Libri di Ugo Soragni
Venezia da salvare. I funzionari pubblici e la difesa dei beni culturali a Venezia e nel Veneto durante il primo conflitto mondiale
Antonio Vittorio Giacomini
Libro: Libro in brossura
editore: Mazzanti Libri
anno edizione: 2025
pagine: 95
Una nazione ricca di tesori d’arte come poche. Un territorio in guerra. Un nemico pronto a cancellare ogni traccia del grande passato e della cultura nei luoghi via via conquistati. Questa, in sintesi, è la realtà dell’Italia del nord-est tra il 1915 e il 1918. Oltre alle trincee reali, con giovani ragazzi mandati a combattere e a morire, ci sono trincee virtuali altrettanto colme di dolore e di paura. Sono le linee di difesa preparate per arginare gli assalti avversari ai monumenti e alle opere d’arte. Tre funzionari, non più giovani, ma fortemente motivati: Ugo Ojetti, Corrado Ricci e Massimiliano Ongaro si fanno carico di tutte le necessità operative per salvare il salvabile. Le lettere centenarie conservate presso l’archivio storico della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna parlano chiaro e in maniera estremamente diretta. Il confronto tra i contenuti delle varie missive è il fil rouge che porta ognuno dei protagonisti a trovare sempre e comunque le soluzioni migliori per non perdere la memoria e la cultura di un popolo, oltre alla bellezza di una città unica al mondo come Venezia. Prefazione di Ugo Soragni.
Villa Forni Cerato a Montecchio Precalcino di Andrea Palladio. Conoscenza «archeologica» e restauro di una fabbrica rinascimentale
Libro: Libro in brossura
editore: Il Prato
anno edizione: 2023
pagine: 164
A distanza di un anno dall'apertura del cantiere di restauro di Villa Forni Cerato a Montecchio Precalcino (Vicenza) si è svolto, presso la Scuola di specializzazione in beni archeologici del Dipartimento dei beni culturali dell'Università di Padova, un seminario sul tema Villa Forni Cerato a Montecchio Precalcino di Andrea Palladio. Conoscenza “archeologica” e restauro di una fabbrica rinascimentale (Padova, Palazzo Liviano, 7 dicembre 2022), del quale questo volume raccoglie ora gli atti. Villa Forni Cerato, costruita intorno al 1565 ed ascritta alla paternità di Andrea Palladio (1508-80), costituisce un esempio tra i più interessanti e meno studiati di reinterpretazione – in chiave sobriamente classicista – della casa rurale veneta tardomedievale o rinascimentale, confrontabile con altre dimore palladiane contraddistinte da un'analoga semplicità di soluzioni architettoniche e decorative: villa Gazzotti Grimani a Bertesina, villa Saraceno a Finale di Agugliaro (entrambe databili al 1555 c.), villa Caldogno a Caldogno (1570 c.). Villa Forni Cerato Foundation, proprietaria del complesso cinquecentesco, ha dichiarato l'intendimento di procedere al recupero della villa non tanto al fine di insediarvi funzioni ‘compatibili' con i suoi connotati architettonici o strutturali, quanto di dimostrare la possibilità di assicurarne la sopravvivenza limitando allo stretto necessario le sostituzioni, le alterazioni o le manomissioni, accumulando – al contempo – il maggior numero possibile di conoscenze sulle sue vicende storiche e costruttive. Un orientamento volto a preservare ogni possibile documento materiale della villa, valorizzandone il significato storico e testimoniale: dalle lavorazioni murarie o lignee ai rivestimenti delle superfici interne ed esterne, dalla foggia dei serramenti alle decorazioni scultoree o pittoriche, dagli accorgimenti per il riscaldamento degli ambienti residenziali o di conservazione delle derrate, ai sistemi di raccolta e allontanamento delle acque meteoriche.
Giorgione e la «Laura di Vienna»: allegorie, significati, riflessi autobiografici
Ugo Soragni
Libro: Libro in brossura
editore: Il Prato
anno edizione: 2022
pagine: 102
La Laura del Kunsthistorisches Museum di Vienna è una delle poche opere assegnate a Giorgione senza incertezze critiche di rilievo. L'unanimità attributiva, consolidatasi dopo il verdetto favorevole di Roberto Longhi (1927), ha trovato sostegno nell'iscrizione esistente sul verso della tavola, la quale, decifrata per la prima volta nel 1908, chiama in causa il giovane maestro, indicando la data di esecuzione del ritratto e il prenome del suo committente. A dispetto di tale fortunata testimonianza gli studiosi si sono divisi ben presto sull'identità della protagonista. Le diverse interpretazioni hanno oscillato tra il riconoscimento nella fanciulla - la quale cela le proprie nudità tra le pieghe di un indumento scarlatto di foggia maschile foderato di pelliccia - di una giovanissima cortigiana o, all'opposto, di una sposa virtuosa. In questo secondo caso il dipinto coinciderebbe con il relitto di un dittico o di un doppio ritratto nuziale in cui si sarebbero fronteggiate le fattezze del misterioso "messer Giacomo" e quelle della sua consorte. La maggior parte degli scandagli esegetici volti ad individuare la destinazione e il significato del dipinto ha condotto a risultati piuttosto deludenti, complici la scarsa attenzione alle manomissioni subite dall'opera nel corso dei secoli e l'incapacità di coglierne le implicazioni allegoriche e i legami con la poesia e la musica, a tutto favore d'una lettura ingenuamente "realistica". Al contrario, come suggerito dal presente studio, disponiamo di indizi sufficienti a ritenere d'essere al cospetto d'una figura femminile eletta ad emblema delle arti, in grado di veicolare, sotto le apparenze di una giovane popolana, contenuti spiritualmente trascendenti. Nella donna, in cui è possibile riconoscere la stessa modella della Tempesta, Giorgione avrebbe trasferito la summa delle proprie tensioni ed aspirazioni artistiche, elevandola ad espressione della propria poetica, già colta nei suoi tratti spiccatamente autobiografici oltre un secolo fa da Lionello Venturi (1913). Riteniamo che in tale processo di immedesimazione il maestro veneto abbia attinto a quelle espressioni liriche medievali - realistiche e giocose - che, appoggiandosi spesso a brani strumentali, si distanziano nettamente dallo Stilnovo, concorrendo a strutturare un linguaggio destinato a trovare espressione - due secoli più tardi - nella frottola (o villotta, villanella o strambotto). Le logiche significanti alle quali Giorgione ricorre nella costruzione delle proprie opere sembrano trovare corrispondenza nella struttura di tali componimenti, nei quali l'enumerazione stringente ed apparentemente caotica di espressioni compendiose, intessuta saldamente con l'universo dei proverbi, dei giochi di parole e dei motti, è stata ritenuta - a partire da Pietro Bembo - indizio della latitanza di un loro senso compiuto.
Costruzioni prospettiche, modelli iconografici, intenzionalità narrative: originalità e derivazioni nella Pala di Castelfranco di Giorgione
Ugo Soragni
Libro: Libro in brossura
editore: Il Prato
anno edizione: 2017
pagine: 88
Le caratteristiche più originali della Pala di Castelfranco risiedono nella sua impaginazione prospetticamente sfuggente, nell’innalzamento della posizione della Vergine, nell’apertura paesaggistica tendenzialmente illimitata del fondale, nella riduzione al minimo del numero dei personaggi. Il presente studio indaga i motivi che avrebbero indotto Giorgione, sempre attento a soppesare qualunque dettaglio delle sue opere, a compiere tali scelte compositive, in gran parte percettivamente ingannevoli, e ad introdurre nella grande tavola elementi architettonici e particolari in grado di catturare l’interesse degli uomini del suo tempo, rivelandone il significato unicamente a coloro che fossero stati in grado di decifrare il proprio ermetico codice comunicativo. Emergono così alcuni dei contenuti racchiusi ed occultati abilmente nella grande tavola, ispirati in gran parte a fatti di storia e di cronaca di stringente attualità. Tra questi spiccano precisi rimandi alle persecuzioni ebraiche innescate dall’accusa di commissione di infanticidi rituali: eventi cruenti e sanguinosi che, a partire dalla fine del XV secolo, suscitano l’interesse dell’artista, scuotendone la coscienza e la sensibilità.