Libri di Andrea Cavalletti
Germania segreta. Miti nella cultura tedesca del '900
Furio Jesi
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2018
pagine: 375
"Germania segreta" è il libro con cui Jesi inaugura, nel 1967, il suo originale cantiere di mitologo della modernità. Meditando sugli orrori del nazifascismo, egli affronta il problema della produzione di nuovi miti o delle rinascite, in forme distorte, delle immagini e dei racconti dell'antichità. Campo naturale d'indagine è la grande cultura tedesca fra Otto e Novecento: da Wagner a Mahler, da Nietzsche a Mann e Kafka, dall'Espressionismo a Brecht, Jesi esamina il rapporto inevitabile e complesso che l'artista intrattiene con un mito ormai estraneo a quel che un tempo era stato, ossia rivelazione gioiosa offerta alla coscienza collettiva. Nell'arte moderna, infatti, la fanciulla divina riappare nelle ambigue sembianze della femme fatale, la presenza opaca della morte domina l'immaginario della poesia mentre la città rivela una natura minacciosa e oppressiva. Accade allora che il poeta o il filosofo patiscano di persona, fino alla malattia, la loro vicinanza alle figure affascinanti e demoniache. In pagine che anticipano "Cultura di destra", l'analisi di Jesi si sposta poi dalla malattia alla colpa: è il caso dei teorici nazisti, divulgatori di un mito germanico posticcio, di immagini ipnotiche e mortifere.
Vertigine. La tentazione dell'identità
Andrea Cavalletti
Libro: Copertina morbida
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2019
pagine: 228
Mal di vuoto, terrore delle altitudini che in realtà è paura di cedere alla tentazione di lasciarsi cadere: tutti sanno che cos'è l'acrofobia, e molti ne sono affetti. Prima di Freud, le cosiddette «scienze dell'anima», tra cui la nascente psichiatria, riservavano alle vertigini un posto d'onore nel quadro delle patologie mentali, giudicandole l'elemento destabilizzante e intossicante - repulsivo e attrattivo insieme - senza il quale la coscienza stessa non era concepibile. Alcuni si spingevano fino a indurle nei pazienti attraverso minacciose terapie rotatorie. In modo non cruento, ma altrettanto radicale, la vertigine si accampa anche nella filosofia degli ultimi due secoli. Se a Montaigne e a Pascal poteva ancora apparire un perturbamento della ragione a opera dell'immaginazione, in seguito il pensiero smette di assimilarla a un'occasionale instabilità immaginativa da vincere, per riconoscerla parte del suo stesso procedere: l'identità si manifesta malferma, cinetica, opaca, vertiginosa appunto. La critica del paradigma coscienziale e della sua presunta fermezza attraversa, con tenore ed esiti differenti, la riflessione di Husserl, di Heidegger e dei francesi del secondo dopoguerra, da Sartre a Merleau-Ponty, da Levinas a Jankélévitch a Klein. Il cortocircuito folgorante di Andrea Cavalletti accosta le loro scansioni teoretiche alla resa cinematografica della caduta nel vuoto di un celeberrimo giallo di Hitchcock, "La donna che visse due volte" (titolo originale: Vertigo), dramma degli abissi identitari di cui Truffaut ammirava il ritmo contemplativo. La combinazione geniale, mai tentata prima, di dolly e zoom che lì realizza tecnicamente l'effetto del precipitare descrive quel doppio movimento di «spingere e trattenere» che è la condizione abituale del soggetto e dell'intersoggettività. Per raggiungere me stesso devo guardarmi dal fondo del baratro, con gli occhi altrui. «Il mio "qui", allora, fugge laggiù e da laggiù mi attrae».
Tempo e forma. Scritti (1935-1977)
Sergio Bettini
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2020
pagine: 380
"Tempo e forma" intende offrire il ritratto di un grande studioso. Noto finora soprattutto al pubblico degli storici dell'arte, Sergio Bettini è una delle figure più vive della cultura italiana del Novecento e in verità delle meno riducibili ai limiti disciplinari. Quel che caratterizza la sua vasta ricerca è semmai il convergere dei diversi percorsi intorno al cardine di un'originale quanto inesausta elaborazione metodologica. Così il saggio giovanile sul non-finito di Michelangelo si lega a quello sui vertiginosi chiarori di Tiepolo, le letture dei contemporanei, come Matisse,]ean Arp, Picasso o Frank Lloyd Wright, fanno da contrappunto a una sorprendente lezione sulla poetica del tappeto orientale, mentre Idea di Venezia compendia, in una trama di immagini proustiane, lo studio di una vita. Dialogando con Erich Auerbach o Roland Barthes, con Merleau-Ponry, Foucault o Deleuze, Bettini ci accoglie nel suo laboratorio, dichiara le proprie ascendenze, forgia e sperimenta i suoi concetti: come quello, personalissimo, di timing, in cui arte e tempo, forma e vita si uniscono così strettamente che «basterebbe una variazione infinitesimale nel suo battere per fare del capolavoro un'opera mancata». In queste pagine di raro tenore letterario, l'erede di Riegl e di Focillon spiega che le forme ci coinvolgono pur non avendo nulla da comunicare, come puri simboli di sé: la nostra vita è la loro, il loro e il nostro mondo non sono che uno. A cura e con un saggio di Andrea Cavalletti.
L'immemorabile. Il soggetto e i suoi doppi
Andrea Cavalletti
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2020
pagine: 192
A Vienna, nel 1825, un adolescente debole e svogliato fa molto parlare di sé. In pieno giorno piomba in un sonno profondo e muta personalità. Dormendo legge, scrive, gioca a carte, sfida divertito i medici, compie a occhi chiusi gli esercizi più sorprendenti. Un nuovo soggetto è apparso, o un secondo «io» ha ormai soppiantato il primo. Cavalletti registra puntigliosamente le apparizioni inquietanti di questo secondo «io» nella psicologia e nella letteratura degli ultimi due secoli. In uno scenario dominato da amnesie e sonnambulismo, allucinazioni e sogni a occhi aperti, il soggetto borghese, la cui identità sembrava così salda, si rivela abitato da maschere che sfuggono a ogni padronanza, in preda a uno sdoppiamento che non può in alcun modo essere ricomposto. Nei casi che Henri Bergson studierà con attenzione, nelle visioni ottenute da Théophile Gautier con l'aiuto dell'hascisc, fissate da Poe nelle proiezioni dell'incubo o rovesciate da Döblin in comiche parodie, le personalità si moltiplicano e si combattono, e persino la vita e la morte si scambiano le parti. E, alla fine, l'identità del soggetto occidentale si rivela essere una figura umbratile e costitutivamente doppia, che vive soltanto nei suoi mancamenti e nelle sue dimenticanze, nelle sue perdite e nelle sue distrazioni. Immemorabile e, precisamente per questo, indimenticabile. «Non siamo fatti di pensiero, né di carne e di sangue... siamo fatti di passato, e il passato non ci appartiene, e quel che non ci appartiene è indimenticabile».
Cultura di destra
Furio Jesi
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2011
pagine: 240
"Che cosa vuol dire cultura di destra?" chiede un intervistatore a Furio Jesi nel 1979. È "la cultura entro la quale il passato è una sorta di pappa omogeneizzata che si può modellare nel modo più utile, in cui si dichiara che esistono valori non discutibili, indicati da parole con l'iniziale maiuscola". Originale mitologo della modernità, Jesi dedica gli studi qui raccolti a individuare le matrici sotterranee, il linguaggio e le manifestazioni delle "idee senza parole" della cultura di destra otto-novecentesca; e lo fa smascherandone i luoghi comuni, le formule e le parole d'ordine che alludono a un nucleo mitico profondo e inconoscibile, ma fondante e modellante, cui fanno riferimento i principi ricorrenti di Tradizione, Passato, Razza, Origine, Sacro. Un "vuoto" da riempire di materiali mitologici, manipolati dalla propaganda politica di destra per legittimare il suo potere e gli ordinamenti sociali dominanti. Da questa prospettiva, Jesi indaga gli apparati linguistici e iconici sottesi al fascismo e al neofascismo, al nazismo e al razzismo, penetra nelle pieghe dell'esoterismo di Julius Evola e del lusso retorico dannunziano, attraversa le pagine di Liala e Pirandello. Questa nuova edizione di un libro ancora attualissimo è corredata da tre inediti e un'intervista.
La doppia origine. Tecnica, politica, gioco
Andrea Cavalletti
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2025
pagine: 244
Che cos’è la voce di un popolo? E possiamo davvero distinguerla dalle tante voci che animano, incitano e ingannano la folla? Muovendo da questi interrogativi, la ricerca di Andrea Cavalletti tocca il cuore delle concezioni filosofico-politiche più radicali e a volte più pericolose della modernità, risale all’interpretazione di Hobbes e mette in luce l’azione di una «doppia origine», capace di trasformare la vita in comune in tetra passione per lo Stato. La filosofia del Novecento ha infatti pensato a fondo i concetti della politica, ma ne ha anche risvegliato i tratti più sinistri, per subirne la fascinazione. A questo paradigma, Walter Benjamin ha opposto il metodo critico delle soluzioni non violente, sempre mediate, affermando insieme il tratto ludico della tecnica e l’essenza politica del gioco. Come suggerisce Cavalletti, alle idee benjaminiane si era sorprendentemente avvicinato un celebre campione e teorico degli scacchi, ma anche filosofo: Emanuel Lasker. I pezzi del gioco – questo il suo insegnamento – non formano due eserciti in miniatura agli ordini di finti generali.
The variational status
Andrea Cavalletti, Emanuele Guidi, Antoine Marchand, Andrea Morbio
Libro: Libro in brossura
editore: Humboldt Books
anno edizione: 2017
pagine: 80
The Variational Status è un’indagine di Riccardo Giacconi sullo stato dei documenti, su come le storie sono attraversate da fattori sociali e politici, sui legami tra atti isolati e inarticolati di resistenza e vecchie modalità di trasmissione. Tra queste storie trascurate e ignorate, si può identificare una tensione pre-politica attraverso lo studio di documenti non ufficiali, varianti narrative, leggende, tradizioni popolari, tracce e indizi, più che costruzioni storiografiche. Tre personaggi servono da casi studio: la sparizione dell’assassino Simone Pianetti, l’amnesia dell’anarchico Augusto Masetti e le misteriose origini di un personaggio delle marionette colombiane, el espiritado. Attraverso spettacoli di marionette, cantastorie, romanzi gialli, fogli volanti o pamphlet anarchici, The Variational Status presenta queste storie come intrinsecamente non separabili dalle loro modalità di trasmissione. Il libro è stato pubblicato in occasione del progetto The Variational Status, commissionato e presentato da ar/ge kunst (Bolzano), Centrale Fies (Dro) e FRAC Champagne-Ardenne (Reims).
La città biopolitica. Mitologie della sicurezza
Andrea Cavalletti
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori Bruno
anno edizione: 2005
pagine: 288
Cos'è la città? Cos'è lo spazio urbano? Rifacendosi all'insegnamento di Michel Foucault, il libro ricostruisce una genealogia di questi concetti fino alla nascita del moderno paradigma della sicurezza. Si tratta del dispositivo biopolitico che ancora oggi ci governa, e che si definisce compiutamente verso la metà del Settecento. Nel suo contesto, ogni luogo sarà sicuro solo in quanto delimita e insieme lascia apparire un potenziale pericolo: interno ed esterno, pace e guerra, vita e morte, divengono così i poli di una relazione dinamica costante. Questo dispositivo, che mirerebbe ad escludere ogni spazio di fuga, si rivela però un vero e proprio apparato mitologico, e contro di esso il libro chiama ad una "defezione assoluta".
Suggestione. Potenza e limiti del fascino politico
Andrea Cavalletti
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2011
pagine: 173
Un maestro incantatore tiene in pugno la folla. È la figura grottesca, e ancora attuale, che Thomas Mann ritrae all'alba del fascismo. Il fenomeno si registrava già, con dirompenza infettiva, nella Francia di fine Ottocento: la suggestione ipnotica. La drammaturgia dello sguardo tra magnetizzatore e sonnambulo sconfinava allora dalle atmosfere medicalizzate delle grandi cliniche per invadere indifferentemente salotti altolocati e miseri palchi da fiera. Tutto è suggestione, decretava il neurologo Hippolyte Bernheim nella sua opera maggiore, tradotta in tedesco da un giovane Freud dissidente verso una metodica che giudicava tirannica. In effetti la posta in gioco di quell'epidemia suggestiva era politica, oltre che scientifica in senso stretto, perché lì si metteva a nudo la dinamica del biopotere che governa la società moderna. Che ogni dispositivo di dominio sia suggestivo è quanto si può concludere seguendo la trama di fascinazioni che Andrea Cavalletti ci dispiega davanti, in un saggio intenso dove i chiaroscuri di pratiche e teorie a lungo dibattute vengono perlustrati nelle loro valenze finora sottaciute. Dal magnetismo animale del Settecento all'ipnotismo, nella sua versione paludata o cialtronesca, si replica un esercizio di imposizione che identifica la stessa vita associata con una materia suggestionabile, oggetto di contagio per via imitativa. È possibile sottrarsi alla presa, ossia attuare una controsuggestione? La domanda non riguarda solo un passato di occhi pungenti e volontà spossate. Chiama in causa le forme di resistenza che nel nostro presente ridanno vigore al pensiero come stile di vita. Perché il magnetizzatore non è mai del tutto padrone, e non ogni sonnambulo è sempre servo.
Cultura di destra
Furio Jesi
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2025
pagine: 300
"Che cosa vuol dire cultura di destra?" chiede un intervistatore a Furio Jesi nel 1979. È "la cultura entro la quale il passato è una sorta di pappa omogeneizzata che si può modellare nel modo più utile, in cui si dichiara che esistono valori non discutibili, indicati da parole con l'iniziale maiuscola". Originale mitologo della modernità, Jesi dedica gli studi qui raccolti a individuare le matrici sotterranee, il linguaggio e le manifestazioni delle "idee senza parole" della cultura di destra otto-novecentesca; e lo fa smascherandone i luoghi comuni, le formule e le parole d'ordine che alludono a un nucleo mitico profondo e inconoscibile, ma fondante e modellante, cui fanno riferimento i principi ricorrenti di Tradizione, Passato, Razza, Origine, Sacro. Un "vuoto" da riempire di materiali mitologici, manipolati dalla propaganda politica di destra per legittimare il suo potere e gli ordinamenti sociali dominanti. Da questa prospettiva, Jesi indaga gli apparati linguistici e iconici sottesi al fascismo e al neofascismo, al nazismo e al razzismo, penetra nelle pieghe dell'esoterismo di Julius Evola e del lusso retorico dannunziano, attraversa le pagine di Liala e Pirandello. Questa nuova edizione di un libro ancora attualissimo è corredata da tre inediti e un'intervista.
Spartakus. Simbologie della rivolta
Furio Jesi
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2022
pagine: 160
Furio Jesi scrisse "Spartakus" nel 1969, a mezzo secolo dalla sollevazione comunista a Berlino e dalla sua rapida e cruenta repressione. Questo libro non è però una storia di quell'evento gravido di conseguenze, ma una riflessione appassionata sul fenomeno insurrezionale, sui suoi caratteri, simboli e miti. Tutto qui ruota intorno alla definizione della rivolta, che Jesi distingue in maniera assolutamente peculiare dalla rivoluzione. Se questa interviene infatti nel pieno procedere della storia, e comporta una strategia a lungo termine, la rivolta è un'autentica «sospensione del tempo storico» in cui «ogni atto vale per sé stesso», indipendentemente dai suoi sviluppi. "Spartakus" ricostruisce così gli ultimi giorni di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht e, nel ritmo serrato della prosa, l'alternarsi delle cariche lungo le vie berlinesi, ma rilegge intanto anche Mann e Brecht, Dostoevskij e Nietzsche, Eliade e Bakunin, offrendo una teoria della politica e del mito, del teatro e della scrittura. Scoperto fra le carte di Jesi dopo che un'intricata vicenda editoriale l'aveva nascosto per trent'anni, "Spartakus" rinasce ora in una veste rinnovata e ampliata, che rende omaggio al grande mitologo e germanista prematuramente scomparso. Un articolo raro e illuminante su Rosa Luxemburg e il «giusto tempo della rivoluzione» arricchisce infatti questa nuova edizione, e dona riflessi inconsueti a un'analisi già vivissima e originale che – come tutte le gemme del pensiero – riesce ancora a parlare ai nostri giorni.
Mito
Furio Jesi
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 208
Scritto di getto in poche settimane nell'estate del 1973, quando Jesi aveva appena ideato il suo più noto modello conoscitivo, la «macchina mitologica», "Mito" è la sintesi della sua ricerca e della sua altrettanto originale formazione. Dalla sopravvivenza delle antiche mitologie nell'umanesimo all'allegoresi di Vico, dal volto duplice e «oscuro» dell'illuminismo a Creuzer e Bachofen, da Wilamowitz fino a Cassirer, Kerényi e Jung, da Malinowski ed Eliade a Dumézil e Lévi-Strauss, passando per Benjamin, la scienza mitologica è colta nella sua rischiosa propensione a farsi «scienza di ciò che non c'è». Ogni mitologia rimanda infatti a un'origine remota, narra di un precedente per definizione inverificabile e proprio per questo dotato di una forza ipnotica che, alimento di tutte le tecnicizzazioni politiche, sarà impiegata nel modo più eclatante dagli apparati totalitari. All'inganno e al fascino delle manipolazioni Jesi non oppone tuttavia una ripulsa umanistica nei confronti dell'ideologia, attitudine che fu propria del suo maestro Kerényi e che «può anche tradursi nell'ovvio sostegno di una 'respublica humanistarum', cuore puro della società borghese». Egli sposta piuttosto lo sguardo dalla «sostanza-mito» al meccanismo che produce concretamente le mitologie, per coglierne il funzionamento «in flagranti»: ci invita cioè a «indagare innanzitutto come la macchina mitologica funziona, e non l'esistenza o la non esistenza del suo presunto contenuto enigmatico». Nuova edizione arricchita dall'inedito "La nascita dello spazio-tempo".