Libri di Giuseppe Lentini
La natura degli dei. Testo latino a fronte
Marco Tullio Cicerone
Libro: Libro in brossura
editore: Rusconi Libri
anno edizione: 2025
pagine: 608
Il De natura deorum è un dialogo filosofico a tema religioso, ed insieme al De divinatione e al De fato, fu composto tra il 45 e il 44 a. C., anni che videro l’ascesa di Cesare e che costrinsero Cicerone ad un ritiro forzato dalla scena politica. Cicerone in questo dialogo, dedicato all’amico Bruto, riafferma il suo sempre vivo interesse per la dimensione politica della città e lo fa affrontando un tema di straordinaria importanza sociale e politica, la religione. L’indagine sulla natura degli dèi è sviluppata adottando prospettive diverse, che trovano spazio nei tre libri che compongono l’opera: nel primo libro quella epicurea, a cui dà voce Velleio; nel secondo libro quella stoica, presentata da Balbo ed infine, nel terzo libro quella accademico-scettica illustrata dal pontefice Cotta. Cicerone è spettatore silente, ma attento, e si rivela solo alla fine del dialogo, dove, con una semplice formula, è capace di esprimere magistralmente lo sguardo di un romano sulla religione: il suo significato politico, a cui ha dato rilievo Cotta, e il suo valore universale, a cui ha dato profondità Balbo.
Il fattore Esse. Diario di un'indagine inusuale
Giuseppe Lentini
Libro: Copertina morbida
editore: CLEUP
anno edizione: 2017
pagine: 140
Elena, moglie di Renato Vittori, magistrato, viene assassinata. Remo Fiandaca, anch'egli magistrato, sorpreso sulla scena del delitto, è ritenuto l'omicida. La motivazione è il 'fattore Esse', a cui si affidano gli investigatori del questore Cammarata. Ma Humberto Gil non condivide. In 57 parole ben 5 personaggi, solo alcuni fra i tanti ruotanti nella vicenda, figure che sembrano e non sono, in un gioco pirandelliano. Del resto, sia Humberto Gil sia l'autore, catapultati a Padova da Agrigento, subiscono l'influenza del concittadino Pirandello. Ma, è questi a influenzare gli agrigentini o il contrario?
Come è stata la notte?
Giuseppe Lentini
Libro: Libro in brossura
editore: Nuova IPSA
anno edizione: 2013
pagine: 153
Com'è stata la notte nell'oblio? La notte dell'anima, di una vita mal spesa, di un tunnel di cui non si vedrà la fine? Un uomo un giorno si sveglia e non si riconosce: la moglie, la casa, il suo lavoro, tutto è come dentro un caleidoscopio, dentro un contenitore che gli appare del tutto estraneo. L'unica via è la fuga. In un lungo peregrinare si intrecciano storie, un cane irlandese diventa il più intimo amico e una donna mulatta lo battezza, donandogli un nome nuovo, forse una speranza. Ma è forse un nome a definire una persona? A dirci chi siamo? Una storia che arricchisce chi la legge, piena di suggestioni, di testo nel testo, di una voce elegante che parla, sussurra, riflette. L'autore riprende un'eco pirandelliana, la sviluppa e la porta avanti con raffinatezza e un'innata dolcezza, sembra quasi mettersi (o metterci?) una mano sulla coscienza, sul riassunto di una vita... vissuta?
Il «padre di Telemaco». Odisseo tra Iliade e Odissea
Giuseppe Lentini
Libro: Copertina rigida
editore: Giardini
anno edizione: 2006
pagine: 224
davvero credibile lo schema, spesso riproposto, che vede nell'Iliade un poema più antico imitato ed emulato da un poema più recente, l'Odissea? O si deve piuttosto pensare che la tradizione (orale) che si è più tardi fissata nella nostra Odissea abbia lasciato tracce nel poema che pure ha trovato prima la sua forma definitiva? Quando per due volte l'Iliade ci presenta un Odisseo che si definisce 'padre di Telemaco', menzionando un personaggio che appartiene completamente all'altro poema, essa ci suggerisce apertamente questa seconda possibilità. Ma a rivelarci fino a che punto l'Iliade abbia potuto 'incorporare' la tradizione che ha trovato compiuta realizzazione nella nostra Odissea è uno studio dei motivi narrativi associati a Odisseo nei due poemi; solo attraverso un'indagine di questo tipo, che medii tra neoanalisi e teoria oralistica, possiamo apprezzare il modo in cui nell'Iliade Odisseo, eroe dell'astuzia (mètis) e dell'autocontrollo, in grado di ottenere il ritorno in patria e una lunga vita, possa direttamente confrontarsi con Achille, il protagonista destinato a una breve esistenza e dominato dalla forza e dall'istintualità.
Il «padre di Telemaco». Odisseo tra Iliade e Odissea
Giuseppe Lentini
Libro: Copertina morbida
editore: Giardini
anno edizione: 2006
pagine: 224
È davvero credibile lo schema, spesso riproposto, che vede nell'Iliade un poema più antico imitato ed emulato da un poema più recente, l'Odissea? O si deve piuttosto pensare che la tradizione (orale) che si è più tardi fissata nella nostra Odissea abbia lasciato tracce nel poema che pure ha trovato prima la sua forma definitiva? Quando per due volte l'Iliade ci presenta un Odisseo che si definisce "padre di Telemaco", menzionando un personaggio che appartiene completamente all'altro poema, essa ci suggerisce apertamente questa seconda possibilità. Ma a rivelarci fino a che punto l'Iliade abbia potuto "incorporare" la tradizione che ha trovato compiuta realizzazione nella nostra Odissea è uno studio dei motivi narrativi associati a Odisseo nei due poemi; solo attraverso un'indagine di questo tipo, che medii tra neoanalisi e teoria oralistica, possiamo apprezzare il modo in cui nell'Iliade Odisseo, eroe dell'astuzia (mètis) e dell'autocontrollo, in grado di ottenere il ritorno in patria e una lunga vita, possa direttamente confrontarsi con Achille, il protagonista destinato a una breve esistenza e dominato dalla forza e dall'istintualità.