Libri di Irene Graziani
Benedetto XIV e Bologna. Arti e scienze nell'età dei lumi
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Pendragon
anno edizione: 2025
pagine: 392
Vescovo di Bologna dal 1731 e pontefice dal 1740 col titolo di Benedetto XIV, Prospero Lambertini ha svolto un ruolo di importanza centrale nell’Europa dei Lumi. Artefice di una politica pastorale ispirata ad una "regolata devozione" e di una riforma istituzionale condotta alla luce di un razionalismo moderato, promotore di studi scientifici improntati ad un moderno metodo sperimentale galileiano e mecenate delle arti, ha avuto il merito di rilanciare il prestigio dell’Italia nell’ambito internazionale. Il suo impulso di riformatore e di mecenate si è manifestato in particolare nelle due città dove maggiormente ha esercitato il suo magistero, Roma e Bologna, anche attraverso un cospicuo finanziamento delle istituzioni culturali. A trecentocinquanta anni dalla sua nascita (Bologna, 31 marzo 1675), l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna ha sentito la necessità di approfondire gli studi su questa figura così importante per la costituzione dei suoi fondi antichi, museali e bibliografici. Questo volume raccoglie i testi dei più importanti studiosi della vita e delle opere di Benedetto XIV.
Felice Giani (1758-1823). Pittore e decoratore nell’età neoclassica
Libro: Libro in brossura
editore: Dario Cimorelli Editore
anno edizione: 2024
pagine: 352
Il volume, parte della collana Scritti (sezione Pittura), è dedicato a Felice Giani (1758 – 1823), pittore e decoratore di interni tra i principali esponenti del Neoclassicismo. La pubblicazione raccoglie gli atti delle due Giornate di Studio organizzate in occasione del bicentenario della morte di Giani e dei cinquant’anni dell’acquisto di Palazzo Milzetti, capolavoro dell’artista realizzato su commissione del conte Francesco Milzetti che gli affidò la progettazione degli ornati e degli arredi. Diciotto saggi, ricostruiscono l’opera di Felice Giani contestualizzandola al clima del suo tempo, attraverso approfondimenti che spaziano dall’interazione fra le diverse creazioni artistiche (pittura, scultura, arti applicate), ai rapporti con la cultura letteraria e politica, al dialogo con artisti dell’epoca, sino alla storia dell’istituzione museale faentina.
Jacopo Alessandro Calvi, detto il Sordino (1740-1815). Accademico e pittore
Irene Graziani
Libro: Libro in brossura
editore: Silvana
anno edizione: 2023
pagine: 512
Nella Bologna della seconda metà del Settecento Jacopo Alessandro Calvi (Bologna, 1740-1815) diviene il principale competitore dei fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi. Formatosi sotto l’ala di Giampietro Zanotti, segretario dell’Accademia Clementina, fin dagli anni giovanili si sperimenta nelle «dive arti sorelle» della pittura e della poesia, privilegiando un criterio elettivo nel processo di imitazione della natura. Testimoniano il suo successo l’annessione all’Accademia Clementina (1770) e il gran numero di commissioni, soprattutto pale di destinazione ecclesiastica. Anche nel tempo della «fatal rivoluzione», che comporta una drastica riduzione delle opportunità di lavoro per tutti gli artisti, Calvi regge il colpo, superando le difficoltà del momento, sia attraverso l’intensificarsi dell’attività letteraria — gli si devono fra l’altro la prima monografia critica di Guercino, edita nel 1808, e uno studio su Francesco Francia, pubblicato nel 1812 — sia attraverso lo svolgimento di un ruolo di perito presso l’Accademia Clementina, impegnata nell’ingrato compito di governare il rischio di dispersione dei beni d’arte durante le spoliazioni napoleoniche. Pur estraneo ai valori giacobini, viene convocato come commissario nel Concorso per la “Riconoscenza Nazionale” (1802), indetto a Milano allo scopo di celebrare il ritorno di Napoleone dopo la parentesi austriaca; e nel 1804 sarà annoverato fra i professori della nuova Accademia di Belle Arti di Bologna. Con il nuovo secolo la sua carriera riesce a trovare ragioni di soddisfazione anche sul fronte della produzione artistica: attraverso un’intelligente lettura critica della maniera del tardo Guercino e del dolce e devoto Francesco Francia, la sua pittura saprà farsi anticipatrice di istanze poi affermatesi nella Bologna tornata papale, appena prima della morte di Calvi, avvenuta a un mese dalla Battaglia di Waterloo. Con scritti di Francesca Maria Conti, Igino Conti, Ilaria Negretti.
William Keable, Joseph Nollekens e James Barry. Tre artisti inglesi nella Bologna del Settecento
Irene Graziani
Libro: Libro in brossura
editore: Silvana
anno edizione: 2020
pagine: 112
Bologna, estate del 1770: tre artisti inglesi vengono premiati con l'aggregazione ad honorem all'Accademia Clementina. Sono l'irlandese James Barry, lo scultore Joseph Nollekens – entrambi solo di passaggio durante il viaggio di ritorno in patria dopo il soggiorno di studio a Roma – e il pittore William Keable, l'unico a risiedere in città da ormai un lustro. Affermato ritrattista, oggi divenuto raro e poco noto, quest'ultimo suscita sconcerto per la condotta di vita non timorata, per lo scarso rispetto delle tradizioni artistiche («sprezzava li Professori di pittura», Marcello Oretti), e continua a professare fedeltà alle radici culturali britanniche, che lo accomunano a Joseph Highmore nella schietta e rude aderenza al vero. Diversi sono i percorsi degli altri due connazionali che, rientrando a Londra, dimostreranno la centralità dell'esperienza italiana e romana. Barry con il suo "Filottete", inviato in dono qualche mese dopo alla Clementina in segno di ricompensa: un exemplum doloris ideato come risposta al modello insuperato del Laocoonte del Belvedere; un «incunabolo» per la storia del Neoclassicmo (Giuliano Briganti), in cui l'eroe acheo dà prova della propria solitaria sopportazione misurandosi con i temi del “sublime” di Edmund Burke. Nollekens con la messa a punto del busto-ritratto, in cui fin dagli anni romani va sperimentando l'idea dell'antico come sintesi armoniosa di maestosità e semplice naturalezza: per la scienziata bolognese Anna Morandi Manzolini inventa un'iconografia a capo velato, di grande sobrietà formale, allusiva a doti interiori di vigore intellettuale e morale, che non mancherà di suscitare l'apprezzamento persino dell'imperatrice Caterina II di Russia.
Luigi Crespi ritrattista nell'età di papa Lambertini
Libro: Libro in brossura
editore: Silvana
anno edizione: 2017
pagine: 144
Noto soprattutto per essere stato l’autore del terzo tomo della "Felsina pittrice" (1769), il bolognese Luigi Crespi (1708-1779), figlio del grande Giuseppe Maria, unisce alla carriera di storiografo quella di pittore. Nell’età di Prospero Lambertini, vescovo di Bologna dal 1731 e in seguito papa con il titolo di Benedetto XIV (1740-1758), Crespi junior diviene in città ritrattista di grido, riuscendo a interpretare le esigenze di una committenza aristocratica che desidera presentarsi esibendo i modi disinvolti ed eleganti della ‘civiltà della conversazione’. Protagonisti delle sue tele sono dunque dame e cavalieri, briosi e spigliati, dipinti in “ottimo gusto”, in un “bello stile oltremontano” (Zanotti), che viene ulteriormente messo a punto dal pittore a seguito di un soggiorno nell’Europa cosmopolita delle corti di Vienna e Dresda, compiuto nel 1752. Ma il “particolare dono di ritrarre le fisionomie” (Oretti), riconosciutogli dalla critica coeva, lo conduce anche a dare voce ai valori della più sana borghesia, votata al lavoro, produttiva e ingegnosa, individuata nella pastorale di Lambertini come parte essenziale del proprio progetto di riforma.
Sognare l'arcadia. Stefano Torelli «Peintre enchantur» nelle grandi c orti del Nord Europa
Irene Graziani
Libro: Libro in brossura
editore: Bononia University Press
anno edizione: 2014
pagine: 304
Un destino in "Paesi Oltremontani" segna l'attività di Stefano Torelli (1704-1780), figlio di Felice e Lucia Casalini, entrambi pittori e figure di spicco dell'Accademia Clementina di Bologna. Dopo i primi segnali di un'insofferenza al clima cittadino e soggiorni a Venezia, Napoli e Roma, Stefano lascia l'Italia nel 1739. La carriera lo conduce ad avventurarsi verso il Nord Europa senza fare più ritorno in patria: a Bayreuth, alla corte di Wilhelmine di Prussia; a Dresda (1739-1759), dove diviene pittore di Augusto III di Sassonia; a Lubecca (1759-1761), in cui lavora per il Senato cittadino; e infine alla corte di "Moscovia" (1762-1780), dove è al servizio dell'imperatrice Caterina II, appena salita al trono. Un percorso artistico di successo lo porta a incontrare, nella "civilizzata" Europa, letterati e artisti suoi conterranei (i bolognesi Giovanni Ludovico Bianconi, Luigi Crespi, Serafino Barozzi) nonché scrittori e viaggiatori cosmopoliti (Giacomo Casanova e Jacques-Henri-Bernardin de Saint-Pierre), sognando di "scoprire" un'età felice come quella della mitica Arcadia nelle moderne corti illuminate, per le quali inventa una pittura di seduzioni ammirata da Étienne-Maurice Falconet che lo definisce "peintre enchanteur".
Properzia De' Rossi. Una scultrice a Bologna nell'età di Carlo V
Vera Fortunati, Irene Graziani
Libro: Libro rilegato
editore: Compositori
anno edizione: 2008
pagine: 128
La bottega dei Torelli. Da Bologna alla Russia di Caterina la Grande
Irene Graziani
Libro: Libro in brossura
editore: Compositori
anno edizione: 2006
pagine: 366
Lo studio è interamente dedicato ai Torelli, una famiglia di pittori protagonisti di un periodo artistico che dalla Bologna del Settecento, sede di vivaci dibattiti culturali, grazie anche alla presenza dell'Accademia Clementina appena sorta, giunge fino alle mete estreme dell'Europa. Il volume, ricco negli apparati documentari, restituisce un frammento, per molti aspetti ancora inedito, delle vicende artistiche di Bologna, indagandone gli sviluppi nell'ambito dei rapporti con alcune delle più importanti Corti europee.