Libri di Katia De Abreu Chulata
Imigração brasileira na Europa. Memória, herança, transformação
Libro: Libro in brossura
editore: LED Edizioni Universitarie
anno edizione: 2021
pagine: 338
L'autobiografo
Georges Lapassade
Libro: Libro in brossura
editore: Besa muci
anno edizione: 2021
pagine: 144
In questo suo lavoro, Georges Lapassade pone un nuovo problema in ciò che concerne la fenomenologia scritturale del raccontare e del raccontarsi, dal momento che un conto è la reificazione di oggetti gnoseologici, altro è la rappresentazione di sé medesimi, messi a nudo davanti a occhi non si sa fino a che punto maliziosi o disincantati. È attraverso il presente che Lapassade ci racconta il passato, ma lo racconta a sé stesso, per capirci qualcosa di quel che è stato, di come è stato, di cosa gli è capitato. Per prendere coscienza di sé e degli altri. Una sorta di autoanalisi scrittoria che cerca di assemblare i frammenti mnemonici di tutta una vita, una sorta di recupero analitico che i suoi venticinque anni di analisi non gli hanno concesso.
Portoghese in azione. Strategie di insegnamento e apprendimento-Português em Ação. Estratégias de ensino e aprendizagem
Libro: Libro in brossura
editore: Tuga Edizioni
anno edizione: 2019
pagine: 208
Il traduttore. Mito e (de)costruzione di una identità
Katia De Abreu Chulata
Libro: Libro in brossura
editore: LED Edizioni Universitarie
anno edizione: 2016
pagine: 192
Per fare luce sul pensiero che ha influenzato una ben precisa idea di ciò che sia la traduzione e di chi sia il traduttore, è presentato un bilancio condotto sul profilo storico delineando come dallo scientismo positivista, passando attraverso il trascendentalismo kantiano, si sia giunti all'ermeneutica gadameriana, per sintetizzare, in seguito, il contributo di Ricoeur e approdando alla teoria della decostruzione di Derrida. Un tale percorso di riflessione conduce a prospettive di analisi che de-costruiscono il senso comune di teorie che considerano la traduzione come neutra e il traduttore come obiettivo. La pretesa di un traduttore imparziale e neutro appare infondata, se si considera che il traduttore utilizza un «materiale», la lingua, che non è affatto un materiale, ma parte integrante di una soggettività che lo costituisce nella sua specifica singolarità. La lingua attraversa il traduttore implicandolo profondamente nella realizzazione dell’oggetto, che è giusto la traduzione la quale di fatto finisce col certificarsi non già come mero oggetto, ma come specifica espressione della sua soggettività.