Libri di Roberta Pinotti
Difesa europea. La posta in gioco
Fabio Bisogni, Giuseppe Bono, Lucio Caracciolo, Claudio Graziano, Roberta Pinotti, Pino Pisicchio, Alessandro Profumo, Annita Sciacovelli, Arianna Vedaschi
Libro: Libro in brossura
editore: UNINT University Press
anno edizione: 2022
pagine: 96
L’Unione Europea dispone del più grande budget di difesa al mondo, secondo solo a quello degli Stati Uniti, con più di 227 miliardi di dollari nel 2020. Questa importante risorsa potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità per costituire un “esercito di europei” che consentirebbe all’Unione di recuperare il proprio peso sullo scacchiere internazionale, esercitando un ruolo equilibratore nelle tensioni internazionali e non comprimario di altri attori. La costruzione di un profilo militare comune comporterebbe, inoltre, un’accelerazione nella politicizzazione dello spazio pubblico europeo capace di riscoprire aree trascurate come il “Mediterraneo allargato”. Il volume, che raccoglie le voci di importanti personalità del mondo industriale, politico e accademico italiano, nasce dall’esigenza di indagare, sotto i diversi
Europa sì. Ma... Testimonianza di un europeista deluso ma non rassegnato
Marco Vezzani
Libro
editore: De Ferrari
anno edizione: 2019
È ancora possibile credere nell’Europa? Le nuove forze politiche nazionaliste e xenofobe dicono di no, usando argomenti facili e demagogici e addebitando alle istituzioni europee tutte le colpe di quanto affligge il vecchio continente; d’altra parte, negli ultimi anni, il cammino verso l’Unione Europea si è interrotto ed è aumentata la distanza dai cittadini. L’autore, basandosi anche sulla sua esperienza all’interno delle istituzioni europee, ritiene che l’Europa sia sempre un ideale per cui vale la pena battersi, ma che così com’è ridotta serva davvero a poco e occorra quindi completare la casa comune e in parte ricostruirla.
L'ultimo contratto. Diario metalmeccanico
Antonello Di Mario
Libro: Libro in brossura
editore: Tullio Pironti
anno edizione: 2017
pagine: 212
Un contratto realizzato tutti insieme ha senza dubbio una valenza politica superiore a quella dei contratti precedenti. È ciò che è accaduto ¡1 26 novembre 2016 in Confindustria, a Roma, tra Flm, Fiom, Uilm e Feder-meccanica-Assistal. Il biennio economico del 3 luglio 2001 e quello normativo del 7 maggio 2003 furono firmati solo da Firn e Uilm, insieme a Federmeccanica e Assistal, senza la Fiom. Iniziò una fase di divisioni tra i lavoratori nelle fabbriche, ma anche nell'opinione pubblica, e con reciproche accuse sui giornali. Si doveva stare per ore al telefono col proposito di spiegare ai cronisti, che dovevano pubblicare il giorno dopo un "pezzo", le ragioni di una parte rispetto all'altra. La situazione si ricompose tra le tre sigle sindacali solo tre anni dopo, quando furono firmati unitariamente i rinnovi contrattuali di categoria del 19 gennaio 2006 e del 20 gennaio del 2008. In seguito tra i metalmeccanici si ripresentarono le avversità. Flm e Uilm firmarono le intese contrattuali del 16 ottobre 2009 e del 5 dicembre 2012; la Fiom no. Il 26 novembre 2016 è avvenuta l'ufficiale ricomposizione in ambito sindacale, con la sigla apposta da tutti e tre i sindacati sull'ultimo contratto di categoria. Molto è cambiato nel mondo dei metalmeccanici negli ultimi tre lustri. Ma il cambiamento è stato ancora più evidente rispetto a quanto accaduto negli anni Settanta. A quei tempi il movimento sindacale ebbe diversi meriti, come il superamento di divisioni pregresse e la nascita di nuovi movimenti di partecipazione e di decisione, dalle assemblee di fabbrica al sindacato dei consigli. Nel 1971 i sindacati metalmeccanici diedero vita alla Flm, la rappresentanza unitaria della categoria, mentre da parte imprenditoriale venne costituita Federmeccanica. Il contratto dei metalmeccanici, rinnovato nell'aprile del 1973, dopo sei mesi di trattative e 140 ore di sciopero pro-capite dichiarate, pose al centro dell'intesa l'inquadramento professionale e le 150 ore di permesso retribuito per il diritto allo studio, un fatto di assoluto rilievo per l'epoca. Dopo il riconoscimento legislativo dello Statuto dei Lavoratori, avvenuto quattro anni prima, ancora una volta l'operaio veniva inquadrato essenzialmente come persona e come cittadino sul luogo di lavoro. In quegli anni, caratterizzati dalla crisi petrolifera, nella fabbrica si determinò un'ampia concezione dei diritti che coinvolse anche realtà sociali e istituzionali.