Libri di Dalila Colucci
Forme del reale. Iconotesti narrativi nell'Italia contemporanea
Libro: Libro in brossura
editore: Cesati
anno edizione: 2024
pagine: 219
A partire dalla complessa relazione tra l’elemento testuale e quello figurativo al centro della più recente narrativa italiana (straripante di fotografie in primis, ma anche di disegni, mappe, bozzetti di ogni tipo), il volume esplora lo spazio dell’iconotestualità contemporanea rintracciandovi nuove forme di rappresentazione della realtà, capaci di andare oltre la mera ricognizione di cose viste e accadute, per coglierne e restituirne la sostanza visionaria: i fantasmi e i feticci, i miti e le favole, che nel varco aperto tra parole e immagini trovano le ragioni stesse della letteratura, sempre in bilico tra verità e finzione. Di questa zona ibrida e liminale del racconto, il libro traccia una mappa articolata e fluida, attraverso tre sezioni critiche (che a più ampie riflessioni teoriche combinano l’esame di specifiche tematiche visuali: dal paesaggio al viaggio, dal ritratto alla memoria), seguite da un’appendice autoriale d’eccezione.
Alias. Antologia translingue di poesia italo-spagnola contemporanea
Libro
editore: Ensemble
anno edizione: 2023
pagine: 336
L'eleganza è frigida e l'empire des signes. Un sogno fatto in Giappone
Dalila Colucci
Libro: Libro in brossura
editore: Firenze University Press
anno edizione: 2017
pagine: 169
Troppo occidentale per l'enigma-Giappone: così, sul «Corriere della Sera» del 16 aprile 1984, Goffredo Parise titolava la sua aspra recensione a L'Empire des signes di Roland Barthes, scritto più di dieci anni prima ma solo allora pubblicato in Italia per Einaudi, a quattro anni dalla morte del suo autore. Il Parise innamorato del Giappone - dove aveva soggiornato per oltre un mese nel 1980, traendone il suo ultimo, grande reportage: L'Eleganza è frigida- accusa Barthes di snaturare, con la sua ossessiva analisi semiologica, l'essenza della cultura nipponica, intrisa del pensiero Zen, insofferente a ogni lettura strutturale. Muovendo dalla suggestione di una critica postuma, questo libro propone un inedito viaggio comparativo attraverso due letture novecentesche in apparenza inconciliabili, ma curiosamente convergenti nel raccogliere e reinventare il topos esotico e letterario del Giappone, assunto a utopia poetica ed esistenziale.