Libri di Nevio Spadoni
Giobbe. La paziente speranza
Nevio Spadoni
Libro: Libro in brossura
editore: Pazzini
anno edizione: 2025
pagine: 84
Il nuovo lavoro del poeta drammaturgo ravennate Nevio Spadoni ha l’introduzione di Gian Ruggero Manzoni. Non si tratta di una traduzione del libro biblico, ma una ripresa delle tematiche esistenziali in esso contenute, che hanno come protagonista sì il Giobbe biblico, ma che sono gli interrogativi di sempre di tutti gli esseri razionali: Perché il male? Perché soffre l’innocente? Qual è il senso dell’esistere nel mondo? Il testo in prosa poetica nel dialetto delle Ville Unite (Ravenna) con italiano a fronte, si dipana in tre momenti: gli interrogativi di Giobbe rivolti a Dio, la risposta di Dio, la conclusione rassegnata di Giobbe. Il testo si presta forse ad una rappresentazione, come il commediante shakespeariano sul palcoscenico della vita.
Teatro in dialetto romagnolo. Testo italiano a fronte
Nevio Spadoni
Libro
editore: Edizioni del Girasole
anno edizione: 2003
pagine: 176
Un zil fent-Un cielo finto
Nevio Spadoni
Libro
editore: Il Vicolo
anno edizione: 2010
pagine: 48
Prefazione di Luciano Benini Sforza.
Fiat Lux! È fat dla creazion
Nevio Spadoni
Libro: Libro in brossura
editore: L'Arcolaio
anno edizione: 2011
pagine: 105
La zopa Caratena
Nevio Spadoni
Libro: Libro in brossura
editore: Clown Bianco Edizioni
anno edizione: 2024
pagine: 100
Quella contenuta in questo volumetto è la storia - in parte vera, in parte romanzata dalla fantasia dellʼautore - di una donna che visse a Ravenna allʼinizio del secolo scorso. Tutti la chiamavano Caratena dal nome del tipo di pipa che aveva sempre con sé. Donna del popolo, dotata di un carattere indomito e di un grande cuore, Caratena è a capo di una cooperativa di straccioni che di giorno chiedono la carità e la sera tornano al capannone dove vivono per dividere tra loro il ricavato. Attraverso gli occhi di Caratena osserviamo la città cambiare fino allʼavvento del fascismo.
Poesie 1985-2017
Nevio Spadoni
Libro: Libro rilegato
editore: Il Ponte Vecchio
anno edizione: 2017
pagine: 432
Sanno bene i lettori come la lingua del pieno ermetismo – diafana e stremata nella sua letterarietà – concorra a spiegare la nascita della grande poesia dialettale del secondo Novecento italiano, impegnata a recuperare la parola autentica, essa sì pura, perché non corrotta dalle retoriche dell’io e dell’assoluto. Un posto di particolare rilievo, nello svolgersi di questa ricerca, è largamente riconosciuto a Nevio Spadoni, forse oggi, nella pur fecondissima e viva poesia dialettale delle nostre province, il maggiore dei poeti viventi. Nella vastità dei temi che fervono ininterrotti nella sua poesia e nella sapienza d’arte del loro rivelarsi, un elemento che forse sopra ogni altro si impone è la natura intensa e mimetica della lingua: in essa, le parole battono con il ritmo dei sentimenti e con la forza delle idee, ne sono la mimési, ora aspre e dure, ora dolcissime all’improvviso aprirsi della tenerezza e dell’elegia. Passano così le attese e le angosce del vivere, la presenza infinita della morte, la tragica odiosità delle cattiverie umane, i sarcasmi, della cui forza Spadoni conosce impareggiabilmente le trame; ma anche passano gli idilli di mandolini dolcissimi e stanchi, le notti piene di voci, il caldo del mondo nel cuore quando la sera discende: insomma, le «parole come il miele» e quelle come spini che si aprono nella carne. Dunque, la tragedia e la commedia, qui rese in una lingua di invenzioni continue: una lingua antichissima, venuta dal lento ruminìo di centinaia di generazioni contadine, incardinate nel fondo della nostra anima; una lingua che ora si fa fresca, resa nuova per la virtù di uno dei più grandi poeti della nostra terrra [Roberto Casalini].