica non disgiunta dalla prassi. Così facendo ha obbedito a quello che avvertiva come un dovere: fare della sua ragione uno strumento per interpretare i segni del tempo, favorendo i processi di emancipazione che il tempo storico sembrava recare con sé e insieme contrastandone le linee involutive di cui era contemporaneamente e contraddittoriamente gravido.
Pensare il proprio tempo, tra scelta e destino. La serietà «lieve» di Roberto Racinaro
Libro
editore: Rubbettino
anno edizione: 2020
pagine: 170
Il volume raccoglie gli Atti della giornata del 14 febbraio 2019 dedicata all'intitolazione a Roberto Racinaro (1948-2018) della Sala del Senato accademico dell'Università degli Studi di Salerno. Oltre agli interventi pronunciati in quell'occasione il volume, voluto e curato da amici e allievi, presenta un profilo biografico e bibliografico del Prof. Racinaro e una ricostruzione dei momenti salienti della sua carriera accademica e scientifica.
Il male che resta. Armi e guerra in utopia tra Cinque e Seicento
Domenico Taranto
Libro: Copertina morbida
editore: Guida
anno edizione: 2017
pagine: 386
Nel lungo catalogo dei mali politici censiti dalla riflessione, accanto alla tirannide, alla diseguaglianza, al governare per sé invece che per i governati, la guerra, nella sua doppia veste di guerra offensiva o interna, come guerra civile, ha assunto un posto di assoluto rilievo, come dimostra, e contrario, anche la fortuna politica del tema della pace tra l'antico e il moderno. Se l'utopia dei moderni si presenta con intenti rifondativi della convivenza sociale, capaci di togliere i mali dal mondo, rendendo lunga, prospera e felice la vita dei suoi abitanti, diverso sembra il suo atteggiamento nei confronti dello stato. Questo, nelle utopie elaborate nel secolo di ferro e fino a tutto il seicento, sarà con invidiabile realismo, presentato sia come armato, sia talvolta in guerra. La guerra, pur ricacciata indietro nel tempo della genesi dello stato, sarà sempre prevista e sovente praticata, restando il male che resta e che i ben costrutti programmi ideati dai fondatori di repubbliche non riusciranno, né vorranno eliminare. Il volume, analizzando i modi di questa presenza nei discorsi utopici, che nella loro topologia si collocano in isole lontane e irraggiungibili, in cui la difesa sembrerebbe superflua, più che scorgervi il segno di un'incoerenza, segnala la metabolizzazione, anche in utopia, dell'esperienza della conquista europea delle terre d'oltreoceano. La lezione americana, relativa alla fragilità del bene, nutre dunque con armi e guerra i sogni della ragione miscelandoli con quei tratti realistici che per gli utopisti sembreranno costituire la migliore garanzia della loro realizzabilità e durata.
Il pensiero politico e i volti del male. Dalla «stasis» al totalitarismo
Domenico Taranto
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2014
pagine: 352
Partendo da uno degli atti fondativi del discorso politico, quello del Protagora, che ad esso attribuiva la capacità di salvare l'umanità dallo stato di dispersione ferina in cui si trovava prima di ricevere i doni di Zeus, il volume interroga le modalità attraverso cui le speranze redentive sono state via via deluse, facendo emergere i rischi che hanno accompagnato l'opera d'istituzionalizzazione del potere. Guardando la politica dal suo interno e avvicinandosi non genericamente al male, ma ai suoi specifici mali, quelli che essa istituzionalmente produceva o lasciava sussistere nella sfera del sociale, il volume offre un racconto di ciò che, di volta in volta, è stato considerato come il pericolo più urgente, scaturente dalla logica del funzionamento delle istituzioni o dalla lotta per l'acquisizione del potere, visto come categoria del politico e insieme come sua più alta posta in gioco. Organizzato non secondo una logica tipologica, ma secondo l'emergenza storicamente determinata della percezione del negativo, nella pluralità dei modi del suo darsi, il volume prende in esame il male degli antichi, tanto in Grecia che a Roma, per giungere, attraverso il Medioevo e la modernità, fino all'estremo, in cui il rovesciamento distopico del "principio speranza" si salda con la fabbrica della morte nella tragedia dei totalitarismi, e con la stessa possibilità della fine della storia.
La miktè politéia tra antico e moderno. Dal «quartum genus» alla monarchia limitata
Domenico Taranto
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2006
pagine: 160
Il volume ripercorre gli sviluppi dell'idea del governo misto, come formula capace di contenere le aspirazioni, gli "umori" delle parti sociali presenti nello Stato, rintracciando il filo rosso che fin dall'antichità lo individua come il prerequisto della possibile sottrazione degli organismi politici al corso rovinoso del tempo. Intrecciando i saperi medici, che presiedono all'idea della mistione e della crasi, con gli ideali politici di quanti videro nel "quartum genus" la forma di governo ideale e perfetta, capace di ospitare e portare a mediazione le differenze istituzionali ma più ancora sociali, la storia del governo misto dà conto dei suoi autori, Polibio, Machiavelli, Contarini, e dei suoi modelli topologici, Sparta, Roma...